Toscana Medica - Agosto-Settembre 2021
T OSCANA M EDICA 6 / 2021 31 testatina let i per voi a cura di Simone Pancani un utilissimo dizionarietto delle parole base e dei bias più frequenti e quindi dei numerosi caveat che il clinico deve saper affrontare e conoscere per non inficiare il proprio percorso mentale. La parte più corposa e utile è quella centrale in cui sono presentate alcune centinaia di storie cliniche, più alcune decine di casi rari, tutte realmente ac- cadute e suddivise in una partizione di- datticamente assai efficace. Ogni caso viene descritto da molteplici punti di vista e si offre una storia argomentata dello sviluppo del ragionamento che ha portato alla diagnosi e alla proposta terapeutica. Poi, sempre per ogni caso, si scompone in parti logicamente e sto- ricamente successive il ragionamento diagnostico, riferendolo esplicitamen- te sia alle metodiche usate dal medico in quel determinato caso sia agli errori e ai bias in cui è incorso prima di giun- gere alla conclusione diagnostica. Insomma si costringe il lettore o il di- scente a riflettere imparando e a impa- rare nella consapevolezza. Le basi lo- giche e filosofiche nascono dalla prassi del clinico di cui sono ineliminabile strumento. Quindi, ed è il commento più significativo, si giunge al metodo attraverso la pratica quotidiana men- tre la prassi conferma il metodo. Ne sorte non solo un bel libro cui qual- siasi clinico può far riferimento anche por confrontare il modello di pensiero personale con i criteri generali più ac- creditati ma, e più che altro, un testo utile per i discenti. Insisto nel con- sigliarlo ai giovani colleghi iscritti al corso di formazione complementare in medicina generale perché unisce le conoscenze di un trattato di internisti- ca con una serie infinita di esercizi di- dattici non astratti ma nati dalla stessa casistica. Auguriamo un buon successo a questo nuovo frutto della medicina generale italiana. Antonio Panti Artificiale, mantiene il medico in una condizione di sicurezza insicura, come se, in tempi di trionfi scientifici come questa pandemia ha mostrato, tuttavia mantenesse sempre, nel ragionamen- to clinico, uno sfondo di incertezza, di probabilismo, di rischio, di “sapere di non sapere” che provoca disagio e non è causa ultima di strisciante burn out . Allora, nella medicina generale ancor più che nell’internistica o nella spe- cialistica, la diagnosi non è la somma di molteplici atti cognitivi su un corpo frammentato ma il recupero olistico, appunto il “ritrovamento”, della dia- gnosi come sintesi dei dati, delle cono- scenze e dell’ascolto della narrazione del paziente, una diagnosi insiemisti- ca, fisica, psicologica e sociale. Insom- ma una sorta di svelamento che porta la diagnosi dalla sfera della negoziazio- ne a quella dell’antropologia sia pur ferreamente agganciata alle evidenze. Ne è sortito un testo utile per chiun- que eserciti una branca clinica del- la medicina ma in particolare volto ai medici generali, sia già attivi sul campo sia in formazione nel corso triennale complementare di medicina generale. Per questo mi sento di pro- porlo come testo di studio da consi- gliare e sul quale basarsi per la parte metodologica del corso. Il testo è diviso in tre parti. In una prima si fa un rapido ma efficace excursus sulla storia del pensiero dia- gnostico medico da Ippocrate ai no- stri giorni, mostrando in sintesi i fon- damenti filosofici delle diverse scuole di pensiero. In tal modo l’allievo, ma anche l’esperto spesso dimentico dei fondamenti epistemologici della professione, possono farsi un quadro concentrato ma completo delle mo- tivazioni del ragionamento, logiche, filosofiche, storiche, funzionali, nel quadro dell’evoluzione complessiva del pensiero della e sulla medicina. Nell’ultima parte gli autori propongono La diagnosi ritrovata di Giampaolo Collecchia, Riccardo De Gobbi, Roberto Fassina, Giuseppe Ressa, Renato Luigi Rossi Il Pensiero Scientifico Editore Di fronte al travolgente sviluppo della tecnologia informatica e alle promesse dell’Intelligenza Artificiale non è an- cora apparsa in letteratura una rifles- sione a tutto campo sulle modalità del ragionamento clinico, sulla metodolo- gia clinica e sull’epistemologia della scienza medica. Fino a quale punto le app e la disponibilità dei cosiddetti big data , cioè la possibilità di coniuga- re i dati personali del paziente, clinici e non, con le conoscenze scientifiche e le linee guida, possono diventare, combinando precision medicine con l’EBM, uno strumento vantaggioso per l’esercizio della professione? La questione assilla i clinici e si fa par- ticolarmente sentire nella medicina generale che spesso oscilla tra diversi approcci diagnostici, dalla diagnosi al- goritmica a quella beyesiana all’erme- neutica che, a sua volta, richiede ascol- to e comprensione olistica del paziente. Altresì l’approccio metodologico non può limitarsi alla relazione tra medico e paziente bensì implica l’intervento di molteplici altri approcci o distorsioni, la tecnologia informatica, le aspettati- ve sociali, l’interesse collettivo, il qua- dro antropologico della modernità. Forse allora un atteggiamento descrit- tivo del tipo groopmaniano: “come pensano i dottori” può essere più uti- le al lavoro diagnostico del medico pratico. È quello che hanno tentato, riuscendoci appieno, Giampaolo Col- lecchia, Riccardo De Gobbi, Roberto Fassina, Giuseppe Ressa e Renato Lu- igi Rossi che ci offrono un voluminoso testo, scritto a più mani, La diagnosi ri- trovata , un testo di metodologia, redat- to da medici pratici a uso dei clinici e di chiunque sia curioso di capire come i medici scoprono la diagnosi giusta o al- meno quella che più lo appare. Mi sono chiesto, perché “diagnosi ri- trovata”? L’estensione enorme delle conoscenzemediche, quasi non più do- minabile senza l’aiuto dell’Intelligenza
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