Toscana Medica - Gennaio 2021
T OSCANA M EDICA 1 / 2021 17 testatina qualità e prof sio e un dialogo interiore finalizzato a tro- vare il significato del momento disre- golativo. Questo è uno degli obiettivi di una psicoterapia, aumentare la no- stra finestra di tolleranza (Figura 3). Quando percepiamo le emozioni ne- gative non cerchiamo di fuggirle, im- pegnandoci in altro o provando a eli- minarle, ma fermiamoci, prendiamoci il tempo di ascoltarci. Affrontare le nostre paure fa sì che non siano esse a guidare le nostre scelte, cosa vogliamo davvero? checcacci.serena@gmail.com zione neurofisiologica si sposta verso l’alto o verso il basso in risposta alle circostanze. Quando si esce dalla fine- stra si percepisce un senso di essere fuori controllo, troppo agitati o al con- trario troppo apatici, ciò si accompa- gna a un profondo malessere da cui si cerca di uscire. Ognuno trova le pro- prie strategie di regolazione emotiva (strategie di mastery ): quelle di I livel- lo utilizzano il corpo, per esempio lo sport. Le strategie di II livello usano le interazioni interpersonali, una tele- fonata, una ricerca di contatto, quelle di III livello consentono alla persona di regolare la propria attivazione con un vaccino? Non abbiamo certezza dell’attendibilità dei test diagnostici. Nell’ottica delle nostre reazioni fisio- logiche alla minaccia si possono legge- re le esperienze che facciamo in que- sti tempi: la rabbia espressa sui social media o per strada, stati di ansia an- che molto intensa che con il protrarsi della emergenza può aver ceduto il passo a sintomi depressivi, la difficoltà a concentrarsi in attività intellettuali o piacevoli, i disturbi del sonno. Il sovvertimento del nostro mondo dove non si può contare nemmeno sui servizi di accoglienza alla malattia perché se stai male non puoi andare dal dottore o in ospedale, sgretola l’in- tima convinzione di avere le spalle co- perte, che esista una provvidenza che risolve tutto alla fine. Entriamo così in contatto con verità che cerchiamo quotidianamente di ne- gare con le nostre routine sovraffollate che dividono l’esistenza in lavoro e di- strazione e in mezzo è il nulla. Questo nulla è in realtà abitato dalle nostre paure più profonde, che l’emergenza ci sbatte in faccia: la paura della morte e l’angoscia della solitudine esistenziale. Come si risponde a questa esperienza? Qualcuno mette in atto o intensifica rituali di controllo, check continuo di situazioni o sensazioni fisiche, ascolto eccessivo di notiziari e bollettini. Alcu- ni prendono una scorciatoia: mi man- gio una fetta di torta, bevo due birre; usare il cibo, il fumo, l’alcol dà un sol- lievo immediato ma, come uno stroz- zino, poi ti presenta il conto. Il danno maggiore consiste proprio in un’op- portunità persa: se smetto di guardare all’ansia, alla depressione, alla rabbia come nemici da eliminare, esse pos- sono diventare delle porte per cono- scere meglio me stesso. Scegliere la via della consapevolezza e dell’accet- tazione della nostra condizione umana e sulla base di questi dati di realtà fare un riordino (così come abbiamo fatto nelle nostre case) nelle priorità della propria vita. Domandarci cosa conta davvero per noi (Figura 2). Ciò può risultare molto difficile quando ci si trova in uno stato di di- sregolazione emotiva, al di fuori della “finestra di tolleranza” (Figura 3). Durante la giornata il livello di attiva- Figura 2 – Piramide di Malsow: gerarchia dei bisogni dell’individuo. Figura 3 – La finestra di tolleranza della regolazione emotiva.
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