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QUALITÀ E PROFESSIONE 27
caso, la tolleranza e l’efficacia dei farmaci prima di autorizzarne la prescrizione.
Da allora autorevoli documenti sulla spe- rimentazione dei farmaci, e le Agenzie inter- nazionali e nazionali, autorizzano i farmaci al commercio per indicazioni circostanziate, vali- date in un decennio da quattro successive fasi di ricerche e sperimentazioni, e sottoposte a conti- nue verifiche dopo il loro ingresso nel mercato.
È impensabile oggi che qualcuno possa fare scoperte miracolose nel laboratorio di casa, e se per caso si tratta di una felice intuizione, questa deve essere sottoposta a una seria verifica se- condo le regole della Buona Pratica Clinica.
La cura Di Bella, che divise l’Italia tra “l’uomo della speranza 1998” per i suoi sostenitori, e “lo stregone dei miracoli” per i suoi detrattori, era in realtà un cocktail farmacologico contenente sostanze già registrate e già in commercio, an- che se per indicazioni diverse dalla terapia dei differenti tumori, tranne che per un chemiote- rapico, in dosi minimali, e per la somatostati- na indicata solo per alcune limitate neoplasie dell’apparato digerente.
Per il resto si trattava di vitamine, di nucleo- tidi prodotti per il professore in una farmacia locale, soluzione Schoum e ormoni del surrene.
Il caso Di Bella, iniziò nel gennaio del 1997, ma deflagrò nei mesi successivi, quando finì sul- le prime pagine dei giornali locali e nazionali e nelle trasmissioni televisive.
La ricostruzione cronologica delle varie e complesse fasi della vicenda Di Bella è stata do- cumentata puntualmente in alcune pubblica- zioni, per cui mi limiterò a rievocare solo alcuni episodi nei quali fui coinvolto personalmente come Presidente Nazionale della Federazione degli Ordini, dal 1996 al 2000, fino al momen- to in cui iniziò la sperimentazione, proposta dal Ministro Rosy Bindi e organizzata dal suo suc- cessore, che il professore aveva prima accettato e poi disconosciuto.
Il primo riguarda il ricevimento di una lette- ra minacciosa, con due proiettili di pistola, per avere assunto una posizione critica nei confronti delle autorizzazioni del metodo Di Bella di alcu- ni magistrati, con un comunicato ufficiale, dal titolo “Più giudizi clinici e meno giudici” mutua- to dalla prestigiosa rivista Lancet!
Quel comunicato mi valse anche una de- nuncia alla Procura della Repubblica di Roma, archiviata per insussistenza, per “vilipendio del- la magistratura” da parte del Pretore di Maglie, Carlo Madaro.
Un magistrato, in odore di aspirazioni a una carriera politica, dal quale fui convocato in Pre- tura, come testimone informato sui fatti, insie- me a Veronesi e al Direttore della Commissione Unica del Farmaco, in una causa nella quale non ho mai saputo chi fossero gli imputati.
In dicembre quel Pretore aveva imposto per
decreto all’ASL di Lecce di fornire la somatosta- tina ai genitori di un bimbo di due anni affetto da tumore cerebrale, ritenuto dagli esperti un farmaco inefficace e indebito e reiterato il prov- vedimento per una donna salentina di 47 anni affetta da carcinoma dell’utero con metastasi polmonari.
In quell’aula della Pretura, con altrettan- te camere televisive ai quattro angoli, vi erano quaranta testate giornalistiche accreditate, e si sprecavano i flash di numerosi fotografi come se fossimo starlettes di un festival del cinema. Il pubblico rumoreggiava quando rispondevamo alle domande insidiose del magistrato, che se- deva impettito sullo scanno, munito di toga e di una vistosa cravatta multicolore, e sottolineava con applausi frenetici, da stadio, i suoi ironici commenti.
La parte civile era composta da avvocati fa- miliari di malati oncologici, con comprensibile partecipazione emotiva.
Ma il momento più paradossale per un’aula di giustizia, si raggiunse quando un oncologo locale testimoniò che, avendo letto... sul Corrie- re della sera che in un congresso medico a Bu- dapest si era annunciato che la somatostatina (concessa dal SSN in classe A) guariva il cancro a microcellule del polmone, si era fatto regalare il farmaco dall’industria produttrice per sommi- nistrarlo ai suoi malati a loro insaputa, e senza registrarlo nella cartella clinica!
Inutile dire che il Pretore lodò con grande enfasi l’umanità di questo grande medico, di- mentico della legge, ma quasi portato in trionfo dagli astanti.
Il secondo episodio fu in occasione di un’in- tervista televisiva di Emilio Fede, sulla rete 4, sul tema Di Bella.
Ricordo che al termine della trasmissione il conduttore si era complimentato con me per la rapidità e il ritmo televisivo con il quale avevo ri- sposto alle sue domande, e che avevo ricambia- to il complimento riconoscendogli di non essersi accodato al compiacente conformismo di molti altri suoi colleghi.
Fu allora che Emilio Fede mi raccontò che aveva perduto un fratello deceduto per un male inguaribile, e che quando alcuni emissari del professore si erano presentati con in mano.... una misteriosa valigetta per sollecitare il suo im- pegno per promuovere la cura Di Bella, aveva rifiutato qualunque offerta e che avrebbe voluto conoscere il Professore.
“Troppo anziano” per un incontro, avevano replicato, e non li aveva più visti.
All’epoca erano frequenti i miei incontri con il Ministro Bindi, da cui dipendeva la Fnomceo.
Essa era divisa tra la convinzione che si trat- tasse di una cura inefficace, e la consapevolezza che l’argomento era molto delicato e difficile perchè coinvolgeva la sofferenza, il dolore e la
Toscana Medica 7|2015


































































































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