Toscana Medica - Ottobre 2021
7 / 2021 T OSCANA M EDICA 26 testatina opinio i a confronto stanziale a seconda che vengano se- guiti da un singolo medico oppure da gruppi multidisciplinari comprenden- ti chirurghi, oncologi, patologi, radio- terapisti, esperti di terapie locoregio- nali e via discorrendo. Si tratta spesso di malati con la necessità di presta- zioni di cura di nicchia che possono essere assicurate solamente in centri che affrontano annualmente casisti- che importanti, come nel caso dell’ap- proccio chirurgico alla malattia. Per questo la regia di cui parlavo prima deve essere in grado sia di canalizzare i pazienti verso i centri più appropriati che di gestirli a livello del territorio, dopo avere organizzato a ogni livello adeguate azioni di screening e pre- venzione. Realizzare un PDTA come sta in questo periodo accadendo in Toscana per quanto riguarda i tumori del tratto gastrointestinale superiore (compreso quindi l’epatocarcinoma) non vuole dire operare solamente uno sterile esercizio di scienza ma creare occasioni di approfondimento, condi- visione e discussione tra tutti i profes- sionisti a vario titolo impegnati nella cura di questi malati. ANTONUZZO - Anche secondo la mia esperienza è molto importante cerca- re di avvicinare quanto più possibile il territorio all’ospedale e viceversa, creando canali di comunicazione ad hoc tra questi due setting assistenziali nel tentativo auspicato di far passare ai pazienti quanto più tempo possibile nel primo e tanto meno nel secondo. L’informatica certamente può forni- re un aiuto assai significativo, come dimostra ad esempio l’esperienza di Careggi, dove attraverso la cartella elettronica gestita dalla piattaforma ArchiMed i medici di famiglia, in presenza di adeguato consenso infor- mato, possono accedere ai dati rac- colti durante il ricovero del proprio paziente in ospedale e confrontarsi direttamente con i colleghi che l’han- no in carico. Adesso si tenta di esten- dere questa modalità di comunica- zione tra medici anche all’interno dei GOM (Gruppi Oncologici Multidi- sciplinari) per consentire al medico curante di rapportarsi velocemente con tutta l’ équipe multispecialistica to a un quadro ecografico fortemen- te sospetto per neoplasia di fegato. AMUNNI - Alcune considerazioni partendo dagli interventi preceden- ti. È assolutamente necessario fare un salto di qualità nell’organizzazio- ne di differenti percorsi di diagnosi e cura, valorizzando al massimo ap- punto il percorso rispetto alla sin- gola prestazione in esso contenuta e l’Oncologia ben si presta alla cre- azione di PDTA ben congegnati e altrettanto ben realizzati. È necessario poi abbattere il muro che divide l’ospedale dal territorio, in considerazione del fatto che il per- corso di diagnosi e cura dei pazienti è molto spesso fatto di brevi ricoveri caratterizzati da elevati bisogni assi- stenziali e di lunghe permanenze a domicilio in carico per lo più ai medi- ci di medicina generale. Ebbene, bi- sogna che tutti gli operatori abbiano ben chiaro il concetto che in questo scenario complesso la regia non può che essere una sola e che tutti rispon- dono a scelte di diagnosi e cura de- clinate tuttavia su setting assistenziali diversi, alcuni basati in ospedale e al- tri gestiti invece sul territorio. Senza poi dimenticare che alcuni passaggi dei percorsi correttamente struttura- ti possono finire per condizionare la prognosi più dei farmaci e delle sin- gole prestazioni. Anche nel caso della patologia tumo- rale del fegato, una volta affrontate le questioni della prevenzione e della diagnosi si arriva a parlare di terapia e ormai sappiamo che la prognosi di questi pazienti cambia in maniera so- della valutazione periodica dei valo- ri delle transaminasi in un paziente affetto ad esempio da steatosi o cir- rosi epatica, per avere queste infor- mazioni il medico di famiglia deve compilare una richiesta motivata, altrimenti l’esame finisce in fascia C e quindi a carico totale del paziente. In questa situazione è ovvio che il professionista possa avere qualche perplessità dovendo richiedere uno studio laboratoristico più approfon- dito della funzionalità del fegato, un’ecografia oppure addirittura ac- certamenti di livello più avanzato. Inoltre non bisogna poi dimentica- re che i tempi attuali di prenotazio- ne tramite CUP per la diagnostica e per le consulenze specialistiche epa- to-gastroenterologiche non aiutano certamente! MARRA - Anche nel campo della pa- tologia epatica il rapporto continuo e partecipato tra medicina di base e specialisti rappresenta un momento di fondamentale importanza per la migliore gestione condivisa di que- sti pazienti. Nonostante molto si sia fatto per creare momenti e occasio- ni di comunicazione tra professioni- sti, purtroppo bisogna riconoscere che ancora assai spesso i contatti vengono stabiliti sulla base di rap- porti e conoscenze interpersonali tra colleghi. In questa situazione di fondo lo specialista poi può trovarsi a dover a fare in prima persona una sorta di triage per decidere quali pa- zienti vedere prima di altri: è ovvio che un’ipertransaminasemia datante mesi avrà una priorità minore rispet-
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