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4 LE COPERTINE DI TOSCANA MEDICA
FEDERICO NAPOLI
Settecento anni di storia in un museo
Un museo più che raddoppiato nella superficie espo- sitiva (oltre 6000 mq), un allestimento che offre partico- lare supporto a chi è interessato a capire e raffrontare, tanti possibili accostamenti artistici fra le opere. Sono al- cuni degli aspetti propri al rinnovato Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, allestito dall’architetto Natalini con i collaboratori Guicciardini e Magni, con modelli lignei esplicativi di Franco Gizdulich, ma ispirato sul piano dei contenuti ideali da Timothy Verdon, direttore dello stesso Museo. L’allestimento del Museo è rigoroso e sempre ogni oggetto esposto - in gran parte sculture, ma anche para- menti e arredi sacri, pitture, oggetti diversi - è a portata di osservazione, permettendo un godibile e utile approccio. In questo senso è indicativa la “galleria del campanile”, ovvero il luogo dove si allineano formelle e sculture, da Giotto e Andrea Pisano a Luca della Robbia, da Nanni di Bartolo e Nino Pisano a Donatello. Dunque, una vera pa- gina illustrata sull’arte fra Trecento e Quattrocento. Come una storia tutta fiorentina e legata all’ambiente grandu- cale mediceo sono i modelli in legno per la facciata tardo cinquecentesca della cattedrale, realizzati ora da Bernardo Buontalenti, ora da Giovanni Antonio Dosio o dal Giam- bologna, oppure da Gherardo Silvani.
Il Museo dell’Opera è da sfogliare nella successione dei locali, nei quali è possibile scegliere il proprio percorso di visita, supportato da frequenti video. Ogni sala si riferisce ad una diversa realtà artistica di piazza del Duomo, con opere provenienti dalla cattedrale, dal battistero, o dal campanile e dalla cupola: particolari qui raccolti, in parte esposti, ma sicuramente immagazzinati sin dalla fonda- zione di Santa Maria del Fiore, cioè dall’8 settembre 1296, perché l’Opera si occupa dei lavori di questa “fabbrica” ed il Museo lo documenta. La sala dedicata alla cupola ha un finale affascinante scorcio dal vero sul capolavoro del Bru- nelleschi; lo spazio dedicato al “bel San Giovanni” ritrova arredi preziosi ed il grande dossale argenteo dell’altare, la cui lavorazione abbraccia un arco di centocinquant’an- ni, dalla metà del Trecento con tra gli altri Betto di Geri passando per Michelozzo fino alla fine del XV secolo con Verrocchio.
Il Museo, strutturato su più livelli, permette particolari colpi d’occhio e visuali sulle sculture, distinguendo sempre nettamente al suo interno la successione degli eventi che ne costituiscono la storia: dalla presenza al suo interno di Filippo Brunelleschi, al cortile ove compariva la tettoia sotto la quale Michelangelo scolpì il David; dal primitivo Museo costituito da due sale con scalone di accesso realiz- zate da Luigi Del Moro e inaugurate per la prima volta il 3
maggio 1891 per ospitare allora come ora le due cantorie di Luca della Robbia e di Donatello; fino all’ampliamento curato degli architetti Zangheri e Palterer, inaugurato il 23 dicembre 1999 e ancora ospitante alcuni dei tanti progetti del 1871 per la realizzazione dell’attuale facciata.
Dal punto di vista spettacolare, il cuore del nuovo allestimento è certamente la “Sala dell’antica facciata” ospitata nell’ex Teatro settecentesco degli Intrepidi, poi smantellato, divenuto un garage e oggi allestito con una “copia” del sagrato compreso fra Santa Maria del Fiore e battistero: della prima è ricostruita la facciata secondo il progetto iniziale di Arnolfo di Cambio e abbattuta nel 1587; del secondo compaiono gli originali di due delle tre porte - in futuro anche la Porta Sud, attualmente ancora al suo posto in piazza -. È in questa ricostruzione che in chi scrive nascono riserve sullo specifico allestimento, a causa di una eccessiva concessione alla odierna pseudo cultura-spettacolo: si sarebbe potuto fare in altro modo, con tecniche audiovisive, ad esempio, evitando una rico- struzione che certamente richiama attenzione, ma che è illusoria nel suo apporto didattico.
Ma alla fine - ed è bene lasciarlo alla conclusione del- la visita - è un premio intellettuale l’accostamento di stili e contenuti, di tecniche e destinazioni fra la “Pietà” di Michelangelo (1547-53) e la “Maddalena” di Donatello (1453-55): circa cento anni intercorro fra queste due ope- re, drammatiche e di intima partecipata personale religio- sità, dove il sacro si fa umano. Infine, dopo tanta emozio- ne, è piacevole concludere la visita al Museo dell’Opera soffermandosi avanti alla piccola statuina in marmo raffi- gurante “Santa Reparata” (prima metà del Trecento), ove Andrea Pisani attraverso lo studio dell’anatomia mostra la nuova strada intrapresa dal mondo dell’arte e che dopo qualche decennio sfocerà nel nuovo clima del Quattro- cento.
TM
Toscana Medica 2|2016
Museo dell’Opera
del Duomo
Piazza del Duomo 9, Firenze orario: tutti i giorni 9,00 – 19,00
http://operaduomo.firenze.it

