Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5/2021 T OSCANA M EDICA 18 testatina quali à e professione la popolazione. Per questo motivo ab- biamo cercato di offrire un punto di riferimento, allestendo un’apposita centrale Info COVID-19. Si è avuto poi l’avvento degli screening di massa, con un lavoro mirato sulle scuole e sui territori a più alta crescita epidemica, spesso interessati dalle varianti virali. Proprio per garantirne il controllo, è stato previsto un sistema di traccia- mento ancora più accurato ed esteso. Oggi, con il fatto che ormai alle celebri “3 T” (Testare, Tracciare e Trattare) si è sommata la “V” di Vaccinare, il nostro impegno si è massimamente diretto a questo fine. L’allestimento della rete vaccinale e in particolare quello degli hub ha creato le premes- se organizzative per quell’estesa campagna di somministrazione che, nel momento in cui scrivo, pare finalmente in procinto di ac- quisire un’adeguata disponibilità di materia prima (i vaccini, ap- punto) per poter decollare. Purtroppo, non è ancora il mo- mento di fare bilanci. La strada per arrivare in fondo al tunnel appare infatti ancora lunga. Credo però che prima ancora di celebrare le nostre buone per- formances , l’atteggiamento più opportuno e già da ora possibile sia quello di iniziare a riflettere sui limiti e sulle difficoltà riscontrate, così da provare a disegnare traiettorie migliori per gli scenari futuri. Questi, in base al mio modo di vedere, potrebbero esserne i capisaldi: • pensare alla spesa per la sanità pub- blica non solo come a un costo, ma come a un investimento; • investire nella promozione della sa- lute e nella prevenzione collettiva per essere davvero lungimiranti; • prevedere standard di risorse calco- late sulla complessità demografica e territoriale; • arricchire l’articolazione e l’integra- zione professionale all’interno del Sistema Sanitario Nazionale; • definire modelli organizzativi con chances di carriera aperte a tutte le professioni, senza per questo com- prometterne la razionalità operativa. Le attività di prevenzione, individuali o collettive, riguardano tutti, non solo un grave deficit nella qualità e nella quantità delle risorse. Questo a causa della lunga stagione di sottofinanzia- mento della sanità pubblica, che si è particolarmente accanita proprio con- tro le attività di prevenzione, in osse- quio alla tradizione secondo cui esse tornano – brevemente – di moda solo all’indomani delle catastrofi. E così, quando nel primo autunno 2020 ha avuto inizio la seconda onda- ta, siamo finiti sott’acqua, con conse- guente affanno del sistema di traccia- mento, recuperato poi in corsa grazie all’integrazione di risorse professio- nali e tecnologiche e all’avvento di formule ad alta produttività, come le Centrali di Contact Tracing. A questo proposito, il reclutamento e la forma- zione dei giovani – studenti, ma an- che professionisti sanitari – che hanno dato energia alla nostra CCT presso la Fortezza da Basso di Firenze, ha co- stituito ed è ancora oggi una bellissima esperienza, carica di entusiasmo e de- siderio di contribuire al superamen- to di una situazione così critica. Una volta superato l’affanno e consolidato il tracciamento quotidiano del 100% della casistica, sono state progressiva- mente affiancate altre linee produtti- ve, come quella per la certificazione di fine isolamento e di informazione sull’universo COVID-19. La vorticosità dell’andamento epide- mico si è riflessa anche in una con- tinua evoluzione della produzione normativa e delle opzioni operative, fattori che hanno spesso disorientato contatti, all’adozione delle misure di isolamento e quarantena, alla sorve- glianza attiva. Pur nello sconcerto ge- nerale, c’era in quel periodo un clima di collaborazione, sia all’interno del sistema sanitario che fra la popolazio- ne. Quando ci mettevamo in contatto con i soggetti positivi era facile trovare cooperazione nella ricostruzione dei loro percorsi e spesso la nostra chia- mata era apprezzata, poiché inter- pretata come un segno di vicinanza. Eravamo tutti meno stanchi di ades- so e più motivati dalla prospettiva di un’uscita dall’epidemia in tempi rela- tivamente brevi. Oggi invece il clima è radical- mente mutato e spesso quel- la collaborazione è sostituita dall’insofferenza. Le indicazioni operative di allora sono ancora in gran parte attuali, ma certo di livello inferiore rispetto all’inter- venuta opportunità di preven- zione primaria, conseguente alla disponibilità di vaccini. Durante la prima ondata, è stato dato un grosso impulso alla creazione di un sistema informativo più evo- luto, che fortunatamente ha so- stituito i fogli Excel usati a lungo per gestire la casistica e fornire gli elementi fondamentali per prendere le decisioni. A ciò si aggiunge la grande attenzione all’a- nalisi epidemiologica, ovvero relativa all’andamento dei contagi, nel tentati- vo – a tratti chiromantico – di disegna- re curve e prospettive. Un urto, dunque, indubbiamente po- tente, che però abbiamo retto mas- simizzando l’impiego delle risorse, cronicizzando l’impegno straordinario full time e valicando sovente i confini delle competenze per poter dare co- munque una mano. All’interno dei dipartimenti di pre- venzione si è prodotta una grande mobilitazione, non solo dei servizi di igiene e di epidemiologia, ma anche delle risorse professionali ordinaria- mente preposte ad altre filiere (si veda lo schema sull’assetto organiz- zativo) che si sono concentrate nella gestione della pandemia. Tuttavia, con la crescita dei numeri, è pro- gressivamente affiorata l’evidenza di Vaccinarsi e vaccinare è un obbligo giuridico dei medici? Secondo i costituzionalisti il Parlamento può emanare una legge. Può essere qualificato come idoneità alla mansione? Il Garante si è pronunciato positivamente. Tutto ciò non interessa la professione. Chi ha giurato di “tutelare la salute individuale e collettiva” e di “garantire la sicurezza del paziente” sente la vaccinazione come obbligo morale e l’Ordine non può che agire in conseguenza
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