Page 4 - Toscana Medica
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4 LE COPERTINE DI TOSCANA MEDICA
FEDERICO NAPOLI
Sciltian
e l’illusione
della realtà
Quasi cento anni fa, in un mondo in sommovimento – la prima guerra mondiale, il tracollo della Belle Epoque e di un’in- tera società, la Rivoluzione d’ottobre –, l’Italia con il trascorso della sua classicità appare agli occhi di un fuggitivo, Gregorio Sciltian, come un approdo sicuro, il luogo ove potere riallaccia- re il difficile presente ad un tranquillizzante passato.
Proveniente da una famiglia armena russa (nasce a Rostov sul Don nel 1898), già con alle spalle una giovanile produzione di sapore cubo-futurista, fuggito dopo la Rivoluzione (1919) e trasferitosi prima a Costantinopoli, poi a Berlino dove si sposa,
Gregorio Sciltian, I vagabondi, 1943
Sciltian giunge infine in Italia nel 1923 e qui ritrova un’ispira- zione formale classica.
Una selezione di quanto il pittore realizzerà successivamen- te fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1985, trova ora ospi- talità a Villa Bardini di Firenze nella mostra titolata “L’illusione di Sciltian.
Inganni pittorici alla prova della modernità”.
Personaggio isolato, anche se in parallelo alla produzione di altri artisti, come Giorgio De Chirico, oppure in contrasto contenutistico, ma formalmente similare a certe opere corali di Renato Guttuso – tali accostamenti qui suggeriti si ritrovano nella mostra fiorentina –, il pittore russo naturalizzato italiano trova certe affinità con il gruppo dei Pittori moderni della realtà, fra i quali Annigoni, i fratelli Bueno, Alfredo Serri: tutti riuniti da un preciso atteggiamento di “ritorno all’ oggettività”, per altro concepito in modi anche molto diversi fra loro.
Fondamentale per Sciltian appare il recupero del passato, incominciando da una rigorosa tecnica ad olio, proseguendo nei soggetti – nature morte, ritratti, nudi –, finendo alle sug- gestioni ispirative, fra tutte la pittura fiamminga e Caravaggio.
Della prima coglie la precisione meticolosa dei particolari – la sua è una pittura molto descrittiva, ai limiti della stessa possibile realtà –, da Michelangelo Merisi trae la drammaticità che è sottesa in tutte le sue opere.
Infatti, il grande affollamento di oggetti, di particolari, di figure che si ritrova nei quadri di Sciltian rimanda ad una sorta di “confusione” imputabile al passare del tempo che stratifi- ca fatti e cose, come pure alla complessità della vita umana; è anche ascrivibile ad una volontà di riunione del molteplice nell’uno, ma è un procedimento talmente impossibile nella sua realizzazione pratica da risultare assurdo.
Di conseguenza, nasce l’aspetto metafisico delle opere di Sciltian, essendo l’ambiente stesso posto oltre il reale ed in esso l’uomo è presenza interrogativa fors’anche disarmata.
Da qui, il forte ascendente che sull’artista esercita il passa- to classico, apparendo questo come rassicurante e capace di porre ordine.
Ma nei tanti gruppi umani distribuiti nello spazio pittorico secondo un dialogo silenzioso, vi è un senso di allestimento teatrale – la distribuzione sulla scena del quotidiano, la pre- senza di tendaggi o le particolari acconciature –: ed il teatro è ancora la metafora di una illusoria realtà.
Che è poi il concetto scolpito sulla sepoltura di Gregorio Sciltian nel cimitero acattolico di Roma, presso la piramide di Caio Cestio.
La mostra, curata da Stefano Sbarbaro, è promossa dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e dall’Ente Cassa di Risparmio, con il patrocinio del Comune di Firenze e la collaborazione della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera e di Unicoop Firenze.
L’illusione di Sciltian. Inganni pittorici alla prova della modernità Villa Bardini, Costa San Giorgio 2 Fino al 6 settembre 2015
or. 10,00-19,00 (martedì-domenica)
http://www.bardinipeyron.it/blog/lillusione-di-sciltian-inganni-pittorici-alla-prova-della-modernita/
Toscana Medica 6|2015
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