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46 SANITÀ NEL MONDO
GAVINO MACIOCCO
Liberismo e salute
Per chi suona la campana
Il collega Roberto De Vogli in una lettera a The Lancet – a proposito di crisi finanziaria, au- sterità e salute in Europa1 – presenta una figura molto suggestiva che mette in relazione la de- regulation finanziaria (ovvero la facilità con cui si possono creare, moltiplicare e muovere nel mondo i capitali finanziari) e la distribuzione del reddito all’interno di un paese, gli USA (espres- sa nella percentuale di ricchezza nazionale de- tenuta dall’1% più ricco della popolazione). La Figura 1 descrive un tratto di storia lungo 100 anni e mostra come a partire dalla Grande De- pressione – quando con il New Deal di Roosevelt si metteva un freno alla liberalizzazione della fi- nanza e saliva la pressione fiscale a carico dei più ricchi – la distribuzione del reddito nel paese diventava più equa, diminuendo la percentuale di ricchezza nazionale in possesso dell’1% più ricco della popolazione, che passava dal 24% nel 1929 al 9% del 1978. Ma dagli anni 80 il trend s’inverte e al crescere della deregulation finanziaria – imposta dagli alfieri del liberismo, R. Reagan e M. Thatcher – s’impennano le dise- guaglianze nel reddito e l’1% più ricco torna, negli anni 2000, a possedere quanto deteneva agli inizi del 900. La Figura riguarda gli USA, ma il trend secolare della concentrazione della ricchezza è analogo in tutti gli altri paesi indu- strializzati, dal Regno Unito alla Germania, alla Svezia.
Cosa c’entra tutto ciò
con la salute e la sanità nel mondo?
C’entra molto perché nel periodo cha va da- gli anni 40 agli anni 70, ovvero nel periodo di maggiore tendenza all’equità si verifica lo svi- luppo dei sistemi sanitari universalistici (in Italia l’istituzione del Servizio sanitario nazionale è del 1978), si afferma il principio del diritto alla salute (anche la Conferenza di Alma Ata è del 1978), la poliomielite è sconfitta con il vaccino e Albert Sabin non brevetta e quindi non trae pro- fitti dalla scoperta, L’Organizzazione Mondiale della Sanità è un’istituzione autorevole, rispet- tata e efficiente in grado di mettere a segno, nel 1979, con un’iniziativa di lunga durata su scala
planetaria, l’eradicazione del vaiolo.
C’entra molto perché dagli anni 80 in poi,
nell’era del liberismo, mentre s’impennano le diseguaglianze economiche e ritornano le con- centrazioni della ricchezza nelle mani di pochi, i sistemi sanitari vengono messi sotto pressione dalla logica delle privatizzazioni e del profitto. All’inizio sono i sistemi sanitari dei paesi più deboli – dell’Africa sub-sahariana – a subirne le conseguenze. Così per la prima volta nella sto- ria dell’umanità, per motivi di mercato, farmaci salvavita (come gli antiretrovirali) non vengono resi immediatamente disponibili per combat- tere un’epidemia (come quella dell’HIV/AIDS). I sistemi sanitari dei paesi più poveri vengono messi sotto pressione anche dalle condizioni im- poste dalla Banca Mondiale (che di fatto si so- stituisce all’OMS nella definizione delle politiche sanitarie globali): riduzione estrema della spesa sanitaria, demolizione dei servizi sanitari pubbli- ci, fuga in massa di medici e infermieri (e poi ci si stupisce che un’epidemia, come quella di Ebola, sia fuori controllo in paesi come la Sierra Leone o la Liberia, dove la popolazione muore non solo di febbre emorragica, ma di ogni altra malattia e di parto, dato che nessuno si avvicina più alle strutture sanitarie).
Jeffrey D. Sachs, nel suo libro “La fine del- la povertà”2, analizza così gli avvenimenti di quel periodo: “Sfortunatamente, nell’era degli aggiustamenti strutturali questioni egoistiche e ideologiche furono alla base degli errori di indi- rizzo e degli aiuti insufficienti concessi ai paesi in via di sviluppo. L’aspetto egoistico è eviden- te: la responsabilità della povertà fu scaricata integralmente sugli stessi poveri; da ciò discese che non erano necessari aiuti finanziari interna- zionali. Negli anni Ottanta e Novanta gli aiuti allo sviluppo crollarono: per esempio, nell’Afri- ca sub-Sahariana passarono dai 32 dollari pro capite nel 1980 ai 22 del 2001, nonostante nel periodo l’intero continente africano fosse de- vastato da una pandemia [Hiv/Aids, ndr] e la necessità di un aumento della spesa pubblica (soprattutto sanitaria) fosse evidente. Ma i paesi ricchi erano convinti di aver fatto tutto quello
Gavino Maciocco, me- dico di sanità pubblica. Ha fatto: il volontario civile in Africa, il medico di famiglia, l’esperto di cooperazione sanitaria per il Ministero degli Esteri, il dirigente di Asl. Attualmente insegna all’Università di Firenze, dove si occupa di cure primarie e di sistemi sanitari internazionali. Dal 2003 cura per Toscana medica la rubrica “Sanità nel mondo”.
1 De Vogli R, Financial crisis, austerity, and health in Europe, Lancet 2013; 382: 391.
2 J. D. Sachs, La fine della povertà, Mondadori, 2005, pp. 87-88.
Toscana Medica 1|2015


































































































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