Page 6 - Toscana Medica
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6 OPINIONI A CONFRONTO a cura di Simone Pancani
ALESSIO BERTINI1, DAVID COLETTA2, SAFFI GIUSTINI3, CLAUDIO MARINAI4, ANDREA MELANI5, PIERLUIGI PAGGIARO6, LUIGINO RIZZELLO7
La BPCO
Comunicazione al paziente e aderenza alla terapia per un modello di cura sostenibile
Alessio Bertini
David Coletta
Saffi Giustini
Claudio Marinai
1 Presidente SIMEU (Società Italiana Medicina Emergenza Urgenza) della Toscana
2 Medico di medicina generale, Dipartimento Interaziendale di Formazione per la Continuità nell’assistenza, ASL 11 Empoli
3 Medico di medicina generale, consulente AIFA per le Cure Primarie
4 Direttore dei Servizi Farmaceutici di ESTAV Centro
TOSCANA MEDICA – Affrontiamo la questione BPCO sotto un duplice aspetto, l’aderenza alla terapia e, di conseguenza, la sua sostenibilità da parte del sistema sanitario della Regione Toscana. I dati ad oggi disponibili per la BPCO descrivono infatti un tasso di aderenza alla cura molto inferio- re rispetto a quello registrato per altre situazioni croniche importanti come l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’aterosclerosi ecc. Qual è la vostra opi- nione in merito?
BERTINI – Effettivamente questi risultati si riscon- trano anche nella realtà toscana. Nel 2011 una analisi effettuata sul Pronto Soccorso della AOUP aveva evidenziato un tasso di riacutizzazioni della BPCO intorno allo 0,3% del totale degli accessi ai DEA, il che rappresenta circa 4.6 viste ogni 1000 abitanti per anno tenuto conto del bacino d’uten- za della AOUP. Dopo un lavoro di Revisione dei Codici Diagnostici in PS, condotto con l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) Toscana, si conferma (per il trimestre Luglio-Agosto-Settembre 2014) il dato per cui la riacutizzazione di BPCO rap- presenta circa lo 0,3% sul totale degli accessi in tutti i PS della Toscana (514.823 pz nel trimestre in questione). Considerando che molti di questi accessi esitano in ricovero (il 65%), si capisce che ci troviamo di fronte ad un problema epidemiolo- gicamente ed economicamente assai significativo.
Non bisogna inoltre dimenticare che le stime di prevalenza di una determinata patologia molto spesso sono basate soprattutto sull’esame del- le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) e fi- niscono per lo più per sottostimare il problema della BPCO non considerando il fatto che essendo compresa tra le diagnosi a più alto rischio di inap- propriatezza, è possibile/verosimile che venga poi omessa al momento della codifica.
MELANI – La BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia trattabile, ma non curabile. Nelle forme sintomatiche la BPCO richiede l’uso regolare nel tempo di farmaci che sono in grado non solo di alleviare i sintomi, ma anche di ridurre le riacutizzazioni che sono la principale causa di spesa per questi pazienti e di accesso al Pronto Soccorso con ospedalizzazione. La terapia farmacologica di mantenimento per la BPCO è prevalentemente di tipo inalatorio e si av- vale dell’azione continuativa di farmaci broncodi- latatori e, in caso di frequenti riacutizzazioni (>1/ anno o ≥1/anno se con ospedalizzazione), di corti-
costeroidi inalatori in aggiunta ai broncodilatato- ri. Dati italiani relativi al 2010 hanno dimostrato che, a fronte di un fabbisogno medio stimabile di 12 confezioni di farmaco di mantenimento, l’uso reale si limitava tra le 4.2 e le 6.2 confezioni, con una media pertanto intorno al 50%. Ora per tutte le malattie ad andamento cronico la percentuale di aderenza alla cura con il passare del tempo si riduce e può scendere sino a circa al 50%. Tuttavia la situazione è ulteriormente peggiorata nel caso della BPCO anche dal frequente cattivo impiego del dispositivo inalatore da parte di una quota si- gnificativa di pazienti. La terapia inalatoria è par- ticolarmente vantaggiosa per i pazienti con BPCO, ma spesso non è praticata bene e, se mal esegui- ta, può essere meno o per nulla efficace. Purtrop- po questo avviene frequentemente nella vita reale e rende l’aderenza alla terapia della BPCO ancora più difficile da affrontare rispetto alle altre malat- tie croniche.
COLETTA – Anche le cifre provenienti dai databa- se della Regione Toscana riportano sostanzialmen- te i dati adesso ricordati con percentuali di aderen- za alla terapia che progressivamente si abbassano con il passare degli anni. Tra l’altro molti soggetti, per lo più anziani, con polipatologia importante e costretti ad assumere ogni giorno un numero molto alto di farmaci spontaneamente tendono ad eliminare proprio la terapia inalatoria, a torto considerata “meno importante” di molte altre.
MARINAI – Concordo pienamente con quanto detto. Dall’analisi delle SDO i ricoveri assegnati alla BPCO sono stati 8.160. Un numero importan- te nella attività assistenziale ospedaliera. Ebbene ad oggi non esiste un “progetto BPCO” struttura- to che comporti una adeguata informazione/for- mazione a questi pazienti. Non stupisce pertanto che fattori quali l’età avanzata, talvolta la scarsa consapevolezza, come ricordato, dell’importanza della compliance e la complicazione della sommi- nistrazione portino a un sottotrattamento.
TOSCANA MEDICA – In linea di massima la scarsa aderenza alla terapia nelle malattie croni- che dipende anche da altri fattori oltre, ad esem- pio nel caso della BPCO, alla difficoltà di usare nella maniera corretta il dispositivo inalatorio da parte dei pazienti? Il rapporto medico - paziente e la situazione socio-economica di quest’ultimo rivestono una qualche importanza?
Toscana Medica 3|2015


































































































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