Toscana Medica - Marzo 2021
T OSCANA M EDICA 3 / 2021 9 testatina qualità e prof sio e In conclusione, appare ormai evidente che è necessario escludere dalla vacci- nazione con Pfizer, almeno in questa fase, i soggetti che hanno già avuto l’infezione COVID per almeno tre di- versi ordini di motivi: 1) perché questi soggetti sono già protetti; 2) perché l’induzione di una risposta anticorpa- le eccessiva potrebbe anche risultare dannosa; 3) perché ciò consentirebbe un risparmio delle dosi di questo vac- cino così prezioso, in quanto decisa- mente protettivo nei confronti dello sviluppo non solo della malattia, ma anche dell’infezione. Tuttavia ritengo che quest’ultima considerazione com- porti implicazioni così importanti da richiedere una trattazione specifica. sergio.romagnani@unifi.it dose di vaccino e ciò suggerisce che una seconda dose potrebbe provo- care addirittura la produzione di an- ticorpi a bassa affinità, un fenomeno già noto per altri tipi di virus, che po- trebbe causare una antibody depen- dent enhancement (ADE) reaction in caso di successiva nuova esposizione all’infezione naturale. In una recente conferenza stampa, tenutasi a Palazzo Strozzi, il professor Gian Maria Ros- solini, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia di Careggi (Firenze), ha riportato i dati ottenuti su 100 sanitari dell’area Vasta Centro, i quali dimostrano che la risposta an- ticorpale negli ex-malati di COVID è altissima sin dopo la prima inoculazio- ne di vaccino Pfizer, tanto da assicura- re una copertura completa. ricordare che secondo un rapporto di EudraSurveillance il numero delle reazioni avverse da vaccinazione anti- SARS-CoV-2 registrate in Italia risulta superiore di almeno 5 volte rispetto a quello registrato in Spagna e di ben 7 volte rispetto a quello registrato nel Regno Unito, in Olanda, Germania e Francia. Non credo che questa diffe- renza straordinaria sia solamente do- vuta alla vaccinazione indiscriminata condotta nel nostro Paese includendo anche i soggetti già infettati, ma cer- tamente questo può essere uno dei motivi per spiegare una simile diffe- renza. In un’ulteriore pubblicazione da parte di un gruppo immunologico italiano si è osservato che i soggetti già sieropositivi sviluppano una robusta risposta anticorpale già dopo la prima lettere al direttore pongono a dura prova la comprensio- ne non solo da parte del cittadino, ma anche dello stesso operatore sanitario. A seconda del contesto la “NET” rappresenta la “Nutrizione Enterale Totale” o il “Tumore Neuroendocrino”. In ambito neurologico i “BPSD” sono i “ Behavioral and Psycological Symp- toms of Dementia ”, la “PRES” è la “ Posterior Reversible Encephalopa- thy Syndrome ” e la “MOCA” indica il “ Montreal Cognitive Assessment ”. In cardiologia l’“EVAR” rappresen- ta la “Riparazione Endovascolare dell’Aneurisma Aortico”, la “SVAO” è la “Sostituzione Valvolare Aortica”, il “MINOCA” è il “ Myocardial In- farction with Non-Ostructive Coro- nary Arteries ”, il “BRAO” vuol dire “ Branch Retinal Artery Occlusion ”. In pneumologia “NSIP” indica la “ Non-Specific Interstitial Pneumo- nia ”. In epatologia la “NASH” sta per “SteatoEpatite Non Alcolica”. Per il senologo “CAC” vuol dire “Complesso Areola-Capezzolo” e “CDIS” significa “Carcinoma Dutta- le In Situ”. Gli esempi potrebbero andare avanti molto a lungo. L’abbreviazione è utile per chi scrive, ma costringe a un in- trigante prolungamento nell’attività di chi legge. Ai nostri giorni ipertecnolo- gici, se proprio si volesse risparmiare tempo, meglio sarebbe utilizzare le app di dettatura vocale, che offrono i più recenti sistemi operativi dei com- puter . L’“abbreviologia” appare una neodisciplina assolutamente depre- cabile, che nei suoi eccessi dovrebbe trovare un apposito divieto nel nostro Codice Deontologico. fernando.prattichizzo@inps.it Abbreviazioni di Fernando Prattichizzo Fernando Prattichizzo Specialista in Cardiologia. Specialista in Immunoematologia. Specialista in Medicina Interna, Rete Ambulatoriale Misericordie d’Italia, Empoli Il lessico medico è ricco di abbrevia- zioni, soprattutto derivate dalla lette- ratura internazionale in lingua inglese. Le abbreviazioni consentono indiscu- tibilmente un risparmio di tempo, ma dovrebbero essere utilizzate soltanto all’interno di un articolo scientifico o di una relazione medica dopo aver chiarito il significato dell’abbrevia- zione alla sua prima enunciazione. Secondo l’articolo 26 del Codice De- ontologico il medico redige la cartella clinica con completezza, chiarezza e diligenza. L’utilizzo di abbreviazioni può certamente compromettere la chiarezza della cartella clinica. Circa il 5% degli errori in terapia si verificano per l’utilizzo di abbreviazioni, per cui si raccomanda di limitare l’uso di ab- breviazioni, acronimi, sigle e simboli a quelli standardizzati, secondo la rac- comandazione numero 18, emanata dal Ministero della Salute nel settem- bre del 2018. Si assiste a una vera pro- liferazione di sigle, acronimi e abbre- viazioni nei più disparati contesti, che
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