Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021

5/2021 T OSCANA M EDICA 54 testatina quali à e professione e lo scioglimento dei ghiacciai. I Big Data possono essere esaminati da so- fisticati sistemi di analisi statistica e, con l’aiuto dei cosiddetti supercom- puter , potranno essere molto utili nel processo di decision-making . Ritornando al titolo del nostro arti- colo, la pandemia che stiamo affron- tando dovrebbe diventare occasione per una riflessione comune sulla ne- cessità di sviluppare una nuova cul- tura medica, che superi le settoriali- tà specialistiche del passato. D’altra parte, OH non è poi una visione del tutto nuova: già nel XIX secolo, in- fatti, si iniziò a considerare la salute animale strettamente correlata con quella umana (Virchow-Osler). Più in particolare, il termine zoonosi fu coniato da Rudolf Virchow per indi- care tutte le malattie infettive che potevano essere trasmesse all’uomo in modo diretto o indiretto (vettori o alimenti), mentre William Osler indicò per primo quanto la veterina- ria fosse importante nella gestione della sanità pubblica. Oggi cono- sciamo tutti le zoonosi (febbre gial- la, rickettsiosi, brucellosi, amebiasi, toxoplasmosi, leishmaniosi, teniasi, schistosomiasi ecc.) e sappiamo che almeno il 60% delle malattie che colpiscono gli esseri umani è causa- to da patogeni presenti in altri ospi- ti che migrano fra specie diverse (pensiamo alla SARS, all’AIDS, ma anche alla malaria o a molte febbri emorragiche). Molte delle infezioni cosiddette emergenti sono dovute proprio a questo passaggio: il 70% sono infatti zoonosi (trasmesse an- che da vettori), favorite dai cam- biamenti climatici e dall’aumentata promiscuità tra l’ambiente selvatico e le grandi comunità urbane. Un esempio interessante di collabo- razione è quello tra il CERN ( Con- seil européen pour la recherche nu- cléaire) e il Centro One Health della Florida, relativo all’analisi di una moltitudine di dati archiviati per la valutazione dei fattori inquinanti sul- la gravità della malattia da COVID. La virologa Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, nel suo libro “Salute circolare. Una rivoluzio- ne necessaria” fornisce la ricetta per non trovarsi di nuovo ad annaspare in una futura pandemia: “ l’unica strada che abbiamo per non ricaderci mai più è la consapevolezza che viviamo all’interno di un sistema di cui fan- no parte persone, animali, piante e in generale l’ambiente in cui viviamo ”. L’impegno dei medici nella difesa della salute del pianeta Come è possibile che la classe medica non abbia compreso che la mancan- za di una visione OH ha molto a che fare con questa pandemia e che, so- prattutto, non riconosca il ruolo che può e dovrebbe avere sia nella sensi- bilizzazione dell’opinione pubblica sul tema della salute e dell’ambiente, sia nell’indirizzare i politici verso le scelte giuste? I medici dovrebbero preten- dere di sedere ai tavoli politici, dove verranno prese decisioni che condizio- neranno la salute negli anni a venire. E dovrebbero esserci non solo e non tanto perché ci troviamo a vivere un momento storico particolare nella sto- ria dell’umanità (un “epoca di cambia- mento”, come dice Papa Francesco), ma per il loro ruolo unico di “ponti” autorevoli e carismatici tra la popola- zione di cui sono chiamati a prendersi cura (i pazienti, che poi sono anche i “cittadini”) e le istituzioni. Forse non siamo del tutto responsabili del disastro ambientale che ci circon- da, ma i medici dovrebbero in ogni caso contribuire a dare una risposta e a orientarla nella direzione giusta, quella che consentirà di prevenire nei prossimi anni le possibili conseguen- ze patologiche derivanti dal cambia- mento climatico e dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e delle fonti ali- mentari. Forse è l’ora che il medico dica “la sua”, non solo su diagnosi e terapie, ma anche e soprattutto sulle cause e concause delle patologie che le determinano e dunque sulle inizia- tive da intraprendere per prevenirle. Dobbiamo comprendere che la bat- taglia sanitaria e la sfida climatica sono due facce della stessa meda- glia, un fatto che noi medici e tutto il comparto sanitario (inclusi i cit- tadini-pazienti) non possiamo più ignorare. È indubbio che le risposte a questa complessa e drammatica sfida ambientale dovranno giungere dai politici, ma spetta a noi il dovere etico e professionale di guidarle nella giusta direzione. L’Associazione Medici per l’Ambien- te ISDE Italia è nata e si è sviluppa- ta proprio con l’obiettivo di tutelare il benessere collettivo attraverso la salvaguardia dell’ambiente e la pre- venzione di tutte quelle condizioni ambientali capaci di provocare dei danni alla nostra salute. Essa ha in programma di realizzare nel biennio 2021/2022 un progetto di sensibilizzazione, rivolto ai medi- ci e agli studenti delle ultime classi degli Istituti Superiori della provin- cia di Firenze e di altre province sparse su tutto il territorio nazionale. Tale progetto ha l’obiettivo di tra- smettere conoscenze sulla relazione tra la salute e l’ambiente, partendo dall’inquinamento atmosferico e dal- le sue ricadute sulla nostra salute. La visione unitaria offerta dal modello OH è perciò quella corretta, ma è necessario anche fare in modo che i tanti progetti esistenti sulla carta si traducano in azioni concrete, in cambiamenti efficaci. Ecco allora che il coinvolgimento dei medici può rappresentare un elemento decisi- vo, affinché questa visione e i molti progetti in ponte possano trovare fi- nalmente una realizzazione proficua. Significative le parole della giornali- sta inglese Jessica Powell sul British Medical Journal , la quale, in relazio- ne alla crescente mobilitazione dei medici inglesi per ridurre l’impatto ecologico sull’attività medica quoti- diana, ha sottolineato come i medi- ci di famiglia possano a buon diritto essere considerati figure che meglio di altri possono guidare la risposta al cambiamento climatico. “I pazienti credono in noi”, afferma dr. Sivarajasingam, “Come medici di famiglia noi siamo educatori. Ogni giorno ricordiamo ai pazienti l’im- portanza dell’esercizio fisico, della pressione arteriosa o della depressio- ne. Perciò siamo già pronti anche per istruirli sul cambiamento climatico”. isde@isde.it

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