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LETTERE AL DIRETTORE 55
Mirko Bindi, laureato nel 1975, specialista in Radioterapia, Patologia gen. e Oncologia. Aiuto Ospedaliero nel Policlinico di Siena nel reparto di Radioterapia e Oncologia Medica. Dal 1997 al 2000 Coordinatore CORAT del servizio domiciliare oncologico nella ASL 7. In pensione dal 2007. Fondatore della Onlus QUAVIO (qualità della vita in oncologia) per l’assistenza domiciliare specialistica.
E se Colin Campbell avesse ragione? Nel 2011 è uscito il libro China Study. Parlando con un amico non medico mi fece leggere una cri- tica su internet in cui le tesi di Campbell erano smontate una ad una. Fu il motivo per cui com- prai il libro e da un anno sono vegetariano. Nel 1980 curavo i malati oncologici nei cameroni da 20 posti letto nell’Ospedale Santa Maria del- la Scala a Siena. Avevo fatto la tesi sugli effetti cancerogeni delle radiazioni sulle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki e la patologia generale e la cancerogenesi erano sempre state una pas- sione, ma al paziente o al familiare che mi chie- deva per quale motivo aveva un tumore, dove- vo rispondere con statistiche per coprire la mia ignoranza. Ora Campbell illustra la sua teoria e chissà se non sia come ai tempi di Darwin in cui le sue idee vennero osteggiate e derise soltan- to perché andavano contro corrente. Campbell ipotizza che la maggior parte delle malattie de- generative, dal cancro all’Alzheimer, derivi dalla alimentazione proteica animale. L’alimentazione occidentale è basata su un uso cospicuo di carni animali e latticini ed è la abbondanza di protei- ne animali introdotte con la dieta che sarebbe responsabile della degenerazione cellulare.
I suoi studi partirono nel 1960 da una ricerca indiana in cui i topi sottoposti alla aflatossina sviluppavano cancro al fegato solo quando l’ap- porto di proteine era il 20%. Una dieta del 5% non faceva sviluppare il cancro, anzi lo faceva regredire quando dal 20% si passava al 5%. La proteina della dieta dei topi era la caseina. Suc- cessivamente nelle Filippine studiando l’effetto della aflatossina nei tumori infantili riscontrò che i bambini affetti da cancro al fegato appar- tenevano quasi esclusivamente alle classi bene- stanti. I bambini delle classi povere, nonostante assumessero una maggiore quantità di aflatos- sina, presentavano una incidenza di cancro infe- riore. Negli studi epidemiologici del China Study il confronto tra la dieta della popolazione ame- ricana e quella delle aree rurali cinesi, indicava che il basso consumo di proteine animali corri- spondeva ad una bassa incidenza non solo del cancro ma anche delle patologie degenerative. Nel Nurse’s Health Study iniziato nel 1976 sono state studiate 120.00 infermiere e Campbell evi- denzia che la dieta a base di proteine animali “nel suo insieme” è responsabile della morta-
lità e che i singoli componenti della dieta, per esempio i grassi animali, giocano lo stesso ruolo sia che siano assunti in dosi minime o in dosi elevate. Le infermiere, persone più attente alla salute della popolazione generale, seguivano diete povere di grassi, ma soffrivano delle stes- se patologie degenerative della popolazione e a volte anche in quantità maggiore. Questo dato indicava che non era la singola sostanza, esem- pio il colesterolo e i grassi saturi della dieta, a determinare l’insorgenza della malattia ma la dieta proteica nel suo insieme.
Culturalmente oggi lo standard di una buo- na e sana alimentazione è rappresentato da un massiccio apporto di proteine animali e latticini. Le raccomandazioni standard (RDA: dosi gior- naliere consigliate) prevedono un apporto pro- teico animale dal 10 al 35% con una precau- zione nella limitazione di alcuni tipi di grasso. Di contro la salute negli USA (leggi Occidente) è afflitta dalle moderne patologie degenerative.
La ricerca mondiale è focalizzata sulla indi- viduazione dei cancerogeni, dal giallo burro al DDT, banditi negli anni 1970, agli innumerevoli coloranti e conservanti fino alle recenti ammine aromatiche (fritture e grigliate >200°). Inoltre ciclicamente sono esaltati integratori alimentari in grado di antagonizzare specifiche malattie. Il quadro è estremamente confuso, sembra un gioco in cui una giacca è tirata da tutte le parti ma è sempre sgualcita. Campbell ha il pregio di aver avanzato una ipotesi innovativa e, come per Darwin, saranno necessarie prove e contro- prove per la verifica: ad esempio il latte vaccino ha lo stesso effetto del latte di capra? Il latte di palma è salubre come il latte di soia? Gli inter- rogativi sono tanti e non possono essere cancel- lati soltanto perché l’alimentazione carnea è lo standard nutrizionale. Dobbiamo ricordare che questo tipo di dieta nacque nel XVIII secolo con la rivoluzione industriale ed è diventato uno sta- tus symbol delle popolazioni ricche. Comunque rimane il dubbio della risposta al paziente che domanda perché si è ammalato. Recentemente Il programma delle Iene ha illustrato “il tumo- re di Antonio” che a due anni dall’ultima cura ufficiale, ha riacquistato una qualità della vita impeccabile per il semplice fatto di aver iniziato una dieta vegetariana. Da oncologo, non aven- do risposte certe, oggi non mi assumerei la re-
MIRKO BINDI
Una sana alimentazione è una buona cura
Toscana Medica 3|2015


































































































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