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OPINIONI A CONFRONTO 11
te in quest’ottica: questa è la nostra esperienza nell’ambito dell’attività dell’Ambulatorio per la Menopausa Oncologica del nostro Dipartimento attivo da circa 15 anni in cui mettiamo a disposi- zione, da alcuni anni, l’indirizzo di posta elettro- nica attraverso il quale le pazienti comunicano in modo semplice e con tempi di risposta ab- bastanza brevi, potendoci inoltre inviare referti di esami diagnostici, a integrazione del contatto telefonico.
Un altro aspetto dove la tecnologia può es- sere di grande supporto è rappresentato dalla trasmissione delle informazioni che talvolta può essere critica quando vi sia una gestione multidi- sciplinare della paziente.
Ad oggi, purtroppo, la maggior parte del- la trasmissione delle informazioni viene ancora portata avanti mediante lettere cartacee.
È fondamentale la trasmissione telematica dei dati ai fini del monitoraggio ed al fine di snellire la gestione quotidiana delle informazio- ni, indispensabili alla pratica clinica.
Fra l’altro credo che oggi la connessione in rete delle AFT (aggregazioni funzionali territoria- li) sia in questo senso un vero passo avanti.
BRANDI – Parlando di aderenza alla terapie contro l’osteoporosi, uno dei nemici più temibili che dobbiamo fronteggiare è la disinformazio- ne, spesso presente a livello di medicina generale per tutta la serie di motivi ricordati in preceden- za. Obbiettivamente poi per un paziente è più facile assumere un antidolorifico che gli miglio- ra una situazione di disagio che preoccuparsi di prendere un farmaco contro l’osteoporosi che gli serve al limite per ridurre il rischio eventuale di un futuro e non certo l’evento fratturativo.
Non per niente nella popolazione di 5557 donne ultrasessantacinquenni fratturate di fe- more osservate a Careggi tra il 2006 ed i 2008, ben il 60% non aveva mai seguito alcuna terapia antifratturativa, contro solo il 4-5% che invece l’aveva assunta.
Nella mia realtà di lavoro, come dicevo pri- ma, si stanno oggi creando dei percorsi struttu- rati che permettano di seguire al meglio i sog- getti a rischio di frattura, controllando anche la loro aderenza alla terapia mediante periodici contatti telefonici.
MAFFEI – Sono d’accordo con le colleghe. La terapia dell’osteoporosi è cronica, spesso le pa- zienti non sono preparate a una terapia di lunga durata, perciò è molto importante spiegare bene e far capire il valore della terapia. La diminuzio- ne del numero delle somministrazioni di farma- co viene recepito positivamente della paziente e favorisce l’aderenza alla terapia.
TOSCANA MEDICA – Prof.ssa Mazzei come vanno le cose nel campo oncologico dove il vis- suto emotivo assume un carattere certamente preponderante?
MAZZEI – Una piccola premessa: è stato ormai da anni dimostrato che il rapporto tra medico e paziente è generalmente più positivo quando il primo è una donna. La donna medico ha mag- giori capacità di ascolto ed è comune la sua pro- pensione a fornire risposte al paziente. Questo aspetto è ancora più importante in Oncologia, dove l’empatia del curante diventa di fonda- mentale importanza nella gestione complessiva di malattie che dopo quelle cardiovascolari sono ad oggi le più diffuse al mondo.
TOSCANA MEDICA – A fronte dei nuovi far- maci contro l’osteoporosi, le “vecchie” molecole hanno ancora oggi significato?
MARINAI – Io credo che gli alendronati possa- no ancora essere utili soprattutto all’inizio della terapia, in quei pazienti che vedono dei risultati positivi ed in quelli che non accusano effetti col- laterali significativi.
Secondo me un altro fattore importante che spesso riduce l’aderenza terapeutica nelle situa- zioni di cronicità è l’eccessiva burocratizzazione dell’accesso ai farmaci, fatta spesso di attese dal medico per le ricette, di piani terapeutici, di consultazioni specialistiche di non sempre facile attuazione, di frequenti soste in farmacia, con risultati che in soggetti meno consapevoli pos- sono avere pesanti ripercussioni sulla continuità delle cure.
TOSCANA MEDICA – In attesa delle linee-gui- da nazionali per l’osteoporosi come potrebbero medici di medicina generale e specialisti miglio- rare la propria comunicazione reciproca in tema di prevenzione e gestione terapeutica dell’osteo- porosi?
BRANDI – Parliamo di prevenzione. Primaria: intervento sugli stili di vita. Secondaria: identi- ficazione dei soggetti a rischio (donne in meno- pausa e soggetti con osteoporosi secondaria). Terziaria: interventi da attuare nel soggetto già fratturato. Nel primo caso il medico di medici- na generale può svolgere un ruolo insostituibile, soprattutto nel campo educazionale, all’interno di percorsi condivisi con tutte le altre professio- nalità interessate.
Nel campo della prevenzione secondaria il medico di medicina generale dovrebbe essere messo nelle condizioni di utilizzare al meglio la Carta del rischio fratturativo, usandola nella po-
Toscana Medica 4|2015

