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48 FRAMMENTI DI STORIA
Tentazioni di Sant’Antonio Abate, come immaginate da Bicci di Lorenzo nella Chiesa di Sant’Antonio Abate dell’Ospedale SS. Cosma e Damiano di Pescia (prima metà del ‘400)
FERNANDO PRATTICHIZZO
Il fuoco di (quale?) Sant’Antonio
Nella prassi comune e medica è frequente tuttora chia- mare fuoco di Sant’Antonio il ben noto esantema da herpes zoster a causa dell’intenso dolore urente. Nel Medioevo con lo stesso termine si indicavano anche l’erisipela, la lebbra e l’ergotismo – conosciuto anche come ignis sacer – avvelena- mento causato dal fungo Claviceps purpurea, che infestava la segale cornuta e altri cereali.
Ma di quale Sant’Antonio si tratta? Non del famoso Sant’Antonio di Padova (1195-1231), né del Sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539) patrono dei Barnabiti, o di altri quasi sconosciuti santi con lo stesso nome, bensì dell’eremi- ta Sant’Antonio Abate, detto il Grande (251-357), venerato da tutte le chiese che ammettono il culto dei santi e fra i cui attributi figurano la croce tau, il bastone con la campanella, il fuoco e il maiale. Il fuoco nasce dal racconto che vedeva il Santo recarsi all’inferno per contendere al demonio le ani- me dei peccatori.
È stato ipotizzato che, durante la sua vita ascetica, Sant’Antonio Abate, mangiando pane contaminato, ab- bia manifestato i sintomi dell’ergotismo, come gli stati vi- sionari. Le sue reliquie furono traslate da Costantinopoli al Delfinato francese nell’XI secolo e tutelate dall’Abbazia di Montmajour (vicino ad Arles). Sembra che l’associazione di Sant’Antonio con l’ergotismo sia iniziata nel 1050, quando
in alcune province francesi le preghiere imploranti la sua in- tercessione, specialmente davanti alle sue reliquie, abbiano determinato la pronta guarigione.
Si narra che nel 1095 il nobile Gaston de Valloire, dopo aver ottenuto la guarigione del figlio, abbia ricevuto l’ispi- razione a fondare una confraternita per aiutare questi am- malati, e a portare sulla spalla del vestito una croce a forma di Tau, come l’estremità del suo bastone. Nacquero, così, gli Ospedali dell’Ordine di Sant’Antonio, la cui vocazione originaria era quella dell’accoglienza dei malati col fuoco di Sant’Antonio.
Come cura servivano l’intervento taumaturgico e fitote- rapico, in quanto il male era considerato una sorta di pos- sessione demoniaca ed in quanto il bruciore veniva alleviato con l’acqua e con le erbe rinfrescanti. Dal maiale, attributo del Santo eremita, gli Antoniani ricavavano la sugna per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe.
Eliminati la lebbra e l’ergotismo, efficacemente contra- stata con gli antibiotici l’erisipela, ancor’oggi l’incostante ef- ficacia delle terapie farmacologiche per l’herpes zoster con- sente l’attività dei segnatori, che mediante segnatura con la mano e recita di formule, generalmente cristiane, cercano di ottenere la guarigione per effetto placebo.
TM
Toscana Medica 1|2015
Fernando Prattichizzo, medico ospedaliero
di Medicina Interna con interessi di ricerca scientifica nel campo della Cardiologia, svolge anche attività di pubblicista storico- letterario e di artista pittore.

