Toscana Medica - Febbraio 2021
T OSCANA M EDICA 2 / 2021 13 testatina qualità e prof sio e a scuola o a lavoro e invece girova- gare senza meta per tutto il giorno. Il fenomeno è stato spesso associato all ’internet addiction , ma gli studi mostrano che solo nel 10% dei casi è stato riscontrato anche questo tipo di dipendenza. In realtà al momento è emersa solo una correlazione tra i comportamenti di ritiro sociale e al- cuni sintomi dell ’internet addiction (Wong, 2015), ma ancora non è stato condotto uno studio che permetta di stabilire una relazione causale tra i due fattori. Il sesso maschile sembra più colpito da questa condizione rispetto a quel- lo femminile, anche se si valuta che il numero di casi sia sottostimato. La letteratura (in larga parte giappo- nese) spiega come l’ identikit di un soggetto con sindrome hikikomori sia quello di figlio unico, di genito- ri entrambi laureati, con la figura paterna quasi sempre assente (a la- voro per gran parte della giornata), che ricopre un ruolo dirigenziale e scatena nel giovane hikikomori il ti- more di non essere all’altezza, di non essere abbastanza bravo come i suoi compagni di scuola o di non essere sufficientemente adeguato per poter raggiungere lo stesso prestigio del padre, mentre la madre casalinga si occupa, come impone la cultura nip- ponica, della gestione dei figli e della Con il termine hikikomori si tende a descrivere una particolare sindrome che colpisce giovani e giovanissimi. “Stare in disparte, isolarsi” è il significato della parola hikikomori , termine giapponese che deriva dal verbo hiku (“tirare indietro”) e komoru (“ritirarsi”). Questo termine nasce per definire un fenomeno caratterizzato principalmente da ritiro sociale e volontaria reclusione dal mondo esterno. Il disturbo, descritto e osservato primariamente in Oriente, a oggi non è ancora una diagnosi ufficiale del DSM-5 anche se richiede l’intervento di uno psichiatra o altro specialista della salute mentale. Parole chiave: hikikomori , Giappone, psicoterapia, giovani, ritiro sociale La sindrome hikikomori di Sabrina Masetti, Stefano Cosi Sabrina Masetti Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze,1997. Specializzazione in Psichiatria, Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università degli Studi Firenze, 2001. Socio Ordinario della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva. Direttore scientifico Centro Clinico “La Mongolfiera”, Firenze Stefano Cosi Psicologo psicoterapeuta , Direttore Centro Clinico “La Mongolfiera”, Firenze Con il termine hikikomori si defi- nisce un fenomeno nato e sviluppa- tosi prevalentemente in Giappone, ma a oggi presente anche in Corea e Taiwan e in Europa, compresa l’Italia. A coniare il termine fu lo psichiatra giapponese Saito Tamaki, che combinò le parole giapponesi hiku (“tirare”) e komoru (“ritirarsi”), letteralmente “stare in disparte, iso- larsi”, quando all’inizio degli anni ’80 segnalò un numero sempre mag- giore di giovani i quali, apparente- mente per una forma di apatia sco- lastica, interrompevano le relazioni sociali e si ritiravano nella propria stanza rimanendovi rinchiusi anche per lunghi periodi (auto-reclusione). Spesso chi è affetto da questa sindro- me ha come unico collegamento con il mondo esterno internet . I livelli di gravità della patologia variano, fino ad arrivare a casi in cui i ragazzi non escono dalla loro camera neanche per mangiare. Si tratta di un fenome- no sociale molto preoccupante. Nel nostro Paese, secondo Hikiko- mori Italia , alcune stime (non uf- ficiali) riportano almeno 100.000 casi. La maggior parte dei ragazzi ha tra i 15 e i 25 anni, ma non man- cano casi più giovani o più adulti. Provengono da famiglie benestan- ti e spessissimo sono figli unici in quanto come tali subiscono mag- giori aspettative genitoriali. In mol- tissimi casi si tratta di figli di ge- nitori separati. Sono ragazzi molto intelligenti, con nessun problema a livello scolastico e poco in comune con i compagni di classe. La sindrome hikikomori è diagnosti- cabile in presenza di manifestazioni di rifiuto verso la vita sociale e sco- lastica o lavorativa per un periodo di tempo prolungato di almeno 6 mesi e di una mancanza di relazioni intime ad eccezione di quelle con i familia- ri più stretti. I giovani hikikomori possono mostrare il loro disagio in vario modo: restare chiusi in casa tutto il giorno oppure uscire solo di notte o di prima mattina quando hanno la certezza di non incontrare conoscenti o ancora fingere di recarsi
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