Toscana Medica - Giugno-Luglio 2021

T OSCANA M EDICA 5 / 2021 71 testatina qualità e prof sio e ve sfide formative è la responsabilità a cui non ci si può sottrarre se si vuo- le continuare a garantire un’assisten- za di qualità ai malati, attraverso una nuova consapevolezza degli obiettivi che la formazione dei medici deve raggiungere. C’è un urgente biso- gno di ricerca clinica indipendente, per affrontare temi e problemi che assillano nuove generazioni di ma- lati, a cominciare da quelli affetti da malattie rare. C’è bisogno di rivedere trattamenti terapeutici in parte obso- leti o comunque scarsamente efficaci nel contrastare malattie sempre più complesse e spesso concomitanti. Accanto alla tradizionale competen- za clinica, che deve tendere verso una direzione sempre più speciali- stica, occorrerà mantenere fermo l’obiettivo di una formazione di base che consenta al medico di avere una visione del malato il più ampia pos- sibile. Ripensare totalmente i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e di formazione specialistica potrebbe essere una sfida difficile ma coraggio- sa: sarebbe auspicabile seguire altri modelli incentrati su un percorso for- mativo, per gli studenti di Medicina, comune per i primi anni e poi orien- tato al futuro specialistico in ospedali di formazione dove sarà per loro pos- sibile continuare poi a lavorare. Un mix virtuoso di passato e futuro . Sono questi i temi più importanti su cui la Scuola di Medicina è chiama- ta a riflettere, anche considerando le forti implicazioni di natura economi- ca e l’ormai indifferibile necessità di ripensare gli assetti organizzativi del- la salute, con l’obiettivo di una sanità sostenibile e accessibile. A proposito di ricerca. Siamo proprio sicuri che la ricerca scientifica sia in- dipendente? Attualmente il 92% del- le pubblicazioni scientifiche, anche su riviste di grande prestigio, sono “sostenute” dalle case farmaceutiche e molti medici e scienziati illustri che spesso redigono linee guida interna- zionali hanno enormi conflitti di in- teresse, anche se dichiarati. Nessuna insinuazione, ma una piccola rifles- sione va fatta. pcdattolo@gmail.com Negli anni ’90 i corsi di Medicina cercarono di passare non senza re- sistenze e difficoltà (peraltro tutto- ra presenti) da un approccio teacher centered a uno student centered . Sembrava una rivoluzione coperni- cana: mettere al centro dell’univer- so formativo non il maestro che in- segnava, ma lo studente che doveva apprendere. Oggi tutto ciò appare certamente utile, ma decisamen- te insufficiente. In uno scenario nel quale prepotentemente entrano la prevenzione e la riabilitazione, è fondamentale promuovere una mentalità capace di valorizzare la relazione con il paziente: servono nuovi modelli di comunicazione, che facciano partecipare il pazien- te a tutto il processo di tutela e di cura della sua salute . In altri ter- mini, occorre fare un passo avanti e integrare il modello student cen- tered con quello patient centered o, ancor meglio, con un approccio che anticipa lo status di malato e di malattia. Si pensi a tal riguardo alla Medicina Genetica e alla possibilità nei prossimi anni di disporre di pro- fili di rischio sulla base di un esame del genoma individualizzato. Si pensi a come già sono cambiate alcune modalità relazionali impor- tanti, perché cresce la conoscenza e la cultura medica del cittadino che cerca sul web risposte ai suoi dub- bi e alle sue paure, prima ancora di sottoporli al medico. Non si accon- tenta delle proposte del medico e cambia medico con grande facilità quando ciò che ascolta non è di suo gradimento nella sostanza o anche semplicemente nel modo. È il nuo- vo paziente esperto con cui molti medici non riescono a stabilire la giusta relazione di empatia, per ot- tenerne l’indispensabile compliance al trattamento. Eppure, è proprio con questa convergenza di fatto- ri che avrà a che il fare il medico che dovremo formare nel corso di studio di Medicina e Chirurgia dei prossimi anni. Risulta quindi evidente che nei pros- simi anni sarà inevitabile progettare un cambiamento strategico della for- mazione dei medici. Cogliere le nuo- zionato nei singoli sistemi sanitari regionali. Probabilmente le respon- sabilità sono a livello sia nazionale sia regionale sia delle associazioni di categoria, che hanno spinto per un modello dimostratosi inadeguato, solo in parte accettando le proposte di casa della salute e medicina terri- toriale di aggregazione . L’inadeguata risposta al dilagare dell’infezione da COVID-19 è la dimostrazione che in tema di pre- venzione e cure primarie abbiamo perso almeno 10 anni. Questo è il risultato del mancato rilancio sia dei temi di prevenzione collettiva che di una reale integrazione tra medi- ci di medicina generale, strutture ospedaliere e operatori del Sistema Sanitario Nazionale. L’epidemia in- segna che il sistema ospedaliero è in grado di rispondere alle emergenze sapendo mobilitare mezzi, persona- le e iniziative. L’opposto di quanto hanno dimostrato i servizi di pre- venzione a livello nazionale e regio- nale e il sistema di cure primarie. E questo nonostante il valoroso esem- pio di tantissimi medici di famiglia che hanno sacrificato la propria vita per fare il proprio lavoro e dare l’as- sistenza che potevano. Servono proposte che vadano oltre le recriminazioni. Potrebbe essere utile attribuire allo Stato la compe- tenza esclusiva in tema di sanità e protezione civile; adeguare il finan- ziamento per la sanità con l’indica- zione di un valore rispetto al PIL sotto cui non scendere; realizzare una reale integrazione tra i medici di medicina generale per creare mo- delli territoriali multiprofessionali e multidisciplinari; reintrodurre negli ospedali e nei servizi sanitari degli organici predefiniti superan- do la formulazione delle dotazio- ni organiche attraverso cui si sono drammaticamente impoverite le consistenze numeriche di reparti e divisioni. Superare i modelli ormai fallimentari di ospedali per intensi- tà di cure e dare spazio alle specia- lizzazioni magari in chiave moder- na, progettando ospedali con letti di area e cogestione specialistica delle complessità delle patologie.

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