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16 QUALITÀ E PROFESSIONE
dentemente coperte). Sembra incredibile, ma purtroppo gli echi di tale pubblicazione, basata su 12 casi presunti, senza alcuna valutazione statistica, senza gruppo di controllo e senza una metodologia attendibile, continuano anco- ra oggi a sentirsi, nonostante lo studio sia stato ritirato, Wakefield condannato e, cosa assai più importante, siano ormai ampiamente disponibi- li ricerche enormemente più attendibili che han- no riguardato prima gruppi di 500 bambini, poi di 10.000, poi di 500.000 ed infine di oltre 14 milioni di bambini, senza che alcuna relazione tra vaccino MMR e autismo sia mai stata rilevata in nessuno studio al mondo (Figura 2).
I casi che abbiamo descritto sono in gran parte avvenuti negli Stati Uniti e non è pertanto sorprendente che da lì stiano partendo inizia- tive tese a contrastare il fenomeno della non riproducibilità dei dati. I vertici dell’NIH hanno pubblicato le loro riflessioni sulla rivista Natu- re (FS Collins and LA TabaK: NIH plans to en- hance reproducibility, Nature. 2014 January 30; 505(7485): 612–613 http://www.ncbi.nlm.nih. gov/pmc/articles/PMC4058759/). La loro con- vinzione è che alla base della irriproducibilità dei dati non vi sia necessariamente un compor- tamento scorretto o fraudolento da parte dei ricercatori; infatti, nel 2011 l’Ufficio per l’Inte- grità della ricerca dell’ US Department of Health and Human Services ha perseguito solo 12 casi riferibili a frode (http://go.nature.com/t7ykcv). Anche considerando che questi casi siano sot- tostimati, è loro convinzione che il numero sia comunque trascurabile rispetto alle centinaia di migliaia di articoli pubblicati ed eseguiti in modo corretto ogni anno. I fattori che contribuiscono al problema della mancanza di riproducibilità sono secondo loro altri: lo scarso training dei ricercatori a progettare un adeguato disegno sperimentale e a eseguire una autonoma analisi statistica, l’enfasi su affermazioni provocatorie piuttosto che sui dettagli tecnici, il fatto che spesso le pubblicazioni non riportano informa-
Figura 1
zioni essenziali per riprodurre il protocollo spe- rimentale. Per continuare ad essere competitivi nel loro settore, i ricercatori tendono infatti a tenere nascoste quelle “ricette segrete” che per- mettono ai loro esperimenti di funzionare, ma che li rendono di fatto irripetibili, impedendo così il progresso scientifico basato sui loro dati. Da non trascurare infine il già citato fatto che è difficile pubblicare risultati negativi o anche solo confirmatori.
L’NIH ha per questa ragione recentemente messo in atto una serie di azioni per contrastare e invertire questa tendenza alla non riproduci- bilità del dato. Anche alcuni giornali scientifici, coscienti del problema, hanno intrapreso azioni in questo senso: PLoS One ha lanciato un pro- gramma (Reproduciblity Initiative) attraverso il quale gli scienziati possono chiedere che il pro- prio lavoro sia validato da laboratori indipen- denti, programma in parte finanziato da fonda- zioni senza scopo di lucro. Nature ha elaborato una checklist in 18 punti da soddisfare per fa- vorire la riproducibilità; inoltre obbliga a depo- sitare online tutti i dati originali su cui si basa lo studio, e di renderli disponibili a richiesta.
Ma quello che ci piace sottolineare è la chia- mata che i vertici dell’NIH hanno fatto a tutti gli attori (università, industria, società scientifiche, case editrici ecc) a fare la loro parte assumen- dosi la responsabilità dei propri comportamenti. In quest’ottica, sembra molto appropriato il ri- chiamo alle università (solo quelle statunitensi?) a riconsiderare i loro sistemi di incentivazione e progressione delle carriere. L’enfasi sull’incre- mentare il numero delle pubblicazioni, ha favo- rito infatti la rapida sottomissione dei dati otte- nuti senza troppo preoccuparsi della loro repli- cabilità. Tale invito alle università è chiaro e forte e recita testualmente: University promotion and tenure committees must resist the temptation to use arbitrary surrogates, such as the number of publications in journals with high impact factors, when evaluating an investigator’s
Toscana Medica 4|2015


































































































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