Toscana Medica - Ottobre 2021

7 / 2021 T OSCANA M EDICA 28 testatina opinio i a confronto Le cose sono cambiate con il tempo e possiamo oggi disporre di trattamen- ti di prima, seconda e anche terza linea. Recentemente vantaggi assai signi- ficativi sono stati riportati con l’im- piego della combinazione di due anticorpi monoclonali: atezolizu- mab, con azione immunoterapica inibitore del recettore PD-L1 e be- vacizumab, dotato invece di azione antiangiogenetica. Più in dettaglio, atezolizumab espli- ca la propria attività legandosi selet- tivamente al ligando 1 del recetto- re di morte cellulare programmata ( Program Death - Ligand 1 , PD-L1) e inibendo il segnale immunosop- pressivo derivato dall’interazione di PD-L1 con i recettori Pd-1 e B7.1 situati rispettivamente sui linfociti T attivati e sulle cellule che presenta- no l’antigene. Bevacizumab è invece un anticorpo monoclonale che si lega al VEGF ( Vascular Endothelial Growing Factor , fattore di crescita dell’en- dotelio) ostacolando la formazione e proliferazione di nuovi vasi sangui- gni nella massa tumorale e in questo modo rallentandone modo la cresci- ta e la diffusione. La ricerca ha messo a confronto questa associazione con lo standard di riferimento, sorafenib (inibitore della tirosinchinasi), dimostrando un vantaggio di efficacia importante so- prattutto per quanto riguarda il tem- po di progressione della malattia e le percentuali di sopravvivenza. La combinazione atezolizumab/ bevacizumab, che ha garantito in alcuni casi addirittura la scomparsa della malattia con evidenti benefici per i pazienti, rappresenta pertanto uno strumento di grande interesse terapeutico il cui impiego, una volta approvato in Italia, potrà certamen- te diventare lo standard di cura per l’epatocarcinoma. MAZZEI - La ricerca di farmaci siste- mici attivi in questo tipo di tumore ha riguardato principalmente molecole con bersagli molecolari compren- denti la via del segnale VEGF quali gli inibitori di tirosinchinasi: il primo siasi decisione medica, chirurgica o di radiologia interventistica, dopo il trattamento primario (che se con- dotto in ambito chirurgico ci ha per- messo di ottenere la tipizzazione mo- lecolare del tumore) e al momento dell’eventuale ripresa della malattia. Questi concetti che a noi oggi sem- brano tutto sommato abbastanza ovvi in realtà hanno avuto bisogno in pas- sato di lunghe e accese discussioni e di precise valutazioni concettuali pri- ma di esseri accettati e condivisi da tutti professionisti dei GOM. TOSCANA MEDICA - Approfondendo la questione della terapia, recenti acquisizioni hanno dimostrato che le percentuali di sopravvivenza dei pazienti con epatocarcinoma in fase avanzata e non più operabili possono essere aumentate con un approccio immunoterapico. Di cosa si tratta? ANTONUZZO - Fino a una quindicina di anni fa l’epatocarcinoma era una malattia sostanzialmente “orfana” dal punto di vista delle possibilità di cura a causa della sua elevata resistenza nei confronti dei trattamenti che- mioterapici sistemici. Qualche suc- cesso era stato in seguito raggiunto dall’introduzione dei primi farmaci tirosinchinasi inibitori, anche se non bisogna dimenticare che gli studi re- gistrativi li confrontavano con il pla- cebo proprio perché all’epoca non erano disponibili alternative di una qualche efficacia. pazienti in sorveglianza ecografica, al contrario l’oncologo spesso ha ri- ferito il paziente con situazioni mol- to più avanzate. Ogni specialista che partecipa al GOM vi contribuisce quindi con il proprio approccio per- sonale basato sull’esperienza e sulla specifica competenza professionale. Il valore aggiunto del GOM deriva proprio dalla possibilità di avvalersi del contributo multidisciplinare nella discussione del singolo caso clinico. ANTONUZZO - Nei GOM inoltre si realizza un altro momento di fonda- mentale importanza nella gestione dei pazienti con malattia neoplastica, cioè la ridiscussione del caso dopo l’esecuzione di una determinata te- rapia e la successiva strategia da se- guire proprio alla luce dei risultati ottenuti in precedenza. AMUNNI - La creazione dei GOM ha rappresentato una pietra miliare nell’evoluzione della moderna On- cologia e dei suoi schemi organizza- tivi e gestionali. Vorrei sottolineare a questo proposito due punti. Il primo è che l’attività dei componenti del gruppo deve essere contestuale e non organizzata in modo che i singoli specialisti vengano coinvolti cronolo- gicamente uno dopo l’altro. Il secon- do si riferisce al fatto che qualsiasi valutazione multispecialistica deve essere fatta a momenti ben precisi del percorso di diagnosi e cura, in particolare prima di prendere qual-

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