Toscana Medica - Febbraio 2021
2/2021 T OSCANA M EDICA 14 testatina quali à e professione cinazioni; i suoi processi cognitivi sono rovinati. Se invece si ha a che fare con degli hikikomori , non si ri- scontrano mai tali sintomi. Si tratta di persone molto intelligenti, che quando si rilassano sono assai co- municative e razionali. È questa la differenza principale”. Dunque, quando si parla di hikiko- mori ci si riferisce a un soggetto sano (senza un’ulteriore diagnosi antecedente all’isolamento) che decide volontariamente e in modo consapevole di vivere in uno sta- to di isolamento. Con questo non si vuole sostenere che tale scelta non rappresenti una situazione di disagio o di malessere, ma sempli- cemente che la condizione non è determinata da forze esterne o da altre patologie preesistenti. In conclusione, ulteriori studi sono necessari per individuare crite- ri specifici per questa sindrome, a partire dai quali poter sviluppare terapie mirate in aiuto dei giovani e delle famiglie che si trovano in que- sta condizione, sempre più diffusa, di disagio. centroclinicolamongolfiera@gmail.com pagnato dalla presenza di ulteriori sintomi: antropofobia (paura della gente e dei contatti sociali), auto- misofobia (paura di essere sporchi), agorafobia (paura di ambienti non familiari e di spazi aperti), manie di persecuzione, disturbi ossessi- vo-compulsivi, comportamenti re- gressivi, evitamento sociale, apatia, letargia, umore depresso, pensieri di morte e tentato suicidio, inversione del ritmo circadiano di sonno-veglia, internet addiction disorder , compor- tamenti violenti contro la famiglia, in particolare verso la madre. Il Ministero della Salute Giappone- se, in uno studio del 2003, afferma con chiarezza che l’ hikikomori non deve essere considerato una patolo- gia, nel senso che non deve essere confuso con altre malattie come la schizofrenia. Su questo tema, in un’intervista, Saito Tamaki sostie- ne che non si tratti di un disturbo psicotico o di schizofrenia: “Se si ha a che fare con un paziente schizo- frenico, c’è un’effettiva incapacità comunicativa. Magari non si riesce a capire i suoi discorsi o le parole e può anche essere che il paziente senta delle voci o abbia delle allu- casa e risulta una figura fin troppo presente, iperprotettiva, unica de- putata alla crescita e all’educazione dei figli, sui quali è facile proiettare ansie e attese (Moretti, 2010). In alcuni casi il senso di inadegua- tezza sfocia in reazioni di rabbia e violenza: buchi nei muri della stan- za, azioni di violenza nei confronti dei familiari, in particolare verso la madre. Il governo giapponese, vista la rile- vanza sociale del fenomeno, ha in- dividuato alcuni criteri diagnostici specifici per questo problema: • ritiro completo dalla società per almeno sei mesi; • presenza di rifiuto scolastico e/o lavorativo; • al momento di insorgenza di hikiko- mori non erano stati diagnosticati schizofrenia, ritardo mentale o altre patologie psichiatriche rilevanti. Tra i soggetti con ritiro oppure per- dita di interesse rispetto alla scuola o al lavoro sono escluse le persone che continuano a mantenere relazio- ni sociali ( Ministry of Health, La- bour and Welfare , 2003). L’isolamento sociale autoindotto in modo prolungato può essere accom-
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