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30 QUALITÀ E PROFESSIONE
Nei mesi di dicembre 2014 e gennaio 2015, sono stati realizzati tre workshop con il persona- le sanitario, uno per Area Vasta, ed un incontro regionale con il personale amministrativo. Hanno partecipato circa sessanta operatori con diffe- renti ruoli e funzioni. Il ciclo si è concluso con la restituzione dei risultati ottenuti, nell’ambito di un convegno organizzato presso il Consiglio Regionale della Toscana e svoltosi il 30 gennaio 2015. All’incontro hanno partecipato gli asses- sorati regionali alla salute e alle politiche sociali, il Servizio centrale SPRAR, l’UNHCR (Agenzia per i Refugiati delle Nazioni Unite), la Questura di Fi- renze, la Asl di Parma e l’ONG francese “Mede- cins du Monde”.
La fase dei laboratori sul territorio è stata realiz- zata utilizzando metodologie partecipate (https:// www.youtube.com/watch?v=dGuDhVmBVms) che hanno consentito di fare emergere criticità e buone pratiche presenti sul territorio regionale favorendo la creazione di un piano dialogico e di confronto tra differenti professionalità operanti nei territori. Intendiamo quindi condividere una sintesi dei risultati raggiunti in termini di contenu- to, affinché fungano da stimolo propositivo per il miglioramento del sistema, nel suo complesso.
Elemento fondamentale e trasversale emerso durante tutti gli incontri, è stata la percezione positiva del ruolo attivo attribuito al SSR in qua- lità di Garante del diritto alla salute dei migranti, con un riconoscimento dell’impegno profuso a livello regionale nella direzione di coordinamento di una funzione così complessa e diffusa, in pri- mis, con l’emanazione del documento: “Proce- dura per la sorveglianza dei soggetti immigrati a seguito di interventi umanitari” del maggio 2014 adottato dalla Direzione generale diritti di cittadi- nanza e coesione sociale della Regione Toscana.
Le buone pratiche risultano però solo parzial- mente strutturate a livello territoriale di singola azienda e comunque non condivise a livello re- gionale, talvolta riconducibili all’impegno ed alla professionalità di singoli dirigenti. Tra queste, a titolo di esempio, le attività di prevenzione e promozione della salute svolte nei centri di ac- coglienza (vedi esperienze ASL Pisa e Massa) e le esperienze in cui vi è presenza strutturata di mediazione culturale ASL nella prima fase di screening (vedi ASL Firenze).
In estrema sintesi – stante la complessità del fenomeno – rileva l’eterogeneità presente sul ter- ritorio regionale in quanto a pratiche, protocolli e procedure.
Le criticità, risultano strettamente correla- te all’approccio emergenziale dell’accoglienza, mentre altre derivano da nodi strutturali nei percorsi di accesso al sistema socio-sanitario di richiedenti asilo e rifugiati a livello regionale e na- zionale.
In riferimento alle recenti esperienze di ac- coglienza, sono state riscontrate considerevoli
difficoltà dal punto di vista organizzativo ai fini della trasmissione delle informazioni: tempi, nu- meri di persone in arrivo, descrizione dei paesi di provenienza, segnalazione preventiva di esigenze particolari; mancanze che pongono in grave dif- ficoltà i Dipartimenti di salute pubblica, incaricati del coordinamento, perché impossibilitati a pia- nificare un’organica ed immediata presa in carico delle persone.
Le caratteristiche delle strutture di accoglien- za – spesso non funzionali a tale scopo e non rispondenti ai bisogni specifici della persona – si traducono in setting di cura inadeguati, con vi- site mediche svolte in stanze di albergo, senza ausilio della mediazione, con persone che han- no appena affrontato il viaggio e che non hanno ancora assolto ai bisogni primari. Ne consegue che spesso, interventi sanitari complessi, come prelievi ematici e test di screening, sono realiz- zati in contesti e tempi non adatti. Dagli incontri è emerso, al contempo, che una strutturazione adeguata del setting di cura e la presenza di un’équipe multidisciplinare riporterebbero al centro l’Individuo, trasformando l’intervento sa- nitario da mero intervento di salute pubblica, a percorso di effettivo accesso al diritto alla salute e tutela delle vulnerabilità. Una precoce individua- zione delle fragilità, è unanimemente percepita come un valore aggiunto, necessario però ad una presa in carico strutturata.
Le problematiche connesse all’individuazio- ne, identificazione e presa in carico di soggetti vulnerabili destano forte preoccupazione. Sulla questione specifica dell’individuazione di minori non accompagnati richiedenti asilo, presenti nel- le strutture di accoglienza non destinate ad essi per tempi prolungati, nonché le modalità di ac- certamento della minore età, impongono alcune sintetiche considerazioni. Viene rilevato che allo stato attuale, l’RX del polso è assunto quale unico strumento di valutazione auxologica per l’accer- tamento della minore età: una modalità conside- rata unanimemente a livello nazionale (Ministero della salute) ed internazionale (UNHCR) parziale e inappropriata.
Ma ancora, in linea generale è emersa l’as- senza di un sistema che raccolga ed analizzi i dati socio-sanitari degli interventi svolti sul territorio regionale a favore di migranti forzati giunti in Toscana. Sistema che consentirebbe di defini- re un quadro reale della condizione dell’utenza incontrata sul territorio in termini numerici e di interventi resi oltre che favorire una maggiore ar- monizzazione fra i territori.
Sempre in prospettiva di assistenza socio-sa- nitaria, nei vari territori, sono stati infine rilevati bisogni formativi specifici e multilivello, ove in- serire momenti di confronto e di scambio espe- rienziale.
In ambito amministrativo, le criticità hanno invece riguardato più specificatamente alcuni
Toscana Medica 5|2015

