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EDITORIALE 5
ANTONIO PANTI
L’etica dei policy maker nella sanità
La politica sanitaria è affidata non solo al Parlamento, al Governo e alle Regioni ma anche ai medici. La spesa infatti nasce da un numero enorme di microallocazioni: le prestazioni sanitarie. Scegliere saggiamente ”choosing wisely” è un movimento che esalta il ruolo dei medici come decisori politici quan- do affrontano il problema dell’uso delle risorse e indirizzano il paziente verso scelte razionali. Una “politica professionale” che interpreta al meglio la tradizione del medico quale garante della salute della persona e della comunità.
I comportamenti di tutti debbono ispirar- si all’onestà, alla trasparenza, alla tolleranza e all’appropriatezza; l’etica indica le condotte idonee. Tuttavia l’etica del libero mercato, do- minato dalla finanza e quella della solidarietà non conducono agli stessi esiti. I servizi sanita- ri universalistici hanno regole in conflitto con quelle del mercato e vi è contrasto tra la conce- zione della salute intesa come merito personale invece che come diritto della collettività che lo Stato tutela nell’interesse dell’individuo. Negli ultimi anni i costi di ogni caso trattato sono aumentati in modo logaritmico e l’incremento procede a causa degli oneri dell’innovazione. Occorre pensare in termini di intervento eco- nomico strutturale se si vuol mantenere l’assi- stenza universale e promuovere l’impegno dei medici. Vi sono quindi alcuni snodi che elen- chiamo e su cui confrontarsi con la società per mantenere vivi i valori della medicina.
1) La relazione tra medico e paziente; nel riaf-
fermare la medicina narrativa, quale istanza antropologica per una rinnovata personaliz- zazione delle cure in cui genetica, epigene- tica e modello biopsicosociale si incontrano, occorre ricordare che la relazione umana esi- ge tempo. Partiamo quindi dalla lotta al Tay- lorismo. Il tempo dedicato alla relazione col paziente é tempo di cura. I contratti di lavoro vanno ribaltati e misurati non sulla numerosi- tà delle prestazioni ma sul tempo necessario per prendersi cura di ciascun paziente.
2) La valutazione degli esiti delle cure impli- ca un nuovo concetto di responsabilità per tutti i policy maker per quanto attiene sia all’offerta che alla domanda. “Scegliere saggiamente” ribalta il concetto caro ad al-
cuni magistrati e politici di introdurre il po- pulismo nei LEA. I medici rivendicano liber- tà e autonomia nelle cure ma, nello stesso tempo, debbono assumersi la responsabili- tà di convincere il paziente che l’interesse collettivo non può essere eluso e che quasi sempre in medicina “less is better”.
3) Il rapporto fra scienza e diritto deve trovare un giusto equilibrio impedendo ai magistrati di diventare arbitri della scientificità delle cure. I casi Stamina e Di Bella rappresentano l’epi- fenomeno di un malinteso concetto di diritto e della scarsissima conoscenza dei magistrati della metodologia della scienza. La correttezza dei periti interessa quanto la qualità delle peri- zie; il problema del rapporto tra il giudizio dei magistrati e quello degli scienziati è urgente.
4) Dobbiamo assecondare l’innovazione tecno- logica oppure affermare limiti etici? Quale è il ruolo dei medici nel decidere sugli stru- menti di potenziamento psicofisico dell’es- sere umano e sui rapporti tra l’uso dei co- siddetti big data e il consenso informato?
5) I costi incrementali dell’innovazione riguar- dano i medici? Possiamo lasciarne la deter- minazione al mercato o, al contrario, esige- re trasparenza nella formazione dei prezzi dei farmaci e dei dispositivi e concorrenza tra le imprese? Chi definisce l’equivalenza dei risultati e la sovrapponibilità delle rea- zioni avverse e individua quali farmaci e di- spositivi possono essere posti a gara? Chi decide il “value for money” dei farmaci e dei dispositivi, la Borsa o i medici?
6) Di fronte alla tendenza ad abbreviare i tempi della ricerca per giungere alla precoce im- missione in commercio di nuove tecnologie, pur nel rispetto delle esigenze dei pazien- ti, chi decide sul rispetto della metodologia della scienza e sulle garanzie per i cittadini, cioè se un farmaco sia efficace e sicuro?
7) Sui rischi ambientali è possibile che la pro- fessione esprima una mediazione - fondata sui dati - fra le esigenze di produttività e di sviluppo e la tutela della salute oggi e delle future generazioni?
8) E chi decide sull’equità, cioè sui limiti del- le cure, ciascun medico in base alla propria autonomia o si cerca un compromesso con
S O M M A R I O ToscanaMedica7|2016

