Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5/2021 T OSCANA M EDICA 12 testatina quali à e professione Si trattava tuttavia di questioni politiche “lontane”, che non avevano influen- za – o almeno tale era l’errata percezio- ne – sulla nostra attività professionale di medici, farmacisti e infermieri. Ora invece abbiamo compreso che le scelte su investimenti e individuazione delle priorità (si pensi alla scarsità nel- la produzione di farmaci per le malat- tie rare o all’abbandono dei vari filoni di ricerca in tema di farmaco-resisten- za perché poco redditizi) determinano anche la nostra “quotidianità terapeu- tica e assistenziale”, non solo quella di qualche Paese lontano . Anche in Europa e in Italia, dunque, la disponibilità di tali risorse vitali di- pende da chi detiene le leve economi- che, in misura maggiore da chi detiene quelle politiche e rappresenta i cittadi- ni. Abbiamo toccato con mano quella che è stata definita la legge dell’assi- stenza inversa, ovvero l’idea che la di- sponibilità dell’assistenza sanitaria sia inversamente proporzionale al biso- gno della popolazione assistita. Abbiamo appreso che il possesso del brevetto è un diritto inviolabile e che la cessione della licenza obbligatoria, nep- pure in questa occasione pandemica, trova ascolto al WTO, per l’opposizione degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’UE, cioè dei Paesi maggiormente influenzati dai produttori di vaccini. Questo perché il potere economico, là dove è più forte, riesce a orientare i go- verni nelle proprie scelte e forse anche perché alcuni paesi sono in grado di acquisire vaccini in misura sufficiente. E se poi il virus mutato dovesse rien- trare dall’India, ci consoleremo allora affermando che si tratta del “virus in- diano”, la cui diffusione è dovuta alle loro abitudini igieniche? marco.geddes@gmail.com ge in questa occasione, sulla “sicu- rezza dello Stato” (per usare una espressione forte e un po’ datata); 3. lo stato di salute di una popola- zione – e dunque la sua capacità di contrastare la diffusione dell’e- pidemia – ha una rilevanza fonda- mentale per l’economia del Paese. Si è infatti riscoperto, anche se in forme e modalità molto diverse, quello che si era palesato all’inizio dei primordiali sistemi di welfare , quando i governi divennero consa- pevoli che la compromessa salute delle “classi subalterne” causava una carenza di manodopera e, più in particolare, di uomini idonei all’arruolamento nelle armate. L’altro stakeholder, apparso forse con maggiore evidenza, è il sistema finan- ziario, ovvero i grandi capitali, che determinano l’accesso anche a un bene essenziale quale è il vaccino . Anche in questo caso non si tratta di una assoluta novità e le ideologie ne- oliberiste, ben inserite nella finanza mondiale e negli organismi interna- zionali, sono chiaramente documen- tate. La Banca Mondiale criticava, fin dagli anni Ottanta, la decisione dei paesi di considerare l’assistenza sa- nitaria un diritto di cittadinanza, ten- tando così di fornirla gratuitamente. Più recentemente, il Trade in Service Agreement (TiSA) identificava “un po- tenziale enorme ancora non sfruttato per la globalizzazione dei servizi sani- tari; fino a oggi questo settore di ser- vizi ha esercitato solo un ruolo ridotto negli scambi internazionali”, e lamen- tava pertanto che “ciò è dovuto al fatto che i sistemi sanitari sono finanziati ed erogati dallo Stato o da enti assisten- ziali e non sono di nessun interesse da parte degli investitori stranieri a causa dell’assenza di finalità commerciali”. tivirale, come il Sofosbuvir. Tuttavia, si trattava pur sempre di una popolazio- ne limitata, 130-150 milioni di perso- ne, rispetto alla attuale pandemia che interessa miliardi di individui. Il problema dell’insufficienza delle risorse è inoltre emerso con evidenza da tempo, in misura assai più sfumata, nell’accesso alla diagnostica e alla spe- cialistica. Sappiamo bene però che in questo caso non si tratta – se non rara- mente – di scarsità assoluta di risorse, ma di una loro inadeguata allocazione e di una organizzazione non ottimale. In occasione della pandemia la man- canza di risorse non è stata parziale o un rischio potenziale: si è manifestata, possiamo affermare, “in termini asso- luti” . Una penuria generale di disinfet- tanti, di guanti, di mascherine, di mezzi di protezione individuali. Una carenza di ventilatori, di ossigeno, ma anche di mezzi di trasporto per andare a scuo- la e di banchi adeguati ad assicurare il giusto distanziamento. Un’assenza di strumenti appropriati che si è risolta, con immediatezza, nel decesso dei pa- zienti e degli stessi operatori sanitari. Ci siamo imbattuti quindi in un’altra realtà, in interlocutori diversi dagli am- ministratori e dai governanti: i produt- tori di beni. Abbiamo realizzato che: 1. la sanità, e in particolare la sanità pubblica nel suo insieme, è affida- ta non solo a specifiche tecnologie, ma anche a presidi elementari e alla disponibilità di beni apparte- nenti ad altri comparti produttivi; 2. il sistema produttivo, in conse- guenza della delocalizzazione, del- la ricerca di manodopera a basso costo e di maggiori profitti, ha al- lungato la filiera e ha reso diffici- le anche l’approvvigionamento di beni essenziali per la sanità. Una carenza che si riflette, come emer- La pandemia ha mostrato l’intreccio inestricabile, il trade off , tra sanità ed economia. La medicina è una parte assai consistente dell’economia globale, la white economy , nel quale, nonostante l’enfasi sulla tutela della salute e il ruolo decisivo della scienza, la politica si piega alle regole del mercato. La questione vaccini lo dimostra: nessuno ha osato attentare al brevetto, che la stessa WTO consente di superare in situazioni di emergenza e la pandemia lo è. Alla pandemia, intesa come fenomeno globale cui la scienza sta cercando risposte condivise grazie a una comunicazione diffusa e tempestiva, è mancato un governo globale e gli Stati hanno mostrato l’assoluta incapacità di imporre regole al mercato; si è perduta l’occasione di dare un segnale di solidarietà tra i popoli. L’egoismo sconfigge la ragione, ma finché vi saranno sacche di malattia tutti sono a rischio. A. P.
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