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10 QUALITÀ E PROFESSIONE
ALDO PAGNI
Una genitorialità frutto della donazione dei gameti
Luisa Brown, la prima bambina concepita con la Fivet al di fuori del grembo materno, nac- que nell’ospedale di Manchester nel 1978.
Da allora sono alcuni milioni i bambini nati con le tecniche della PMA, e molti Paesi del mondo promulgarono tempestivamente le pri- me leggi per disciplinare una materia tanto affa- scinante quanto eticamente complessa.
La legge italiana, approvata ventisei anni dopo quell’evento, con allegate linee guida de- putate a ridurre al minimo la possibilità di prati- care la PMA, e dopo il fallimento dei risultati del referendum abrogativo per l’astensione di molti cittadini, è stata impugnata nei tribunali da più di trenta coppie che chiedevano di poter ricorre- re all’inseminazione eterologa e ai test prenatali per prevenire la nascita di un figlio affetto da gravi malattie genetiche invalidanti.
Si stima che circa diecimila coppie sterili, o infertili (che non è la stessa cosa) in questi anni abbiano fatto ricorso ai costi e ai disagi del “tu- rismo procreativo” soprattutto nei paesi euro- pei (ma anche in India e negli USA), dove que- sti divieti non esistono, per avere la speranza, il diritto e la soddisfazione di avere un figlio e possibilmente sano.
Alla fine, dopo la bocciatura della Corte Eu- ropea e il riconoscimento della Consulta che il divieto d’inseminazione eterologa era incostitu- zionale, della legge 40 è rimasto quasi soltanto il titolo.
Anche perché, nel 2009, l’Alta Corte aveva rilevato che il divieto di creare un numero di em- brioni superiore a quello necessario a un unico e contemporaneo impianto, e comunque non superiore a tre, era tale da rendere necessaria un’eventuale reiterazione dei cicli di stimola- zione ovarica pregiudizievole per la salute della donna e per il feto, e che la regola di fondo di questa decisione doveva essere l’autonomia e la responsabilità del medico (sentenza 19-22 giu- gno 2002, n.282, e sentenza 10-14 novembre 2003 n.338).
Le stesse considerazioni, relative all’autono- mia tecnica del medico nel rispetto delle volon- tà delle persone, le aveva espresse il presidente della Fnomceo, inascoltato, nelle audizioni in Parlamento sulla Legge.
Solo la Regione Toscana, al momento, ha ottemperato alle decisioni della Consulta, ren-
dendo possibile l’inseminazione eterologa, e le indagini pre-impianto, con una legge che stabi- lisce i limiti e le norme relative alla valutazione dei fattori di rischio e di assenza di malattie ge- netiche nel donatore o nella donatrice, i limiti della loro età e del numero delle donazioni pos- sibili e l’età massima prevista per la ricevente.
Si tratta di una legge regionale “cedevole” di fronte ad una legge dello Stato, ma il Ministro della Sanità, dopo averne promessa una tem- pestiva, ne ha rinviato al Parlamento l’approva- zione.
Una decisione dilatoria che trova giustifi- cazione (?) nella non rassegnata resistenza dei teologi politici che, in passato, con l’interessata compiacenza del Governo e della maggioranza, erano riusciti a cedere soltanto gli aspetti inelu- dibili della PMA, mantenendo ferma e immuta- ta la convinzione che la procreazione dovesse essere il frutto esclusivo di un atto unitivo e non di artifici tecnologici.
Difficilmente la coscienza individuale di un parlamentare, che non può vantare “speciali il- luminazioni”, potrà decidere su come i cittadini debbono comportarsi su aspetti tanto impor- tanti della loro esistenza.
Le vicende parlamentari di questi ultimi tren- tasei anni, dalla nascita di Luisa alla legge del 2004, hanno mostrato l’inànità delle diverse commissioni (Santosuosso, Guzzanti, Busnelli) incaricate dai vari ministri della sanità dal 1984 al 2004 di formulare una legge accettabile, e nel 1999 si dimise il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, la socialista Marida Bolognesi, delusa per il fallimento inatteso di un testo di legge che pareva avere avuto il consen- so delle diverse forze politiche.
In una società multiculturale e di plurali- smo etico le questioni tecniche s’intrecciano con quelle etiche: donne singole, coppie omo- sessuali, convivenze civili, anonimato o meno del donatore, retribuzione della donazione, i maggiori rischi di malformazioni derivanti dall’i- niezione dello spermatozoo nella cellula uovo (ICSI), utilizzata nei casi più gravi di infertilità maschile, la gravidanza surrogata, eventuale adozione dell’embrione abbandonato, limiti di età per l’eterologa, selezione genetica (da non confondere con l’eugenetica nazista!) in funzio- ne di una futura terapia genica ecc.
Aldo Pagni, specialista
in medicina interna, è stato Vice Presidente dell’Ordine di Firenze
e dal 1996 al 2000, Presidente nazionale della FNOMCeO.
Toscana Medica 1|2015


































































































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