Toscana Medica - Gennaio 2021

1/2021 T OSCANA M EDICA 28 testatina quali à e professione Nel corso dei mesi, con l’aumentare delle conoscenze microbiologiche e cliniche sul virus e sulla sua patoge- nicità, è apparso sempre più evidente che ci troviamo di fronte a una pa- tologia multiorgano caratterizzata da un decorso talora molto prolungato che va ben oltre la fase acuta. Da un punto di vista clinico la maggior parte dei pazienti presenta una malat- tia lieve e, comunque, non complica- ta; nel 14% dei casi si sviluppa una forma più grave che richiede ricovero ospedaliero con ossigenoterapia e, in percentuale variabile a seconda delle casistiche, il ricovero presso un’Unità di Terapia Intensiva. Nei casi più seri, infatti, il quadro può essere compli- cato da una sindrome da distress re- spiratorio acuto (ARDS), sepsi, shock settico e insufficienza multiorgano con interessamento prevalente di rene e cuore. Oggi sappiamo che i pazienti a mag- gior rischio di decorso complesso sono i soggetti di età superiore ai 70 anni, soprattutto se “fragili” per patologie concomitanti come ipertensione ar- teriosa, diabete mellito, cardiopatia ischemica, BPCO, malattia oncologi- ca, tutte condizioni che generalmente hanno come comune denominatore clinico uno stato di malnutrizione “per difetto” o “per eccesso”. Recenti analisi multivariate hanno evi- denziato che l’età avanzata, uno stato di malnutrizione medio-grave, valori di D-dimero > 1 microgrammo/L al momento del ricovero e un punteggio SOFA elevato si associano a un mag- giore tasso di letalità. La cura di questi pazienti richiede la convergenza di molteplici competen- ze e non si esaurisce con il supera- mento della fase acuta, ma richiede un accurato follow-up di durata mol- to variabile. Come si osserva in tutte le patologie acute e cronico- degenerative a forte impatto sullo stato di nutrizione, anche nel caso della malattia da COVID-19 una terapia nutrizionale adeguata permette di migliorare il decorso clinico e la prognosi. In un panorama non ancora del tutto chiaro sulla reale valenza delle tante terapie proposte in questi mesi di pandemia, una delle più forti evidenze disponibili riguarda l’efficacia di una corretta presa in carico nutrizionale su tutti gli outcome “clinici”, “economici” e “umanistici”. Parole chiave: COVID-19, valutazione dello stato nutrizionale, malnutrizione, sarcopenia, terapia nutrizionale Il ruolo della terapia nutrizionale nel percorso clinico del paziente COVID-19 di Sebastiano Giallongo Sebastiano Giallongo Medico Chirurgo, Direttore della UO Dipartimentale Nutrizione Clinica dell’Azienda USL Toscana-Centro, Membro del Consiglio Direttivo Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (SINuC), autore e coautore di 90 lavori scientifici attualmente editi a stampa Introduzione La malattia COVID-19 è la conse- guenza di un’infezione dell’apparato respiratorio causata da un betacoro- navirus emergente, strettamente lega- to al virus SARS, denominato SARS- CoV-2, riconosciuto per la prima volta in Cina, a Wuhan, nel dicembre 2019. Le problematiche nutrizionali Durante la fase acuta i pazienti CO- VID-19 sono ipermetabolici e iper- catabolici e, nelle forme più severe, presentano la cosiddetta “tempesta citochinica”, cioè un’abnorme pro- duzione di citochine pro-infiam- matorie, che induce un quadro di sindrome infiammatoria sistemica (SIRS), responsabile della compro- missione di molti organi e apparati. L’infiammazione sistemica influenza anche svariate vie metaboliche e fun- zioni ipotalamiche che contribuisco- no all’instaurarsi di uno stato di ipo/ anoressia, accentuato anche dalla di- sosmia e dalla disgeusia, che persiste anche dopo la fase acuta. L’ipermetabolismo, aggravato dalla di- spnea che incrementa sensibilmente il dispendio energetico, e l’immobilizza- zione fisica portano a una rapida per- dita di massa muscolare, evidente già nella prima fase del ricovero e quan- tificabile nel paziente ultrasessantacin- quenne in circa 1 kg ogni 3 giorni. Lo stato di malnutrizione del pazien- te COVID viene inoltre aggravato dai frequenti sintomi gastroenterici (nausea, vomito, dolori addominali e diarrea) e dallo stato di depressio- ne, spesso legato all’isolamento, che porta a trascurare l’alimentazione compromettendo un’adeguata e re- golare assunzione di pasti anche nei soggetti ancora in grado di alimen- tarsi per via naturale. Se consideriamo che le forme più gravi della malattia si manifestano nei pazienti anziani, affetti da una

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