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8 AMBIENTE E SALUTE
ELISABETTA CHELLINI
In merito al binomio ambiente e salute
Negli ultimi anni è stata posta una sem- pre maggiore attenzione alle problematiche ambientali e alle loro ripercussioni sulla salu- te umana. Ciò è da ricondurre sia alla cresci- ta industriale avvenuta in tutti i Paesi ad alto sviluppo economico, compresa l’Italia, sia alla maggiore acquisizione attraverso le nuove tec- nologie informatiche di informazioni scientifi- che e sanitarie, tra le quali vi sono anche quelle validate da autorevoli organismi quali l’OMS, la IARC, vari Istituti scientifici, ecc.
Sono le sorgenti industriali di inquinamen- to ambientale ad essere più spesso oggetto di maggiore preoccupazione sia per la popolazione che abita nei dintorni di tali impianti sia per le amministrazioni pubbliche. Le preoccupazioni inoltre aumentano quando si registrano malfun- zionamenti con sforamento delle emissioni au- torizzate oppure quando le industrie richiedono e/o sono autorizzate ad un aumento dei prodotti trattati con conseguente possibile aumento delle emissioni. In questi casi le amministrazioni locali, anche su sollecitazione di comitati di cittadini, chiedono alle autorità pubbliche ambientali e sa- nitarie di verificare se i rischi ipotizzati sono pre-
senti e, in caso di risposta positiva, di identificare la popolazione esposta e gli effetti sanitari che possono essere correlati a tali esposizioni.
È ormai nozione comune che le prime rispo- ste da fornire ad una comunità in ansia devono innanzitutto riguardare l’ipotizzata esposizione attuale a rischio, e solo successivamente avvia- re studi epidemiologici. Obiettivo prioritario di un’autorità pubblica ambientale e sanitaria de- ve essere quello di rispondere più sollecitamen- te possibile e in modo chiaro a tutti i portatori di interesse, seguendo la sequenzialità logica di approccio espressa sinteticamente nella Figura 1. Non appena appurata la presenza di un rischio ambientale con possibili ricadute sanitarie occorre quindi avviare un percorso di intervento per elimi- narlo o ridurlo. Anche il percorso epidemiologico di approfondimento può essere avviato ma da- to che esamina fenomeni sanitari, è sicuramen- te secondario all’analisi del rischio ambientale, specialmente poi se riguarda patologie croniche quali i tumori, che per la loro lunga latenza sono da ricondurre a esposizioni avvenute nel passato. Inoltre uno studio epidemiologico deve persegui- re ipotesi di associazione ben specifiche, guidate
Elisabetta Chellini, laureata nel 1982 in Medicina e specializzata in Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Firenze, è Direttore della SS Epidemiologia dell’Ambiente e del Lavoro dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO), dove lavora sin dal 1988. E’ da molti anni docente
di corsi di laurea e specializzazione presso l’Università di Firenze.
Figura 1 – L’approccio alle problematiche sanitarie ambientali (Fonte: CDC Atlanta, modificato). ToscanaMedica5|2016 S O M M A R I O

