Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
T OSCANA M EDICA 5 / 2021 37 testatina qualità e prof sio e ficoltosi sia per il paziente che per la struttura . Alcuni trattamenti a basso impegno assistenziale posso- no essere eseguiti a domicilio, così come il follow-up oncologico (come esempio di medicina di iniziativa) può essere modulato tra lo specia- lista e il medico di medicina gene- rale. Troverebbero sicuramente una più logica collocazione territoriale la psiconcologia, la riabilitazione oncologica, il supporto nutri- zionale, il sostegno sociale e la promozione degli screening istituzionali o di quelli su ber- saglio di popolazione a rischio . Le esperienze fatte durante il periodo pandemico hanno inoltre rafforzato la necessità di una infrastruttura telemati- ca efficiente, in grado di for- nire una cartella clinica unica, alimentata da tutti gli attori e da tutti gli strumenti di col- loquio a distanza (televisite, teleconsulto, teleaudit ). Non si tratta ovviamente di creare due oncologie (quella territo- riale e quella ospedaliera), ma semmai di rafforzare l’unico dipartimento oncologico (al- largato anche ai caregiver e al volontariato), che disponga di più setting assistenziali quali nuove opportunità per decli- nare i PDTA. Con la Delibera Giunta Re- gionale n. 167 del 08/03/2021, la Regione Toscana ha affidato ad ISPRO la sperimentazione di una organizzazione territoriale per l’on- cologia secondo i criteri dello stu- dio di fattibilità. La sperimentazio- ne, che avrà la durata di un anno, si svolgerà su 3 AFT (una per ogni area vasta, con il coinvolgimento di oltre 300.000 assistiti) e, facendo riferimento a quanto sopra delinea- to, fornirà indicazioni oggettive per la realizzazione di un nuovo model- lo di integrazione ospedale/territo- rio per l’oncologia. g.amunni@ispro.toscana.it mondo così rilevante possa avere dei riferimenti strutturati soltanto nelle oncologie ospedaliere, in una fase in cui, peraltro, gli ospedali si caratterizzano sempre di più come strutture “per acuti”. La storia naturale del paziente on- cologico è fatta di brevi fasi ospeda- liere e di lunghi periodi territoriali e domiciliari, in cui non sempre si rilevano dei riferimenti strutturati, se non quelli del medico di medi- cina generale. Proprio da queste considerazioni nasce la proposta di una nuova organizzazione territo- riale per l’oncologia, che l’ISPRO ha portato in Regione e per la quale si sta avviando una originale speri- mentazione. Occorre prevedere la presenza di specialisti oncologici che operino sul territorio e lavorino in contigui- tà con il medico di medicina gene- rale e con l’oncologia ospedaliera. I letti di cure intermedie, il domicilio assistito e le articolazioni del chro- nic care model sono setting assi- stenziali in cui si può declinare una parte del percorso oncologico, evi- tando ricoveri inappropriati e dif- di incremento della domanda on- cologica, sia quantitativo (più casi, perché recuperati) che qualitativo (più casi in forma avanzata per dia- gnosi tardive). Occorre quindi partire proprio da questo scenario per ricostruire l’a- genda delle cose da fare fin da su- bito. Sicuramente sarà necessario garantire un rapido recupero degli screening non eseguiti, evitando così di portarsi dietro un fardello di mancate diagnosi precoci. Può essere questa l’occasione per rilanciare, anche sul piano comunicativo, nuovi livelli di adesione e di omogeneità sul territorio, insieme a esperien- ze innovative come l’auto-pre- lievo per il test HPV o l’in- dividuazione di più fasce di rischio per le neoplasie colo- rettali. Dovremo essere pronti ad accogliere gli approfondi- menti diagnostici rinviati per la sottovalutazione dei sintomi nel periodo pandemico. In questo ambito sarà centrale una sinergia tra gli specialisti oncologi e i medici di medici- na generale, per delle azioni congiunte di recupero di una casistica ancora non emersa. Ancora una volta torna cen- trale il tema della medicina territoriale e di una reale in- tegrazione ospedale-terri- torio anche per l’oncologia. In questo settore, nella fase pandemica, sono state sperimenta- te alcune esperienze che non solo hanno consentito il mantenimento della presa in carico del paziente oncologico fuori dall’ospedale, ma hanno, soprattutto, aperto la strada a un nuovo modello organizzativo stabile, da attuare una volta fuori dall’emergenza. In Italia ci sono 3.600.000 (cir- ca 210.000 in Toscana) casi pre- valenti oncologici (in terapia, in follow-up , guariti, cronicizzati), i quali esprimono bisogni molto ar- ticolati, che vanno dall’alta inten- sità assistenziale fino a domande prevalentemente di tipo sociale. Non è corretto pensare che questo “È possibile che siano giunti a guardare al di là del paziente, alla sua famiglia e ai suoi vicini… la classe medica non sta forse dimostrando… di avere almeno capito che per vincere la tubercolosi è necessario qualcosa di più del trattamento del singolo paziente, qualcosa di più dell’applicazione delle illuminate regole sanitarie?… Chiederemo alle massime autorità della giurisprudenza e della medicina di discutere i principi su cui lo Stato dovrebbe esercitare il suo potere per la tutela della salute… La campagna contro la tubercolosi deve essere estesa anche in questi ambiti” Dalla Prolusione di Edward Devine al I Congresso Internazionale contro la TBC Londra 1901
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