Page 4 - Toscana Medica
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4 LE COPERTINE DI TOSCANA MEDICA
Gerrit van Honthorst - (Gherardo delle Notti) (Utrecht 1592-1656)
“Buona ventura”, 1616-1617
Olio su tela, Firenze, Galleria degli Uffizi
FEDERICO NAPOLI
Uffizi al lume di candela
ToscaÈnapMoesdsiciab3il|e20a1c5quistare i biglietti dal sito: http://www.unannoadarte.it/Mostre/gherardo-delle-notti/
Prima tra le otto mostre comprese quest’anno nel program- ma “Un anno ad arte” curato dal Polo Museale Fiorentino – per il 2016 vedremo cosa forzatamente cambierà dopo la riforma Franceschini –, apre nelle sale espositive degli Uffizi “Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre”, mostra curata da Gianni Papi presentando di questo pittore nordico opere prove- nienti da Monaco, Berlino, Roma, Londra, Los Angeles, Napoli, Cleveland, Amsterdam. In mostra compare anche una testimo- nianza precisa sul quadro “Adorazione dei pastori”, gravemente danneggiato nell’attentato mafioso del 1993 in via dei Georgofili.
Gerrit van Honthorst (il suo vero nome) nasce a Utrecht nel 1590 e studia con Abraham Bloemaert, artista dei Paesi Bassi che, presente alcuni anni in Francia, entra in contatto con la Scuola di Fontainebleau, influenzata dall’arte fiorentino-emiliana. Questa formazione manierista italiana si sposa in lui con l’estrema preci- sione della pittura nordica; poi, presente successivamente a Roma probabilmente dal 1611 e per un decennio, l’artista acquisisce anche il luminismo caravaggesco, grande novità di quegli anni. Lavora per i Borghese e i Giustiniani, per chiese (“Decollazione di San Giovanni Battista”, 1618, in Santa Maria della Scala) e pa- lazzi, richiede sue opere lo stesso Cosimo II de’ Medici: i soggetti spesso sono sacri, ma comune è il tenebrismo, cioè il marcato contrasto fra le luci e le ombre, suscitato nella scena ritratta dalla particolare illuminazione artificiale. L’artista all’inizio è maggior- mente debitore del Merisi (“Orfeo”, 1615-16), pur riaffiorando questa ascendenza anche in seguito; poi si rende più autonomo, aprendo anche alle celebri scene di taverna, dove i vari personag- gi ritratti diventano attori di un’azione richiesta da un committen- te che appare come l’impresario di turno (“Cena con suonatore di liuto”, 1619-20).
Gli effetti luministici evidenziano la scelta naturalista dei sog- getti, ma racchiudono l’azione (anche quella sacra) in uno spazio scenico definito, dando un senso di limitatezza e di costrizione, comunque mai drammatico (“Sansone e Dalila”, 1619-20). Ar- tisticamente, manca certo la “crudeltà” di Caravaggio o di Arte-
misia Gentileschi, siamo piuttosto di fronte ad una pittura che, sorretta da una indubbia tecnica e capacità compositiva e da una continua ispirazione che potremmo definire visionaria, traghet- ta verso un vero e proprio genere: come tale, anche in queste bizzarrie, inquadrabile nel clima della Controriforma. Così, nelle opere compare l’amore per il virtuosismo – i ricercati riflessi di luce sulle superfici di vetro o le ombre riportate a marcare i volti dei vari personaggi, oppure le loro espressioni accentuate –. Dal notturno di Raffaello nella Stanza di Eliodoro in Vaticano (“Libe- razione di San Pietro dal carcere”) o di Sebastiano del Piombo e forse Michelangelo a Viterbo (“Pietà”), è tramontata un’epoca, perdendosi ora gli ideali di bellezza (l’Urbinate) o quanto meno l’inquietudine (il Buonarroti). Di conseguenza, si afferma un mon- do sociale che appare libero solo nel privato, frequentato da una società che trova nel piacere il proprio fine, ingaglioffendosi. E i soggetti resi visibili dalla luce artificiale delle candele vanno verso il bizzarro – atmosfera barocca –, cioè verso composizioni capaci di stimolare la curiosità dell’osservatore. Circondato da seguaci e allievi come Francesco Rustici, Rutilio Manetti, Bartolomeo Man- fredi, Mattia Stomer, tornato in patria dopo il 1620, Gherardo delle Notti lavora per i reali inglesi e per il re di Danimarca, in un contesto religioso diverso rispetto a Roma, realizzando in specie ritratti o composizioni mitologiche classicheggianti, come indica- to da una delle ultime opere esposte nella mostra fiorentina (“Su- sanna e i vecchioni”, 1655, un anno prima della morte). Certo, anche grazie alla sua personalità, si strutturano ulteriormente la scuola pittorica di Utrecht e quella dell’Aja: ma questo possiamo verificarlo in parte in altre sale degli stessi
Uffizi, ove compare la raccolta della pittura
del Seicento nei Paesi Bassi.
TM
Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre Uffizi - Fino al 24 maggio 2015 orario: 8,15-18,50 chiuso lunedì


































































































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