Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021

T OSCANA M EDICA 5 / 2021 11 testatina qualità e prof sio e suggestioni che ha ricevuto dai media , a quanto ha acquisito – giusto o sba- gliato che sia – consultando Internet . Il medico si trova invece di fronte a un compito complesso e in parte contrad- dittorio. Ha una funzione di advocacy del paziente e dei suoi diritti, ma anche delle sue aspettative e delle sue neces- sità; svolge anche un ruolo concreto all’interno della comunità, sia nei con- fronti dei pazienti (quelli a lui affidati nel reparto o i suoi assistiti) sia come appartenente a un’Azienda Sanitaria, che non è un’impresa volta al profitto, ma un insieme di operatori sanitari in cerca di un equilibrio framolteplici fun- zioni e risorse disponibili: economiche, di tempo, di personale ecc. Il medico tenta, o dovrebbe tentare, di applicare quella che viene definita una “medi- cina incrementale”, che consiste nelle azioni del visitare, valutare, consiglia- re, tranquillizzare ed eventualmente prescrivere. Un’impresa non facile, che necessita non soltanto di empatia, ma anche di una formazione che non sem- pre gli è stata offerta nel corso del suo iter universitario . Inoltre, la situazione nella quale opera può non permettere o non consentire l’espletarsi di un tale approccio, come ci ha dimostrato, in più occasioni, questa emergenza. L’amministratore svolge funzioni di- verse in relazione anche alla sua po- sizione nella governance sanitaria. Se ricopre un ruolo direzionale in Azien- da deve “far tornare i conti”. Questo è spesso il parere – o la sensazione e talvolta l’accusa – che il sanitario ten- de ad avere nei confronti dei vertici aziendali. Come ogni sensazione ha spesso un contenuto reale, poiché, con tempistiche, modalità e intensità di- versificate nelle varie Regioni, chi di- rige un’Azienda sanitaria ha dei vincoli di bilancio e – erroneamente – viene spesso valutato solo o prevalentemen- te in base a tale parametro. Tuttavia, la realtà è ben più complessa di così: chi amministra ha di frequente problemi di appropriatezza ed equità distribu- tiva delle risorse disponibili, siano esse finanziarie o risorse di personale, fra i vari servizi, fra le diverse aree del ter- ritorio, fra gli obiettivi immediati o di lungo periodo, fra la spesa corrente e gli investimenti (largamente sostenuta attraverso i mutui) ecc . Se il quadro qui brevemente richia- mato è in generale quello consueto, quello che abbiamo vissuto nel corso di questi decenni, la pandemia ha fat- to emergere, o meglio ha svelato con evidenza, agli occhi degli operatori sanitari più coinvolti nella quotidianità della propria professione e meno sol- lecitati a una riflessione sul rapporto sanità-economia che gli stakeholder attivi in campo non sono soltanto i tre sopra menzionati. A fianco di pazien- te, medico e amministratore si trovano ormai altri due soggetti: i produttori di beni e il sistema finanziario . La rilevanza dei produttori di beni è emersa, in questi mesi, in misura drammatica e – diciamolo chiaramen- te – inattesa. Il fatto è che la nostra so- cietà e il nostro sistema sanitario per molti decenni non hanno avuto biso- gno di confrontarsi con la “scarsità di risorse”. Questa problematica era già affiorata in alcuni ambiti particolari: si pensi ad esempio al trattamento dell’infezione cronica da virus dell’e- patite C e alla disponibilità di un an- Modificato anche il rapporto medicina-economia di Marco Geddes È compito della democrazia contenere gli uomini per quanto possibile entro i limiti della ragione affinché vivano nella concordia e nella pace Spinoza, Trattato teologico-politico Marco Geddes Medico, è stato Direttore Sanitario 
 del Presidio Ospedaliero Firenze Centro dell’Azienda Sanitaria di Firenze 
 e dell’Istituto Nazionale Tumori di Genova. Vice presidente del Consiglio Superiore 
 di Sanità, assessore alla Sanità 
 e Servizi Sociali del Comune di Firenze Questa pandemia ha posto sotto gli oc- chi di tutti i professionisti sanitari l’in- tricato rapporto fra sanità ed economia. Non che il tema in precedenza fosse fuori dalla portata di chi lavora in sa- nità; da anni, infatti, ci siamo abituati a “fare i conti” con il budget, con il valore dei DRG, con la necessità di incrementare, a livello dei policlinici e delle strutture ospedaliere di secondo livello, i ricoveri a maggiore comples- sità e a più alto costo. Anche nella sanità territoriale, in par- ticolare fra i medici di medicina gene- rale, il tema dell’appropriatezza delle prestazioni diagnostiche e delle prescri- zioni terapeutiche – si pensi anche ai provvedimenti finalizzati a incrementa- re il ricorso ai farmaci generici – ha sol- lecitato l’attenzione dei professionisti nei confronti della spesa sanitaria e dei costi del sistema salute e li ha stimolati, facendo leva sulla responsabilità indi- viduale, a partecipare al contenimento dei costi o, in altri termini, al più corret- to utilizzo delle risorse disponibili. Potremmo pertanto affermare che, sotto il profilo del rapporto medici- na-economia, questa pandemia non ci abbia svelato niente di nuovo? Siamo forse di fronte al consueto triangolo fra stakeholder – medico, paziente e amministratore nelle vesti di direttore generale o assessore alla sanità – che operano nello stesso campo da gioco? Certamente non giocano in squadre avverse, ma con ruoli differenziati e non sempre collimanti. Il paziente esprime i propri bisogni e i propri desideri: quelli che ha maturato in seguito ai sintomi, alle percezioni, alla sua cultura, ma anche quelli che si sono concretizzati in base al milieu so- ciale in cui vive, alle informazioni e alle

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