Toscana Medica - Novembre-Dicembre 2021

T OSCANA M EDICA 8 / 2021 5 testatina le copertine di toscana med c sa arricchirsi ancora di maniche di ba- tista sbuffanti oppure di stole di raso o pelliccia nonostante l’atto dissettorio su cui attende chi la indossa, come raf- figurato nel trattato di Realdo Colom- bo De Re Anatomia (Venezia, 1559) (Figura 1), o come è ritratto il medico (forse lo stesso Vesalio) nel frontespi- zio del De Humani Corporis Fabrica , pubblicato a Basilea nel 1543. Tuttavia, la moda che contraddistin- gue un medico dichiaratamente corti- giano – per chi ha la fortuna di acce- dere nelle corti – ha breve vita. Infatti, proprio sull’attività anatomica (ormai settore ineludibile per quanti vogliano acquisire gradi accademici e correlati fama e onori) viene a codificarsi la di- visa del medico che resterà – sebbene con fogge diverse – improntata sul co- lore nero. Il medico rappresentato nell’icono- grafia del periodo è rigorosamente avvolto in voluminose toghe sbuf- fanti, impreziosite da colletti larghi a coprire le spalle o a ventaglio dai plurimi strati, o plissettati, o, ancora, da jabot di pizzo spesso completati da un cappello a tuba bassa con lar- ghe falde. Un’iconografia vasta all’in- terno della quale ci piace ricordare, fra gli altri, il dipinto di Aert Pietersz (1550-1612) Lezione anatomica del Dr. Sebastiaen Egbertsz , 1601-03; il dipinto di Michiel Jansz van Miere- veld (1566-1641) Lezione di anatomia del Dr. Willem van Der Meer , 1617 (Figura 2); fino al più famoso Lezione di anatomia del Dr. Nicholaes Tulp , 1632, di Rembrandt (1606-1669). La provenienza di questi artisti dai Pa- esi Bassi potrebbe indurre a ritene- re questo abbigliamento attinente a quei contesti da sempre improntati a una rappresentazione severa di luo- ghi e personaggi; tuttavia, anche in ambito italiano il medico asseconda questa tendenza di estrema dignità come rappresentato nel Ritratto di medico , di Giovan Battista Naldini (1537-1591) della seconda metà del Cinquecento. E se si riscontra qual- che difformità, questa attiene ad am- bienti più sfarzosi e licenziosi come, ad esempio, la corte veneta fra Sei/ Settecento: il medico raffigurato da Pietro Longhi (1701-1785), Medico prima differenziazione sociale che avverrà in seno alla categoria medica entro la quale si inizierà a distinguere il professionista abbiente al soldo di famiglie nobili e altolocate, meglio se accademico, dal professionista “non arrivato” e dunque indicativamente povero. Se il primo abbandonerà l’abbiglia- mento usuale per vesti più prestigio- se assecondando la moda cortigiana del periodo, il secondo acquisirà un vestire più dimesso, tendenzialmente propenso al nero, colore che gli garan- tisce, comunque, dignità e distinzione negli ambienti dei conventi e mona- steri in cui usualmente, in questo mo- mento, sarà chiamato a operare. Sarà il progresso degli studi anatomici a riportare la toga a emblema della ca- tegoria sebbene nel Cinquecento pos- cennati copricapi a becco di uccello, ostacolo psicologico più che fisico da quel contagio invisibile. La toga nell’iconografia non muta es- senzialmente di foggia quantunque dal Trecento – con la proclamazione dei santi Cosma e Damiano a patroni delle categoria – si corredi di un am- pio mantello mentre copricapi diversi si affiancheranno al turbante: la cuffia qualora il medico sia anche un reli- gioso; la berretta rigida o il cappello floscio a falde appena accennate come sfoggia il medico rappresentato da Santi di Buglioni (1494-1576) nel ben noto fregio dell’ospedale del Ceppo di Pistoia (1526-29). Una modificazione dell’uso della lun- ga tunica avviene nel corso del Cin- quecento e, soprattutto, durante il secolo successivo in sintonia con la Figura 1 – Realdo Colombo, De Re Anatomia , Venezia 1559, incisione sul frontespizio.

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