Toscana Medica - Febbraio 2021
2 / 2021 T OSCANA M EDICA 4 testatina edi or ale vata e nemmeno così povero da rice- vere aiuti dalla Stato non ha di che curarsi. Ma Howard Brody, professore di me- dicina nel Texas, una ricetta ce l’ha. Sostiene infatti che quello che si spen- de in interventi che non portano alcun beneficio agli ammalati arriva al 30% del budget e che quindi “basterebbe evitare esami e interventi inutili per dare a tutti tutto quello che serve”. Anche negli USA. L’articolo è stato pubblicato sul NEJM : “Dall’etica dei tagli all’etica di evitare gli sprechi”. Ma i medici criticano: “Noi dobbiamo curare, non far quadrare i conti, se si spende troppo, pazienza”. “No – scri- ve Brody – questo ragionamento non sta in piedi, se per dare tutto a tutti dovessimo esaurire le risorse, non ci sarebbe più niente per nessuno”. E poi quello che non serve può far male. Un esame del sangue fatto per niente genera altri esami, raggi, persi- no interventi chirurgici e tutto questo può portare a complicazioni che poi generano altri accertamenti e altre spese e così via. Ecco perché l’etica di evitare gli sprechi deve essere un imperativo morale per i medici (che certo non incrina il rapporto con l’am- malato, semmai lo esalta) e lo dovreb- be essere anche per i cittadini. Non possiamo permetterci, in buona sostanza, interventi di nessun tipo per cui non ci sia in letteratura evidenza di efficacia. “To reduce cost, the best approach is to spend more on some services and to reduce the neeed of others” scriveva Michael Porter sul NEJM ; insomma, per ridurre i costi certi servizi vanno ridotti e certi altri potenziati. L’etica di evitare gli spre- chi è anche questa. Molti dei nuovi farmaci antitumorali hanno costi elevati, anche 60.000 euro per ciclo di trattamento, ma i benefi- ci sono quasi sempre modesti. Vanno prescritti sempre e comunque? L’intenzione era buona: cercare di utilizzare al meglio le risorse dispo- nibili per la salute. Ma l’ansia di ricorrere a DRG remu- nerativi porta certe volte a diagnosi di dimissione poco verosimili, quan- do addirittura non se ne fanno di “enfatizzate” per avere DRG più alti. E pensare che il sistema dei DRG è stato inventato negli USA con finalità del tutto diverse: classificare le ma- lattie e capire il tipo di attività pre- valente in un ospedale o in un altro. Da noi, salvo lodevoli eccezioni, in- fermieri e medici (al di là delle buone parole e dei convegni) non vengono giudicati come dovrebbe essere sui risultati delle loro cure, ma dal fatto che i conti tornino o meno nel loro specifico ambito di attività. È davvero un peccato. I costi sono e dovranno essere sempre di più parte integrante delle decisioni mediche, ma la buona medicina è fatta di conoscenze, ve- rifica dei risultati, tensione all’eccel- lenza, ricerca scientifica: a guidare le scelte dei medici deve essere questo, e non se un certo intervento avrà o meno un buon DRG. Il Sistema Sanitario Nazionale è sta- to inventato dagli inglesi ma con la legge 833 del 1978 lo abbiamo fatto nostro e quel giorno con quella legge l’Italia ha compiuto un atto di gran- de civiltà e si è portata ai vertici della classifica mondiale della buona sanità. A noi sembra normale che una per- sona, se è malata, possa avere un trapianto di cuore o di fegato e le cure più avanzate per il cancro senza spendere un euro. In molte parti del mondo non è così e avere qualcuno malato in famiglia significa perdere tutto e indebitar- si. E nonostante gli sforzi di Hilary Clinton prima e di Obama poi è così anche negli USA. Ancora oggi chi non è abbastanza ricco da pagarsi un’assicurazione pri- La scelta: dall’etica dei tagli all’etica di evitare gli sprechi di Pietro Claudio Dattolo Provate a chiedere ai vostri amici qual è l’aspettativa di vita della po- polazione del mondo oggi… cin- quant’anni, sessant’anni, settanta? Probabilmente saranno in pochi a darvi la risposta giusta: l’aspettativa di vita nel mondo è di settant’anni e questo significa che presto ci saran- no moltissimi anziani da curare con spese che non saremo in grado di so- stenere. Negli USA il 30% di quello che si spende per la salute è per gli ultimi sei mesi di vita. Sono soldi spe- si bene? Probabilmente no. “Vorremmo curare tutti. È ammi- revole ma è sbagliato” scrive Oliver Smithies che nel 2007 ha ricevuto il premio Nobel per i suoi studi sulle cellule embrionali. Americani ricchi e malati. È il para- dosso degli USA, dove si spendono per la salute ogni anno 8.700 dollari a persona, più che in Australia, Ca- nada, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna. Ma negli Stati Uniti si vive meno che in Europa e quindi, vero- similmente, essere assicurati, colti, ricchi e avere grande attenzione allo stile di vita non conta più di tanto: si vive comunque di meno. Come si spiega? Semplice. Non c’è un Servi- zio Sanitario Nazionale e la medicina di base funziona poco e male. La spesa per la salute dappertutto aumenta di anno in anno. Più farmaci e molto più innovativi, più tecnologia e sempre più sofisticata, possibilità di cura anche per chi ha un’età avan- zata. Ma tutto questo costa. E allora vogliamo cure o buone cure? Se si rimborsassero solo le buone cure – e non ciò che non serve o per cui non c’è evidenza di efficacia o che a parità di efficacia costa di più – realizzeremmo un buon taglio agli sprechi. In Italia (e quindi anche in Toscana) il finanziamento degli ospedali per DRG è in vigore dal 1995.
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