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34 RICERCA E CLINICA
MARCO O. BERTELLI, MICAELA PIVA MERLI1, NICCOLÒ VARRUCCIU2
Evoluzione della salute mentale dei disturbi dello sviluppo intellettivo e dello spettro autistico
Marco O. Bertelli, Psichiatra e psicoterapeuta, Direttore CREA - Centro di
Ricerca e Ambulatori
- Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze, Presidente European Association for Mental Health in Intellectual Disabilities - EAMH-ID
Nel nuovo manuale diagnostico e statistico americano dei disturbi mentali (DSM-5) il ritardo mentale è stato ridefinito col termine “disabilità intellettiva/Disturbo dello Sviluppo Intellettivo (DSI)” e collocato in un raggruppamento meta- sindromico, o meta-strutturale, denominato “disturbi del neurosviluppo”. Il gruppo include condizioni con insorgenza in età evolutiva, tipi- camente precoci, spesso precedenti l’ingresso a scuola e caratterizzate da deficit di sviluppo che producono compromissioni del funzionamento personale, sociale, scolastico o occupazionale. Il deficit spazia da limitazioni molto specifiche dell’apprendimento e del controllo delle fun- zioni esecutive a una compromissione globale delle abilità sociali o dell’intelligenza.
Nella popolazione con Disturbo dello Svi- luppo Intellettivo la prevalenza di disturbi psi- chiatrici è circa 4 volte più alta di quella della popolazione generale. Anche le condizioni sub e paracliniche, quali problemi emotivi, compor- tamentali, interpersonali o d’adattamento sono estremamente frequenti e possono giovarsi di un intervento specialistico. Nonostante tali evi- denze gli individui con Disturbo dello Sviluppo Intellettivoche ricevono una precisa diagnosi di disturbo psichiatrico o entrano in percorsi di supporto psicologico rappresentano solo una piccola parte di tutti quelli che vengono in con- tatto con un servizio di psichiatria o di psicolo- gia clinica.
La diagnosi psichiatrica, già complessa nel- la popolazione generale, diviene di ancor più difficile attuazione nella persona con Disturbo dello Sviluppo Intellettivo, soprattutto nei gradi grave e gravissimo, dove le normali capacità co- municative sono fortemente limitate o assenti. La valutazione s’incentra spesso sull’osservazio- ne diretta dei comportamenti e sulle modalità d’interazione con l’esterno, attraverso la cono- scenza contestualizzata delle variazioni del fun- zionamento di base e delle modalità espressive abituali.
In molti psichiatri o in medici di altra spe- cialità l’incertezza diagnostica sulle alterazioni psico-comportamentali viene frequentemente
risolta con un’attribuzione di causalità al Di- sturbo dello Sviluppo Intellettivo, e induce a prescrizioni farmacologiche improprie o aspeci- fiche, con prevalente valore ansiolitico. Di fron- te a un inquadramento diagnostico ambiguo la persona malata e i suoi familiari sviluppano ul- teriori difficoltà psicologiche, le problematiche burocratiche aumentano e lo staff di cura, privo di un razionale d’intervento, perde d’efficacia nel suo operare quotidiano.
Una delle cause, o forse delle conseguen- ze, di tale misconoscenza della psichiatria è la carenza di personale sanitario con formazione specifica. A oggi soltanto un paio di decine di specialisti sul territorio nazionale sembra aver acquisito quelle conoscenze fondamentali alla correttezza delle pratiche quotidiane, come l’e- sistenza di strumenti di screening diagnostico, di linee guida per la gestione farmacologica dei comportamenti problema o addirittura di adattamenti dei manuali diagnostici per la po- polazione generale. L’adattamento dell’ICD-10, denominato DC-LD (Diagnostic Criteria for Learning Disabilities), è stato prodotto dal Royal College of Psychiatrists nel 2001 e quello del DSM-IV-TR, denominato DM-ID (Diagnostic Manual for Intellectual Disability) è stato pro- dotto dalla National (Stati Uniti d’America) As- sociation for Dual Diagnosis nel 2007.
Oltre alla rilevazione della compresenza di problemi psichiatrici, una difficoltà rilevante per il clinico del Disturbo dello Sviluppo Intellettivo è la valutazione della differenziazione o co-oc- correnza con gli altri disturbi del neurosviluppo, che infatti si presentano spesso insieme. Ciò è particolarmente vero per i Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), che rappresentano il disturbo comorbide più frequente.
La prevalenza dei Disturbi dello Spettro Au- tistico ha raggiunto oggi tassi paragonabili a quelli di vere e proprie epidemie, superando addirittura, in un recente studio dell’Università di Yale, il 2%. La crescita esponenziale di questi disturbi è almeno in parte attribuibile alla nuo- va classificazione DSM-5, dove anche le forme atipiche o Non Altrimenti Specificate (NAS), sia
1 Psichiatra e psicoterapeuta, ricercatore CREA - Centro di Ricerca E Ambulatori - Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze
e L’Agorà D’Italia (Arezzo), Dottorando in Neuroscienze - Università degli Studi di Firenze
2 Psicologo, ricercatore CREA - Centro di Ricerca E Ambulatori - Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze.
Toscana Medica 6|2015


































































































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