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QUALITÀ E PROFESSIONE 31
DSA-BES, nonostante provvedimenti dispensa- tivi e compensativi, non riusciranno comunque a tenere il passo curriculare della classe. Se di riflesso per questi alunni la sanità risponde al loro bisogno con etichette diagnostiche e con operatori espertizzati in algoritmi nosografici di disturbi e di malattie, si stigmatizzano i bisogni educativi speciali in sintomi e sindromi confi- nando i percorsi di apprendimento degli alunni BES dentro gabbie curriculari prefissate.
Operatori sanitari e docenti sono in prima li- nea nell’affrontare i mutamenti demografici e antropologici del loro territorio, per comprendere problematiche emergenti di una platea di utenti- studenti molto disomogenea per motivazione e potenzialità di apprendimento. Molti di questi minori, impropriamente inviati ai servizi sanitari da parte della scuola e della famiglia, presenta- no uno svantaggio culturale ed un disagio sco- lastico difficilmente recuperabile. Allora proprio come accadde nella scuola degli Anni Sessanta, con l’aumento delle classi speciali riconducibile all’avvento delle équipe psico-medico-pedago- giche (dalle 5000 classi del 1965 si passò alle 10.000 del 1970), un intervento non appropriato dei (neuro-psico) specialisti potrebbe causare un fenomeno analogo. La platea di minori etichet-
tati potrebbe portare a differenziare all’interno di ogni classe raggruppamenti numericamente sempre più consistenti di alunni DSA-BES ed i loro programmi di recupero diventare un unico Piano Didattico Personalizzato, uguale per tutti quale percorso didattico “differenziato e stigmatizzato” all’interno della stessa classe, con l’eclissi definiti- va della scuola dell’inclusione.
Con questo panorama all’orizzonte sarebbero necessarie risorse di personale scolastico formato e di operatori sanitari sbilanciati verso una medi- cina d’iniziativa a vocazione preventiva, capace di varare programmi di intervento inter-istituzionali. Invece sotto la vorticosa spinta alla razionaliz- zazione delle risorse in tutto l’ambito sanitario italiano, i servizi territoriali per la salute mentale dell’età evolutiva sembrano ridursi ad ambula- tori a prestazione, che rappresentano proprio il primum movens del cortocircuito improprio di amplificazione della domanda non appropriata e di risposte diagnostiche medicalizzanti, stigmatiz- zando in disturbi e malattie codificate dai manuali di neuropsichiatria dell’età evolutiva il diffuso di- sagio scolastico e sociale presente (e forse dila- gante) nelle nostre scuole. TM
Info: c.coscarella@uslnordovest.toscana.it
LETTI PER VOI
Medicina d’urgenza. Metodologia clinica
Stefano Grifoni con la collaborazione di Barbara Casanova - Edizioni Piccin Nuova Libraia - Prezzo 285 euro
In questi ultimi anni la medicina di urgenza ha avuto grande sviluppo e, anche in rapporto al travolgente sviluppo della tecnologia, si sono create le condizioni per la velocizzazione dell’approccio al paziente. Tuttavia, se i giovani colleghi si sono appassionati alle tecniche cui affidano sempre più spesso le risposte diagnostiche e terapeutiche, resta l’impressione che i computer, la tecnologia in genere, abbiano allontanato i medici dalla riflessione critica, dalla comprensione dei meccanismi alla base della patologia e soprattutto dalla identificazione reale delle problematiche soggettive del paziente.
L’ascolto del paziente si è ridotto al minimo, sostituito dalla raccolta di parametri e di dati strumentali: l’esame obbiettivo si riduce sempre più al sintomo riferito dal paziente e le ipotesi diagnostiche rimangono solo ipotesi. Si è perso il processo di metodologia clinica, che molto spesso si esaurisce nei protocolli e nelle flow chart. La diagnosi in urgenza è prevalentemente algoritmica, ma ciò non toglie che nella moderna prassi del dipartimento di emergenza si debba tendere ormai a un inquadramento casistico quanto più esaustivo. La stessa osservazione breve ha questo significato, non quello di un mero deposito in attesa del posto in reparto.
Stefano Grifoni, di cui dobbiamo apprezzare il coraggio e la competenza, si è sobbarcato in corsa solitaria la stesura di un ponderoso trattato in due tomi con il quale intende affrontare ogni problema possibile nel sistema di emergenza urgenza di un grande ospedale moderno. Un testo che propone un approccio metodologico al paziente in grado di creare all’interno di una problematica clinica un percorso diagnostico- strumentale pratico e ideale. L’approccio, particolarmente moderno, prende sempre avvio dall’accoglienza che rappresenta sempre di più un momento fondamentale per il successivo iter diagnostico e terapeutico.
Infatti mai come nel momento dell’urgenza il paziente sente il bisogno di concretezza e insieme di sensibilità umana. Possiamo dire che questa attenzione alla dimensione relazionale di ogni caso, di ciascuna persona che si presenta, rappresenta uno dei più importan- ti lasciti della scuola fiorentina di emergenza urgenza, il rapporto umano anche nel momento, l’urgenza, in cui la tecnologia sembra prevalere.
In complesso ne sono nati due volumi che si riveleranno particolarmente utili ai giovani medici, non solo ma anche potranno fungere da supporto ai medici esperti pur ritenendo che la diagnosi molto frequentemente venga raggiunta con l’esperienza, la intuizione e la dedizione all’arte medica. Un lavoro così vasto è stato reso possibile dal sostegno e dall’incoraggiamento del Console Generale della Repubblica del Perù. Un lavoro che certamente è un successo della scuola fiorentina, che ha preso sviluppo per l’opera infaticabile del Prof. Giancarlo Berni. Bruno Rimoldi
S O M M A R I O ToscanaMedica9|2016

