Toscana Medica - Agosto-Settembre 2021
6 / 2021 T OSCANA M EDICA 20 testatina opinio i a confronto o mail di poter inviare immagini al centro. Quello che in passato era visto essenzialmente come un servizio per aree rurali, lontane dal centro (ba- sterà ricordare la trasmissione tramite smartphone Apple dell’elettrocardio- gramma fatto in mezzo alla savana) oggi diviene uno strumento di utilità rilevante anche nelle nostre comuni- tà. Rimane sempre aperto il problema della privacy , della gestione delle im- magini, ma se non fosse avvenuta la pandemia COVID questi strumenti utilissimi per la gestione clinica del pazienti avrebbero continuato a es- sere elementi di nicchia, per cultori della tecnologia. Quindi la pandemia ci ha “obbligato” all’utilizzo di tali strumenti, alla loro implementazione, ad adattarli ai bisogni di ogni speciali- tà (la lettura da parte di un radiologo residente a New Delhi di immagini fatte a New York è ormai nota) che ovviamente sono diversi da specialista a specialista. Ai nefrologi servono per comunicare col paziente (sia per visite programmate che per l’urgenza), per valutare lo stato clinico del paziente, per eventuale training o re-training del paziente o del caregiver , per fare un teleconsulto fra specialisti o con il medico di medicina generale. Quante visite vengono fatte a livello ambula- toriale in urgenza, ma con contenuti poco o per niente urgenti, perché il medico di medicina generale non sa come gestire un problema nefrolo- gico? Con un teleconsulto, che può essere attivato in fasce orarie defini- te, si possono gestire problemi senza “ingolfare” gli ambulatori specialistici. La teledialisi può servire anche come “supporto psicologico” per il pazien- te dializzato. Tutti noi abbiamo pa- zienti che hanno timore nel gestire a domicilio una terapia quale la dialisi. Avere uno strumento che permette ai pazienti, soprattutto nelle prime set- timane, di comunicare con il centro dialisi e con lo specialista nefrologo è di indubbia utilità, e può consentire anche di espandere il numero di pa- zienti che trattiamo a domicilio. ALTI - La pandemia ha drammatica- mente dimostrato come il territorio rappresenti il setting ideale per la ge- numero elevato di persone e questo aumenta in maniera significativa il ri- schio di contagio virale. Non per nien- te, già nel 2009 durante la pandemia influenzale da virus H1N1, il rischio di infezione fra gli emodializzati in centro risultò più alto rispetto a quel- lo riscontrato tra i soggetti trattati a domicilio. Nell’aprile 2020, a poche settimane dall’inizio dello scoppio pandemico, erano già disponibili i risultati di uno studio condotto dalla Società Italiana di Nefrologia su circa 60.000 pazienti (circa 30.000 in emodialisi, 4.000 in dialisi peritoneale e 25.000 trapian- tati) seguiti da 365 centri nefrologici su tutto il territorio nazionale. Fino al 9 aprile la percentuale di positività COVID-19 registrata era comples- sivamente del 2,26%, significativa- mente più alta in emodialisi (3,55%) e molto migliore in dialisi domiciliare (1,38%) e nei pazienti trapiantati di rene (0,86%). Dati simili arrivavano in quel periodo anche da altri Paesi, compresa la tristemente nota città ci- nese di Wuhan. Sulla scorta di tali dati già il 27 apri- le 2020 il Ministero della Salute in- viava a tutti gli Assessorati regionali alla Sanità e alle Province Autonome una circolare in cui si raccomandava in chiave di prevenzione del contagio COVID-19 l’implementazione dei trattamenti dialitici domiciliari, indi- cazioni che peraltro il Ministero ave- va già prodotto anche in tempi non pandemici. GENSINI - La telemedicina nella ge- stione del dializzato rappresenta uno strumento che permette utilmente di ridurre accessi urgenti del paziente al reparto per problematiche cliniche. Ovviamente il tempo di contatto fra medico e familiare non cambia (che il paziente rimanga a casa o che venga in ospedale il tempo visita è sostan- zialmente invariato), ma il paziente non ha il tempo viaggio (con tutto quanto questo comporta, soprattut- to nel caso di pazienti che vivono di- stanti dal centro dialisi). La possibilità inoltre di inviare immagini attraverso tablet o smartphone consente anche a chi non ha familiarità con internet Tra gli svantaggi il più importante è rappresentato dall’aumentato rischio infettivo responsabile delle peritoniti e dell’infezione del catetere, anche se l’applicazione di appropriati pro- tocolli igienici appresi durante la fase di addestramento al trattamento con- sente al paziente di ridurre significa- tivamente questo rischio. TOSCANA MEDICA - La pandemia da COVID-19 ha visto aumentare le indicazioni alla dialisi peritoneale al fine di evitare l’accesso in ospeda- le a soggetti oggettivamente fragili. Esistono delle osservazioni in merito da parte delle Società scientifiche del settore? RUSSO - In tempo di pandemia tutti i trattamenti domiciliari e quindi anche la dialisi peritoneale si sono dimostrati effettivamente molto validi nel ridur- re il rischio di contagio COVID-19 per molte classi di malati. Nello specifico una survey condotta dalla Società Italiana di Nefrologia ha evidenziato una positività CO- VID-19 nel 3,41% degli emodializza- ti contro l’1,36 dei pazienti in dialisi peritoneale, risultati sovrapponibili a quanto riscontrato negli USA. Que- sto può essere almeno in parte spie- gato con il fatto che i trattamenti domiciliari riducono il numero degli accessi in ospedale e garantiscono le necessarie misure di distanziamento sociale. Non per niente la Società Internazionale di Dialisi Peritoneale ha prodotto delle apposite linee-gui- da che raccomandano fortemente il ricorso in tempi di pandemia CO- VID-19 ai sistemi di controllo a di- stanza dei trattamenti dialitici con la possibilità di inviare via web al centro di riferimento dati e video. MICHELASSI - “Stai a casa”. È il mes- saggio che è stato ripetuto all’infinito alla popolazione nei mesi della pande- mia. Un simile invito si adatta alla per- fezione alla popolazione dei pazienti in trattamento renale sostitutivo. È infatti evidente che, contrariamente ai malati in dialisi domiciliare, quel- li emodializzati in centro vengono necessariamente in contatto con un
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