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12 OPINIONI A CONFRONTO
polazione ancora sana e non certo nelle persone che già hanno avuto una frattura.
La prevenzione terziaria si dovrebbe invece fare soprattutto a livello ospedaliero, sull’esem- pio di quanto stiamo cercando di fare a Firenze con la creazione di percorsi strutturati riservati ai pazienti già fratturati (la cosiddetta “Fracture Liaison”).
UCCI – Concordo con la prof.ssa Brandi e tengo a precisare che molte delle iniziative e degli in- terventi ricordati potranno sempre di più venire utilmente realizzati nelle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e nelle Case della Salute, veri e propri esempi di sistematizzazione della medi- cina generale, non più indirizzata al singolo pa- ziente ma alla comunità intera degli assistiti. TM
ANTONIO PANTI
Quando la burocrazia nuoce alla clinica
Come tutti sanno l’osteoporosi è una dif- fusa condizione di rischio (si calcola in Italia 3 milioni e mezzo di donne e 1 milione e mez- zo di uomini) che può evolversi e sviluppare in gravi manifestazioni patologiche quali le fratture ripetute. Ugualmente è noto che esi- ste una osteoporosi primitiva prevalentemente post-menopausale – ecco perché l’osteoporosi è più frequente nelle donne – e una secondaria a numerosissime condizioni morbose oppure quale evento avverso di numerose terapie in particolare oncologiche, tra cui la terapia con aromatasi nel tumore del seno.
Una condizione di rischio così diffusa vede il naturale impegno del medico di medicina ge- nerale, tanto più oggi all’interno di associazioni professionali, le A.F.T., più adatte alla gestione di registri terapeutici e di interventi collaborativi con infermieri e con gli specialisti. Il medico ge- nerale può intervenire precocemente favorendo idonei stili di vita e valutando meglio il comples- so delle terapie cui il soggetto può essere sot- toposto. Insomma l’osteoporosi rientra a pieno titolo nel modello di Medicina di Iniziativa e di assistenza alla cronicità. Tuttavia si ha l’impres- sione che finora non si siano raggiunti i risultati voluti. Ciò può dipendere da una mal definita utilizzazione della MOC, dalla scarsa diffusione della Carta di Rischio che, approvata a livello in- ternazionale, non ha trovato molta fortuna tra i medici italiani e, infine, per la scarsa percezione del rischio da parte del paziente.
In effetti le terapie per l’osteoporosi non danno un effetto immediato (ad esempio la glicemia che si abbassa) ma prevengono even- ti dannosi lontani e quindi l’adesione alla cura è minore. Vi sono ora farmaci più moderni in commercio, che consentono somministrazioni anche 2 volte al giorno, in modo che le più an-
tiche forme farmacologiche, pur tuttora valide, possono essere sostituite da queste di più facile somministrazione. Sono farmaci non partico- larmente costosi che inibiscono l’assorbimento dell’osso mentre quelli che agiscono sulla for- mazione dell’osso sono assai più cari. Comun- que resta il fatto che l’aderenza alla terapia non è brillante neppure nei pazienti in prevenzione secondaria cioè nei soggetti positivi alla Carta di Rischio, né in quella terziaria, nei soggetti già fratturati. Ovviamente l’aderenza alla cura dipende da altri fattori. Fondamentale tra que- sti il colloquio con il medico. Anche da questo punto di vista è essenziale il ruolo del medico di medicina generale. E allora i nostri esperti fanno notare alcuni fatti importanti. Il primo, la mancanza in Toscana di una Linea Guida per l’Osteoporosi o meglio di un Percorso Diagno- stico Terapeutico che consenta la collaborazio- ne tra medici generali e specialisti e riqualifichi il compito del medico di medicina generale. Il secondo, e più importante, sta nell’esclusione del medico di medicina generale dalla prescri- zione di alcuni dei farmaci dell’osteoporosi. La necessità del piano terapeutico non è solo un intralcio burocratico ma una deresponsabi- lizzazione del medico generale. L’esistenza di banche dati, che permettono monitoraggi pre- cisi di qualsiasi ciclo di terapia, rendono ormai ineludibile la modifica della nota 79, nel senso di consentire la prescrizione dei farmaci per l’o- steoporosi ai medici di medicina generale. Solo la piena riassunzione da parte della medicina territoriale della leadership terapeutica di que- sti pazienti, in un percorso di completa sinergia con lo specialista, potrà migliorare la preven- zione e la cura di questa importante condi- zione patologica dagli altissimi costi umani e sociali. TM
Toscana Medica 4|2015
Si ringrazia Amgen
per aver contribuito alla realizzazione della presente pubblicazione


































































































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