Toscana Medica - Agosto-Settembre 2021

T OSCANA M EDICA 6 / 2021 7 testatina editoriale compiti amministrativi sul modello adottato in Lombardia. Ma, al di là delle supposizioni, il PNRR per ora non indica una scelta tra le due possibili opzioni e rimanda l’identi- ficazione del modello organizzativo condiviso della rete di assistenza territoriale tramite la definizione di standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assisten- za territoriale e le strutture a essa deputate ” all’approvazione di un decreto ministeriale (da adottarsi entro il 31 ottobre 2021). I giochi pertanto non sono ancora fatti ed è necessaria una forte mobilitazione. La realizzazione del piano È utile ricordare che già in passa- to sono state tentate riforme simili: nelle Linee del programma di Go- verno per la promozione della salu- te del giugno 2006 l’allora ministro Livia Turco intendeva realizzare un nuovo progetto di medicina del territorio attraverso la promozione della Casa della Salute, una struttu- ra polivalente e funzionale in grado di erogare materialmente l’insieme delle cure primarie e di garantire la continuità assistenziale con l’ospe- dale . Ma, come dimostra il numero delle Case della Salute oggi esisten- ti, il progetto si è arenato a causa delle diverse politiche regionali. La differenza con allora è che stavolta sarà il Governo a imporre alle Re- gioni la tabella di marcia, gli obiet- tivi da raggiungere e il controllo sui risultati, proprio perché i soldi arri- vano dal Recovery Plan . È il motivo per cui ogni Regione sarà chiamata a firmare un contratto istituzionale di sviluppo , assumendosi degli ob- blighi e, in caso di inadempienza, il Ministero della Salute potrà nomi- nare un commissario ad acta . La ricognizione dei luoghi dove far sorgere Case e Ospedali di Comu- nità è prevista per l’autunno, la de- finizione esatta del progetto entro marzo 2022, per procedere poi ve- locemente con la firma dei contratti. degli assistiti, dalle 5 ore settima- nali fino a 500 pazienti alle 15 per 1.500 assistiti, numero massimo consentito. L’erogazione dei finanziamenti de- stinati a questo settore dal Recovery Fund è subordinata a una revisione delle “regole di ingaggio” che impe- gnano questi Colleghi, nella convin- zione che l’intero progetto rischia di schiantarsi senza il loro forte e par- tecipato coinvolgimento. La questio- ne più spinosa che dovrà affrontare il ministro della Salute sarà dunque decidere se farli diventare dipenden- ti del Servizio Sanitario Nazionale o trasformarli in un ibrido esternaliz- zando il lavoro, secondo un mecca- nismo per cui il medico resta un libe- ro professionista convenzionato, ma viene arruolato da cooperative inter- medie che garantiscono la copertura dell’assistenza nelle sopracitate Case della Comunità. Forse si deciderà di potenziare strutture organizzative forti, quali ad esempio i Distretti disegnati dal- la legge 299/99, dotati di un’autono- mia gestionale propria, baricentro e motore per l’assistenza territoriale da cui dipendono strutture e pro- fessionisti sanitari, compresi i me- dici di medicina generale e i profes- sionisti del settore sociale. Si tratta a questo punto di chiarire se si vuo- le veramente dare credito sempre maggiore all’attività distrettuale oppure indirizzarsi verso il setto- re privato dove predomina la logi- ca della produzione di prestazioni, chiunque ne sia il produttore (sot- tinteso quasi esclusivamente priva- to) e con i produttori suddetti che si muovono in competizione tra loro e con il settore pubblico che si limita a esercitare una funzione di con- trollo amministrativo o al massimo di coordinamento. Chi ha redatto il PNRR sembra aver in mente questo secondo scenario affermando che l’investimento mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare , come se questa funzione già non facesse parte dei compiti principali della direzione distrettuale a cui, in tale cornice, si vogliono affidare solo La presa in carico del paziente si realizza attraverso la definizione di un piano/progetto assistenziale indi- viduale che raccoglie e descrive in ottica multidisciplinare le informa- zioni relative ai soggetti in condi- zioni di bisogno per livello di com- plessità e, sulla base dei bisogni di cura, definisce i livelli di assistenza specifici nonché i tempi e le moda- lità di erogazione delle prestazioni per favorire le migliori condizioni di salute e benessere. L’investimento mira a: identificare un modello con- diviso per l’erogazione delle cure domiciliari che sfrutti al meglio le possibilità offerte dalle nuove tecno- logie (telemedicina, domotica, digi- talizzazione); realizzare presso ogni Azienda Sanitaria Locale un sistema informativo in grado di rilevare dati clinici e informazioni di carattere sanitario in tempo reale. Centrali operative territoriali (COT) Saranno attivate dalle ASL le Cen- trali Operative Territoriali (COT) con la funzione di coordinare le at- tività domiciliari con gli altri servi- zi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emer- genza-urgenza, sostenendo lo scam- bio di informazioni tra gli operatori sanitari e facendo da punto di rife- rimento per familiari e caregivers . È prevista la presenza di una COT ogni 100.000 abitanti, in corrispon- denza di ciascuna area geografica in cui verrà suddiviso il territorio nazionale (distretti). In totale do- vrebbero essere 602, da organizzare entro 5 anni, di cui 101 in Lombar- dia, 59 in Lazio, 49 In Veneto, 45 in Emilia Romagna. I medici di famiglia I medici di famiglia oggi sono liberi professionisti convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale, il che vuol dire che il loro lavoro è disci- plinato da accordi collettivi sotto- scritti dalle rappresentanze sindaca- li e dalla Conferenza Stato-Regioni. L’accordo in vigore prevede che lo studio del professionista debba es- sere aperto 5 giorni a settimana per monte ore dipendente dal numero

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