Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021
5 / 2021 T OSCANA M EDICA 68 testatina opinio i a confronto formazione-lavoro all’interno di tutta la rete sanitaria regionale. Per realiz- zare questo dovrebbero essere rivisti i piani di studio universitari secondo il concetto dell’apprendimento sul campo riducendo le ore dedicate alla teoria e allo studio individuale, cer- cando ovviamente un giusto equili- brio. I tirocini dovrebbero diventare momenti in cui lo studente apprende sul paziente le diverse materie clini- che e viene anche valutato durante il suo percorso formativo in un deter- minato reparto o servizio. TOSCANA MEDICA - Si può immagi- nare una relazione virtuosa tra me- dicina e mercato globale nell’uso dei farmaci e dei dispositivi; suggerite qualche soluzione per il conflitto di interesse? GELLI - I due mondi, della Medicina da un lato e del mercato dall’altro, devono poter coesistere e dialogare, con la consapevolezza e il rispetto dei ruoli di ciascuno. Il medico nel rispetto del proprio codice deonto- logico e le aziende nel rispetto delle regole di mercato. DAMONE - Il sistema sanitario non può prescindere dal confrontarsi con le tematiche dei farmaci e dei dispositivi, che insieme costituisco- no un capitolo molto importante di spesa, che tenderà a incrementarsi grazie alla ricerca e all’innovazione sul campo. Occorrono organismi di concertazione fra i diversi soggetti coinvolti, che definiscano regole di rapporti, criteri di appropriatezza d’uso, monitoraggio dei consumi, definizione di programmi di ricerca condivisi e definizione e monitorag- gio dei conflitti di interesse. ALTI - Nel 2019 (ricerca IQVIA) lo sviluppo nella ricerca nei farmaci era sostenuta per il 53% da farmaci biologici; le molecole tradiziona- li rappresentavano circa il 50% del mercato globale. In epoca COVID, lo sviluppo di nuove molecole spe- cialistiche si è rallentato, a benefi- cio della sperimentazione di nuove soluzioni vaccinali. Ma in ambedue i casi le scoperte farmaceutiche e la produzione si sono orientate verso il maggior profitto, a discapito delle popolazioni meno abbienti. Anche la delocalizzazione delle industrie farmaceutiche ha mostrato tutte le carenze di un sistema globale che non ha saputo resistere a logiche nazionali. Nei Paesi industrializzati si è assistito alla comparsa di logiche sovraniste con parcellizzazione de- gli strumenti terapeutici e dei vac- cini, mentre la scienza medica con- divideva risultati e scoperte, mentre i Paesi sottosviluppati sono rimasti senza risorse e senza aiuti. Si parla da più parti di togliere il brevetto ai vaccini anti-COVID o di bloccarlo per qualche tempo. Le implicazioni economiche, anche per altri farma- ci quali gli oncologici o i biologici per malattie croniche, sono molto importanti ma l’aspetto etico del problema riveste un’importanza che non può essere trascurata. L’ac- cesso alle cure, con un accurato bilanciamento tra appropriatezza e sostenibilità, dovrebbe essere l’o- biettivo di una relazione virtuosa tra Medicina e mercato globale, gover- nata da programmazione regionale e nazionale, capaci di superare le disuguaglianze terribili fra i Paesi sviluppati e quelli ancora ai margini dell’epoca moderna. TOSI - Il medico ha funzioni di sup- porto, controllo e verifica, gestione della produzione farmacologica e tecnologica; in queste funzioni vie- ne collocato dalle proprie capacità professionali, dal ruolo che occupa nel Sistema Sanitario Nazionale, dalle proprie ambizioni; egli è come un calciatore, una volta portiere, una difensore, una attaccante e tal- volta arbitro. Come è pensabile utilizzare un pro- fessionista in 100 funzioni e preten- dere che sia lui a programmare una “relazione virtuosa”? Una turnazio- ne sui ruoli intanto è uno dei mezzi che riducono possibili situazioni sul conflitto di interessi e ogni commis- sione, su indicatori preindividuati, esprimerà il proprio parere relativa- mente all’utilizzo o meno di un pro- dotto e alla quantità che è doveroso utilizzare. Il conflitto di interesse non è poi complesso da valutare, in- nanzitutto perché per avere conflit- to ci vuole l’interesse che si realizza con sponsorizzazioni congressuali, di natura assistenziale o ricerca uni- versitaria; di ricerca insomma con flussi di “denaro” che si muovono dall’industria all’utilizzatore dei far- maci, percorsi che, se impegnati, vengono sempre rilevati. MAGAZZINI - Credo non ci sia una ricetta tecnica per scongiurare in assoluto il problema del conflitto di interessi; so che se accettiamo di utilizzare farmaci e tecnologie che arrivano dal mercato, e non vedo come potremmo non farlo, dobbia- mo necessariamente collaborare e confrontarci con chi li produce, sia in fase progettuale che after mar- ket . Per farlo bisogna imparare a fidarci di più dei nostri professioni- sti; servono sì modalità applicabili e agili per la sorveglianza sul conflitto di interessi ma è altrettanto impor- tante evitare in ogni modo di pe- nalizzare le necessarie e inevitabili interazioni fra mercato e professio- nisti. In altre parole non possiamo continuare a sostenere che per far parte della commissione che stila un capitolato non devi aver parte- cipato ad alcun corso o congresso sponsorizzato né aver collaborato ad alcun progetto di ricerca clinica applicata sul tema o a qualunque altra iniziativa che preveda uno sponsor . Oltre a essere sostanzial- mente ipocrita, perché getta ombre di sospetto su attività che avvengo- no serenamente in tutto il mondo (conoscete qualche collega stranie- ro che abbia attraversato il pianeta per seguire i lavori di un congresso internazionale pagandoselo di tasca propria?), questa posizione si rivela dannosa, perché così facendo esclu- diamo i medici più competenti dalla possibilità di selezionare le dotazio- ni che poi dovremo tutti utilizzare. NOZZOLI - Non è sempre facile muo- versi in un mondo in cui aziende farmaceutiche e presìdi esercitano
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