Toscana Medica - Agosto-Settembre 2021

6 / 2021 T OSCANA M EDICA 6 testatina edi or ale letto aumentabili fino a un massimo di 40. Teoricamente ce ne dovreb- be essere uno ogni 50.000 abitanti e con i fondi europei se ne potranno realizzare 381 per 7.620 posti letto che, aggiunti agli oggi esistenti, do- vranno portare il numero dei letti attivi negli Ospedali di Comunità a 10.783. Attualmente i posti sono solo 3.163 concentrati in Veneto (1.426), Marche (616), Lombardia (467) ed Emilia Romagna (359). L’idea di fondo sarebbe di non edi- ficare tutte strutture nuove, ma an- che adattare e riconvertire quelle che esistono già. L’Ospedale di Comunità potrà inoltre facilitare la transizione dal- le cure ospedaliere post-acuzie a quelle domiciliari, consentendo alle famiglie e alle strutture di assi- stenza territoriali di avere il tempo necessario per adeguare l’ambien- te domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. Cure domiciliari Casa come primo luogo di cura e assistenza domiciliare, i punti car- dini di quest’ambito di intervento. L’investimento mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare. Il numero dei pazienti seguiti a casa va portato dai 701.844 di oggi a oltre 1,5 milio- ni in modo da garantire l’assistenza ad almeno il 10% della popolazione over 65 più bisognosa (oggi è seguito a casa solo il 5,1% di questa classe di popolazione). L’intervento si rivolge in particolare ai pazienti ultrasessantacinquenni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti. L’obietti- vo di raggiungere il 10% riguarda ogni Regione italiana, seppure nella consapevolezza che la situazione di partenza è molto differenziata tan- to che attualmente tale standard è raggiunto solo in 4 realtà regionali. questa che potrebbe essere a buona ragione una stagione forse irripeti- bile per la nostra Sanità. Le Case della Comunità Le Case della Comunità riuniranno in un’unica struttura di quartiere medici di famiglia, pediatri di li- bera scelta, specialisti, infermieri di famiglia e assistenti sociali. La struttura, dotata di Punto prelie- vi, macchinari diagnostici e di la- boratorio nonché delle necessarie infrastrutture informatiche, dovrà offrire assistenza alla popolazione dalle 8 alle 20 mentre il servizio notturno sarà garantito dalla pre- senza dei medici della Continuità Assistenziale. Per un’assistenza ca- pillare l’ideale sarebbe disporre di una Casa ogni 20.000 abitanti. Con i fondi del Recovery Fund ne sa- ranno aperte 1.288 entro il 2026 a fronte delle 489 attualmente in at- tività. La Regione che ne ha di più è l’Emilia Romagna (124), seguita da Veneto (77), Toscana (76) e Pie- monte (71). Nessuna in Lombardia, dove se ne dovranno realizzare 216. Sarà il Governo centrale a decidere quante farne in ogni Regione, men- tre spetterà alle Regioni decidere dove farle. La Casa della Comunità diventerà la sede delle cure prima- rie e lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti in particolare ai malati cronici e ospi- terà anche il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. Gli Ospedali di Comunità Partendo dalla considerazione che in ospedale bisognerebbe andare solo per una malattia grave o un intervento chirurgico, per ricoveri brevi e per situazioni a bassa inten- sità di cura ci si rivolgerà all’Ospe- dale di Comunità, una struttura a gestione prevalentemente infer- mieristica, dotata di almeno 20 posti I mille dubbi, le domande e le aspettative del PNRR Pietro Claudio Dattolo Il Piano Nazionale di Ripresa e Resi- lienza si occupa di Sanità territoriale senza però svelarne la cornice politi- ca e per questo è lecito domandarsi con un certo timore: cosa aspettarsi, rafforzamento del servizio pubblico o apertura al mercato privato? Se ce ne fosse stato bisogno, la pan- demia ha chiaramente dimostrato che il progressivo smantellamen- to dell’assistenza sul territorio da anni costringe a rivolgersi al Pron- to Soccorso per qualunque cosa e fa aumentare i ricoveri impropri soprattutto per diabete, malattie polmonari e ipertensione, mentre la cronicità continua a non trovare risposte al di fuori delle mura degli ospedali. La Missione 6 (M6C1) del PNRR si occupa di Reti di prossimità e di te- lemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale: gli interventi di questa componente intendono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla cre- azione di strutture e presidi territo- riali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), al raffor- zamento dell’assistenza domiciliare e a una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari . Altra domanda cruciale: come si declinerà in concreto la struttura- zione del piano inviato dall’Italia a Bruxelles per spendere i 7 mi- liardi di Euro messi a disposizione dal Recovery Fund da utilizzare in 5 anni per cambiare il nostro mo- dello di Sanità? Immediatamente dopo l’approvazione definitiva del progetto da parte della UE il mini- stro della Salute Roberto Speranza dovrà avviare la riforma i cui cinque pilastri sono descritti nei dettagli in un documento presentato al Policli- nico San Matteo di Pavia dall’Age- nas, l’Agenzia Nazionale per i Ser- vizi Sanitari Regionali. Proviamo ad analizzare i principali aspetti di

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