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EDITORIALE 5
ANTONIO PANTI
Il Medioevo prossimo venturo
“Non esiste la libertà di fare cose stupide o dannose o malvagie” Isahia Berlin
Chris Christie e Paul Rand, candidati repubbli- cani alla Casa Bianca, hanno deciso di difendere la libertà di scelta dei genitori contro le vaccina- zioni obbligatorie. Sia per un malinteso liberi- smo, che alligna più oltreoceano che in Europa, sia perché (testuale) “i vaccini possono provocare disturbi mentali”. Quegli stessi di quel pretore che ha disposto di risarcire un autismo provocato da vaccino. Una bufala per cui l’autore, che l’ha ritrattata, è stato tuttavia cacciato dall’Ordine. Siffatti episodi costringono i medici, che si fanno carico della salute pubblica, a una seria riflessio- ne. In California, culla della contestazione new age, i casi di danno grave da morbillo si moltipli- cano dopo che il rifiuto alla vaccinazione è assai aumentato. I giornali hanno dato notizia dell’in- cremento di polmoniti letali conseguenti alla mi- nor vaccinazione dovuta all’allucinante falso al- larme sulle morti da Fluad. È motivo di riflessione come il timore della scienza, il liberismo inteso come libertà dallo Stato, il ritorno all’irraziona- le frainteso col culto del naturale, esprimono la inattesa coincidenza tra destra liberista e sinistra libertaria, per cui una coniglietta di Playboy, Jen- ny McCarthy, è oggi una star televisiva dei movi- menti antivaccini.
Però la scienza piace e tutti usano le più mo- derne tecnologie. In realtà si fidano di più del sano buon senso e nutrono per le novità un amore-odio, una diffidenza nata da un atavico timore di chi vuol spiegare ciò che a occhio nudo è già chiaro oppure, mediante la ragione, mette in dubbio le opere del buon Dio. Ignoranza, è ovvio, ma anche pessima attitudine degli scien- ziati a spiegare la scienza. Si accusano i politici di incultura per le leggi contro il nucleare o contro gli Ogm, o perché mettono in dubbio l’obbligo di vaccinarsi. È anche vero che il ragionamento scientifico è sempre più complesso e elitario. Ri- chiede conoscenze di base specifiche e selettive. Insomma la vecchia vignetta del tango ballato col porcospino dà ancora conto della difficile comprensione tra scienza e società.
E qui si affaccia un altro problema. Il prin- cipio di uguaglianza impone di dire “la verità” che, nel ragionamento scientifico, vuol dire “quel che oggi sappiamo”, con tutti i probabilismi del caso. È stato dimostrato che un’informazione ac- curata aumenta il tasso di adesione ai vaccini, ma
un’esposizione troppo accurata, che scavi in ogni possibilità o incertezza, la diminuisce. Spiegazio- ne, fraintendimento, educazione, difficile trovare la misura. La divulgazione è un’arte che gli scien- ziati dovrebbero coltivare. E anche la retorica perché chi ha responsabilità del bene comune, e l’hanno i medici, deve imparare a superare le diffidenze che circondano la medicina. Viviamo in un mondo complesso e la scienza, che spesso promette e non sempre realizza, suscita fiducia mista a timore; è troppo umano affidarsi a una fede che dà certezze e non propone scelte tra diverse probabilità. Citando ancora Berlin oggi predomina la concezione che l’influsso di for- ze irrazionali prevalga sulle forze della ragione, come se la storia si vendicasse delle fatiche del razionalismo.
Si può pensare che la strada intrapresa dalla medicina di cercare un consenso alle proprie scel- te, mediante il consenso informato che rispetta la persona, e i servizi medici che rispettano la col- lettività, tuttavia non sia sufficiente per superare diffidenze che si rinnovano ogni volta che la tec- nologia allontana il medico dal paziente. E l’uso incoercibile di internet peggiora il quadro. Sulla rete si trovano le notizie più fantasiose sui vacci- ni e così le propagande truffaldine si propagano all’infinito.
La comunicazione della scienza dovrebbe es- sere un processo pluriprofessionale che produce conoscenze e pratiche accettate perché com- prensibili, in cui i fatti siano collegati alle emo- zioni e non fredde espressioni matematiche. I medici debbono rendersi conto che la medicina moderna è un modo di pensare del tutto inna- turale in un mondo ancora legato a una visione magica o religiosa della malattia. La scienza me- dica cambia troppo spesso opinione, ogni giorno bisogna ricominciare da capo. È faticoso per i medici, ma la gente, assetata di certezze, si con- vince che non gli si dica la verità. Ogni medico è costretto a inventare un linguaggio adatto a chi gli sta di fronte e a rendere semplice ciò che è complesso, affascinante e discorsivo per quan- to aderente alla verità scientifica. In conclusione, per il bene di tutti, occorre, in tempi di trionfan- te irrazionalità, che i medici trovino gli strumenti per comunicare efficacemente, oggi sui vaccini onde evitare spiacevoli e stupide regressioni del- la salute pubblica, e, insieme, siano convinti che il metodo della scienza è il mezzo migliore per uscire dalla brutalità della vita verso un mondo più giusto. TM
Toscana Medica 3|2015

