Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5 / 2021 T OSCANA M EDICA 64 testatina opinio i a confronto generale facendo superare il concet- to di medicalizzazione della società, permettendo alla Medicina di recu- perare un ruolo come scienza che dà un contributo importante alla gestio- ne del benessere socio-sanitario con un approccio integrato multisettoria- le negli ambienti di vita e di lavoro e un contributo importante alla pro- grammazione intersettoriale degli enti pubblici. GELLI - La pandemia ha indubbia- mente ampliato la necessità di raffor- zare l’“alleanza terapeutica”, lo stru- mento migliore per un buon risultato nella nostra attività professionale. È questo uno dei principi salienti della riforma sulla responsabilità profes- sionale. Non potrà esserci successo di cura senza un’alleanza fattiva tra professionista e paziente. La situa- zione di emergenza sanitaria ha reso ancora più complesso il rapporto ed ha rimesso in primo piano la neces- sità di maggiori elementi di tutela per i professionisti sanitari impegnati nella cura di pazienti COVID. Di- venta improcrastinabile continuare il lavoro sulle linee direttrici di questa legge, affinché si possa garantire la fiducia del cittadino verso il sistema sanitario e i suoi professionisti. Una corretta gestione dell’alleanza tera- peutica può portare a un giusto equi- librio tra la condizione che individua i professionisti sanitari come eroi e quella che li porta davanti alle aule di tribunale. ALTI - Mentre il rapporto personale con il proprio assistito ha conosciu- to una nuova valenza in termini di fiducia e riferimento, quello con la “scienza” o comunque il mondo scientifico o specialistico in par- ticolare ha visto, dopo un’iniziale deferenza, la comparsa di una rea- zione quasi di sfiducia nei cosiddetti “esperti”, contribuendo a creare un clima di incertezza sulle conoscenze scientifiche in generale. La scarsa cultura scientifica italiana, la poca propensione a comprendere le rego- le del metodo scientifico e la neces- sità di applicarlo prima di poter va- lidare una scoperta hanno generato perché è la base di un complessivo percorso di rilievo. Nel tempo si è stabilizzata in certe forme ed è indi- spensabile sottoporla a controllo in un’ottica di miglioramento continuo, rivedendo le forme stabilizzate che ora devono cambiare, tenendo conto sia dell’obiettività clinica che dell’im- portanza di un partenariato solidale fra curante e malato. Cambiando, il rapporto deve ne- cessariamente essere modificato secondo una linea etico-societaria; è indispensabile che ciascuno li- miti i propri interessi professionali (organizzazione, obiettivi, percorsi ecc.) per sposare un cambiamen- to di genere comportamentale che coinvolga tutti i soggetti interessati in sanità: se verrà effettuata, sarà una rivoluzione di idee e di compor- tamenti in cui intelligenza, acume e bene collettivo dovranno essere le uniche guide. La modifica del rap- porto medico-paziente (che si mani- festa giornalmente con immissione di nuove prestazioni e tentativi di riorganizzare il vecchio e il nuovo) incide necessariamente sul rapporto medicina-società. Questo è un mo- mento preoccupante perché le pro- fessioni non riescono a parlare fra loro e a sviluppare percorsi di pre- sa in carico dei pazienti. Di conse- guenza si rischia la perdita di fiducia da parte dei pazienti nel Sistema Sa- nitario Nazionale, una frattura che difficilmente potrà essere ricucita. DAMONE - Questa pandemia ha ri- proposto in maniera pressante la necessità di un rapporto tra medico e paziente improntato a qualità del- la relazione, necessità di empatia e miglioramento del rapporto globale. Naturalmente tutto ciò ridefinisce i rapporti tra medicina e società in professionale, comprendendo che l’una è integrativa dell’altra. Se non costruiamo un piano comune di com- portamenti non andremo lontano. Diventa necessario che i gruppi lavo- rino in integrazione, con aspirazioni comuni e prontezza a sacrifici iniziali condivisi in grado di condurre a solu- zioni definitive in tempi medi. Se i pro- fessionisti per primi non si impegnano nella costruzione di modelli operativi funzionali e collettivi allora perdiamo questo primo momento (che ormai dura da un anno) per collocarci nella giusta prospettiva. La pandemia è solo l’inizio di un problema. La medicina digitale può essere un supporto valido a decisioni determi- nanti per la riorganizzazione di un sistema in cui le risorse siano investi- te senza compiere l’errore di portare avanti progetti singoli che rischiano di potenziare quanto va cambiato e di non cambiare quanto è recuperabile e convertibile. Questo mio discorso che sembra filosofia dell’organizza- zione è la base determinante di un cambiamento: senza una via di uscita collettiva, le professioni rischiano di frammentarsi in soluzioni individuali che non porteranno mai a una riorga- nizzazione di sistema. TOSCANA MEDICA - A seguito della pandemia sta cambiando il rapporto tra medico e paziente e/o tra medici- na e società? TOSI - Il rapporto medico-paziente sta cambiando senza però linee di- rettive coerenti che, sì, lascino spa- zio al singolo professionista ma al contempo siano trasversali alle varie specializzazioni di interesse con- giunto e comune. La relazione fiduciaria di natura pro- fessionale ha un’importanza unica I medici sono a disagio… • la società si trasforma (perdita del principio di autorità) • la scienza evolve tumultuosamente (la medicina al tempo dell’ICT) • la sanità è sempre più complessa (impegna almeno il 10% del PIL) • il lavoro è sempre più parcellizzato (un solo paziente di fronte a decine di specialità) • il paziente vuole tempo per l’ascolto (la relazione come produttività)
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTA4Njg=