Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5/2021 T OSCANA M EDICA 48 testatina quali à e professione co-deontologici, che lo porteranno a continuare le cure pur in pre- senza di una prognosi infausta. A prevalere è sempre il concetto che qualsiasi decisione debba essere lontana da ogni autoreferenzialità e arbitrio, agendo il medico in piena libertà, ma nei limiti della scienza e della coscienza, in modo che ogni suo atto sia il più adeguato al suo “giudizio clinico ed extra-clinico” – ispirato sempre ai principi del Co- dice Deontologico – e al contempo eticamente giustificabile e respon- sabile. Tutto ciò tenendo conto an- che delle risorse disponibili e pur sempre privilegiando e salvaguar- dando la vita del proprio assistito. Così facendo, sono fatte salve le pregiudiziali di garanzia degli in- terventi anche sul piano dell’equità delle prestazioni. pimuzzetto@gmail.com propri dai rianimatori e intensivisti italiani, “per sollevare i clinici da una parte della responsabilità nelle scelte […] in un’ottica di massimiz- zazione dei benefici per il maggior numero di persone”. La valutazio- ne delle risposte date dai comitati etici d’oltralpe e dal Comitato Na- zionale di Bioetica (CNB) rimanda però sempre al valore della decisio- ne del medico, di per sé eticamente rilevante. Una situazione, quindi, che deve al- lontanare dai concetti di abbando- no o di scarto, privilegiando invece la scelta consapevole e condivisa delle cure verso chi debba essere seguito e curato in modo appropria- to, sulla base di una responsabilità che è in capo al singolo medico, al quale si deve la valutazione dell’i- doneità delle cure e l’eventuale accesso alla Terapia Intensiva. Egli dovrà operare secondo i canoni eti- Deontologico, con il tema dell’e- quità sociale e delle disuguaglian- ze di cura, ma anche con la stessa Costituzione, soprattutto riguardo al diritto alla salute. Ogni atto medico e ogni decisione intrapresa, pur richiamando al con- senso informato e all’autodetermi- nazione del paziente, sono sempre in capo al medico, anche quando il paziente stesso richieda una presta- zione inadeguata e oggettivamente non esigibile. Nella drammaticità degli avvenimenti, i medici sono responsabili di fronte alla richiesta di cure, ed estensivamente lo sono tutti coloro che a vario titolo sono impegnati a gestire l’emergenza e coloro che sono impegnati cli- nicamente in processi decisionali. L’ American Medical Association (AMA) ha espresso perciò i crite- ri che identificano i tre obiettivi primari della terapia medica, fatti Nel 1978 Guido Calabresi e Philip Bobbitt avviarono con Tragic choice la riflessione sul problema delle decisioni in carenza di risorse. Non nel triage di guerra, quando si deve scegliere sul campo di battaglia chi tentare di salvare, bensì, quotidianamente, si pone il problema dei vincoli alle risorse. Di fronte a farmaci che costano decine di mi- gliaia di euro, privi di dimostrate certezze, il medico può seguire la sua ispirazione o si atterrà a suggerimenti della scienza (e dell’amministrazione), di fatto indicazioni di comportamento? Valgono criteri clinici o anche extraclini- ci, quali la volontà del paziente o l’età “nel contesto della valutazione globale della persona malata” come scrive l’ISS? La FNOMCeO e la SIAARTI hanno concordato, nel giugno 2020, che “i criteri di accesso ai trattamenti … devono rispondere anche a esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse disponibili … in relazione al bilancio fra costi e benefici di ogni pratica clinica commisurata agli esiti prevedibili di salute. A tal fine si applicano criteri rigorosi, espliciti, concorrenti e integrati, valutati caso per caso …”. Ci si basa sulla prospettiva di sopravvivenza in condizioni ragionevoli che non si trasformino in inutili aggravi di sofferenza tecnocratica. I cittadini e i medici hanno ben compreso che la tutela della salute si attua laddove l’universalità del diritto è resa possibile dall’equità. Le decisioni dei medici non sono avulse dalla valutazione delle risorse disponibili; la giustizia distributiva discende dal principio deontologico dell’equità nell’uso delle risorse. A. P.
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