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12 OPINIONI A CONFRONTO
MATUCCI - La terapia di condizioni clinicamen- te così variegate non può ovviamente prescinde- re dalle considerazioni relative alla loro eziopa- togenesi. In questo senso i reumatologi hanno avuto molto aiuto dalla ricerca dermatologica che è stata utilmente applicata anche allo studio della situazione articolare. Queste basi comuni permettono un approccio interspecialistico alla malattia, con benefici evidenti dal punto di vista dei risultati clinici e degli indicatori economici.
MARINAI - I farmaci anti – interleuchina 17 rappresentano indubbiamente una novità tera- peutica. A mio parere è necessario capire quali sono i pazienti capaci di trarre benefici aggiuntivi rispetto agli ormai classici anti TNF. Solo in que- sto modo le risorse aggiuntive che queste nuove terapie richiedono si tradurranno in maggiore salute. Quello che dobbiamo evitare è una sosti- tuzione acritica di farmaci che tradizionalmente hanno rappresenta e rappresentano un presidio efficace per il trattamento di queste patologie.
TOSCANA MEDICA - Una delle novità che sono state citate in precedenza è l’anti- interleuchina 17. Quale è il suo profilo di sicurezza e di efficacia?
MOSCA - Il profilo di sicurezza è molto buo- no e ad oggi non sono state riscontrate mani- festazioni di allarme da parte dei pazienti, ad eccezione di un aumento del rischio di manife- stazioni infettive, peraltro sempre possibili con l’impiego dei farmaci biologici. In alcuni rari casi è stata descritta la comparsa di malattie infiam- matorie croniche intestinali e di uveiti.
Ovviamente, trattandosi di farmaci che mo- dulano l’attività delle citochine proinfiammato- rie, una certa cautela nel loro impiego è certa- mente doverosa, sempre comunque tenendo presente il loro ottimo profilo di sicurezza e di efficacia nel campo della patologia cutanea ed articolare.
TOSCANA MEDICA - Come si fa a capire se un paziente ragionevolmente risponde- rà alla terapia con questi nuovi farmaci, ci dobbiamo basare sulla clinica oppure su accertamenti diagnostici di vario tipo?
CANTINI - Ad oggi purtroppo non disponiamo di predittori di risposta che possano orientare le no- stre scelte di cura. Però alcune acquisizioni relativa- mente recenti ci possono aiutare in questo senso.
È stato infatti dimostrato che l’interleuchina 17 riveste un ruolo eziopatogenetico importante nella genesi dell’entesite, oggi riconosciuta uno
dei punti di partenza delle future manifestazioni spondiloartritiche. Per questo un paziente che si presenta con la dattilite o l’entesite può in linea di massima essere considerato utilmente arruo- labile in un percorso di cura basato su molecole attive contro l’interleuchina 17.
TOSCANA MEDICA - Dottor Lombardi, i medici di famiglia conoscono queste nuo- ve strategie terapeutiche?
LOMBARDI - Non credo che questo tipo di co- noscenza sia molto diffuso tra i medici di fami- glia, però in fondo si tratta di un “non proble- ma” considerato che questi malati vengono per lo più gestiti in toto dai Centri di riferimento, senza particolare coinvolgimento della medicina generale. È comunque importante che il medico generale conosca i possibili effetti collaterali per una migliore gestione degli stessi.
TOSCANA MEDICA - Il progredire del- le conoscenze aumenta l’età media delle persone che inevitabilmente finiranno per sviluppare (anche nello stesso soggetto) quantità sempre maggiori di malattie che magari necessiteranno della assunzione dei farmaci biologici. Dottor Damone di fronte a questi malati con polipatologie impor- tanti come possono dialogare tra di loro tutti i medici che se ne prendono cura?
DAMONE - L’approccio alla gestione della cro- nicità e la comunicazione tra i vari professionisti impegnati nell’assistenza, costituiscono due ar- gomenti chiave della riorganizzazione del sistema sanitario toscano che si sta realizzando in questo periodo.
Probabilmente il “Chronic Care Model” così come lo abbiamo conosciuto finora dovrà es- sere parzialmente rivisto, identificando tempi e modi nuovi di un approccio multispecialistico al paziente cronico che ruoti principalmente intor- no ai medici di famiglia ed ai professionisti che li affiancano, quale ad esempio gli infermieri e gli assistenti sanitari.
GALEAZZI - Un modo per garantire una buo- na assistenza ai malati reumatici esiste e prevede che i reumatologi divengano gli interlocutori di- retti delle Regione in termini di assistenza ai ma- lati reumatici, a cominciare dall’inserimento del Reumatologo nel Consiglio Sanitario Regionale e nella Commissione Farmaci. Nessuno, meglio dei reumatologi, ha le competenze e può essere abili- tato oggi a parlare di diagnosi, clinica e terapia in questo specifico campo della medicina.
ToscanaMedica9|2016 S O M M A R I O


































































































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