Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5/2021 T OSCANA M EDICA 16 testatina quali à e professione tutto inusuali. I medici hanno dovuto decidere senza il conforto di linee gui- da, condizionati da pressioni esterne enormi, quasi costretti, sotto gli occhi di tutti, a una sfida con la stessa scien- za: un faticosissimo stress test . In siffatte evenienze nascono recrimi- nazioni, sospetti di negligenza, sen- timenti di rabbia e di sconforto, una miscela esplosiva che chiede a gran voce giustizia morale e il risarcimento di presunti danni. Vi è tuttavia come una sensazione di scarsa equanimità, che molti giuristi hanno percepito, ergendosi a difensori di chi si è esposto a dei rischi persona- li nel tentativo di salvare delle vite in situazioni caotiche, le quali rendevano di fatto arduo o quasi impossibile dar corso a quelle norme che ormai costel- lano la relazione tra medico e paziente . La sanità, la deontologia e il diritto sono pensati per affrontare situazioni individuali in tempi normali – in tem- po di pace, potremmo dire. Occorre adesso pensare a un diritto “in tempo- re belli”, che non lasci solo il medico di fronte a scelte tanto complesse. Si parla di guerra e di eroi, si usano metafore belliche, si è perfino schie- rato l’esercito, ma di fronte all’au- mento della domanda di cure e ai costi incrementali dell’innovazione la sanità vive costantemente in carenza di risorse e molte decisioni mediche sono influenzate dai condizionamenti esterni, spesso economici. Scegliere all’interno di risorse limitate non è una novità portata dalla pan- demia. L’intreccio tra l’aumento della domanda di salute, i costi dell’innova- zione e i limiti di bilancio rende quin- di necessario individuare dei criteri – non solo clinici – che sostengano la responsabilità di chi decide in condi- zioni di perenne scarsa disponibilità di risorse . Occorre adattare la Bianco-Gelli a una situazione imprevista. Le scelte del medico non sono dettate soltanto dai criteri clinici e dal rispetto dell’autode- terminazione: in base al diritto vigen- te, che prevede la responsabilità pro- fessionale come figura potenzialmente penale, il Sistema Sanitario Nazionale dovrà affrontare una pandemia lega- le, frutto della mancanza di previsioni giuridiche sulle questioni inerenti alla salute della collettività . È necessario allora definire quali limitazioni ai dirit- ti sono possibili nel rispetto della liber- tà della persona e quali sono i criteri etici, giuridici e deontologici per re- stituire serenità al medico. Tra questi, uno su tutti è abolire il valore penale della colpa professionale. antonio.panti@tin.it Pandemia, diritto e deontologia di Antonio Panti Hanno dietro e dinanzi e d’ambo i lati notai, procuratori e advocati Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, XIV, 84 Tra i problemi che affliggono la post-pandemia si è già manifestato quello giuridico, sia sul piano risarci- torio (le famiglie degli anziani dece- duti in RSA) sia su quello penale (le inchieste della magistratura). La pandemia, infatti, è senz’altro una stimolante occasione per i cul- tori del diritto: le procure sono al lavoro e gli avvocati affilano le armi. Un importante giurista ha tacciato alcuni suoi colleghi, fin troppo af- faccendati nel chiedere giustizia, di “accattonaggio legale”. Merita allo- ra tentare un’analisi dei fatti, spinti dalla curiosità e dalla preoccupazio- ne per la trasposizione della pande- mia all’interno dei tribunali. Questo evento eccezionale può esse- re stato affrontato con un certo ritar- do: molte decisioni prese in estrema fretta possono aver trascurato il con- senso, la carenza di risorse può aver posto tragici dilemmi, l’aspetto uma- no dell’assistenza può essere stato ne- gletto e la scarsità di protezioni può aver penalizzato medici e infermieri. Sono inoltre mancati tempo e risorse per le cure palliative, gli anziani non sono stati protetti e i medici sono stati costretti a tentare strade terapeutiche sconosciute. Una realtà che nessuno può ignorare o sottovalutare. L’intero personale ha operato in condizioni del Il colossale evento che stiamo vivendo provoca enormi guasti: lo sconvolgimento sociale, il danno economico, il costo della tecnica, l’aumento delle disuguaglianze. Su tutto domina il ricordo dei tanti, troppi morti per l’at- tacco di un minuscolo essere quando ormai credevamo scomparse le malattie infettive e il dominio sulla natura esente da paure. Non ha senso la discussione sul quotidiano: occorre affrontare il futuro che dipende da come sapremo prepararci anzi prevenire altri disastri, considerando l’uomo parte e non padrone del pianeta. Le mu- tazioni della nostra specie non ci hanno difeso dai germi tuttavia la scienza ci consente di vincere e, contro ogni regola darwiniana, di salvare i più fragili e i più vecchi. A. P.
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