Page 32 - Toscana Medica
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32 QUALITÀ E PROFESSIONE
ANTONIO PANTI
Cybercondria
e medicalizzazione
Un pessimo connubio
Antonio Panti, dal 1971 ha ricoperto diversi incarichi nella FIMMG,
di cui è stato anche Segretario e Presidente Nazionale. Presidente dell’Ordine di Firenze
dal 1988. Ha ricoperto cariche nazionali nella Federazione Naz.le degli Ordini, in particolare nella Commissione per le ultime stesure del Codice Deontologico. Membro di numerose Commissioni Ministeriali. Dal 1998
è Vicepresidente del Consiglio Sanitario Regionale.
L’ipocondria del futuro, di coloro che non leggono più il “talismano della salute” e si sono dati all’internet addiction, si chiama cybercon- dria; niente di particolarmente nuovo, tuttavia un rischio maggiore esiste e risiede nell’estrema medicalizzazione della società moderna per cui, nel magma informativo che ci circonda, capita che false malattie si assommino a terapie inven- tate creando una miscela esplosiva di illusioni e delusioni, di magiche speranze scambiate per certezze dalla stampa e talora dagli stessi ma- gistrati. È questo tracimare della medicina che preoccupa assai più che le forme assunte oggi dal vissuto della malattia.
La medicina moderna è in fase di continua espansione e pone sotto il suo dominio un nu- mero sempre maggiore di condizioni umane. Una forma di “biopotere”, direbbero i sociologi alla Foucault, già prevista da Ivan Illich, che non è soltanto imposta dall’alto, dalle aziende chi- miche per esempio, ma nasce anche dal basso, ad esempio dai gruppi di auto aiuto nelle malat- tie rare. La medicalizzazione, tentando una de- finizione, consiste nell’affrontare un problema umano in termini medici, trattandolo come una malattia e sottoponendolo a interventi sanitari. Un concetto maldefinito, in relazione alla com- plessità della società postmoderna ma un pro- cesso spinto da potenti motori.
La pretesa devianza sociale (bambini viva- ci), le normali cadenze della vita (menopausa o invecchiamento) gli stili di vita (sessualità, gio- vanilismo), sono spesso oggetto dei corretti in- terventi della medicina preventiva, anche se cia- scuno dovrebbe essere libero di non sentirsi in colpa se fuma o se preferisce il teatro al footing; ma spesso, quando si è scoperto un qualsiasi farmaco che possa funzionare, diventano og- getto del cosiddetto diseases mongering, una forma assai comune di commercializzazione della salute. Costruire una malattia vuol dire che mass media, medici, opinion makers, con- cordano, nonostante isolate proteste, sull’uso del vocabolario medico e di una narrazione medica pubblica di un determinato fatto, pro- blematizzato ad arte. Il che può coinvolgere la scienza ufficiale e le istituzioni, che trovano più
semplice l’approccio medico a quello politico o sociale, fatta salva la consueta recriminazione sugli sperperi dei medici. Insomma gli interes- si economici dell’industria farmaceutica e i fe- nomeni culturali del consumismo imperante si intrecciano e generano un colossale spreco di risorse. Senza stravaganti ritorni all’età dell’oro, basterebbe accettare l’invecchiamento e non considerarlo una malattia di cui far carico al ser- vizio sanitario.
Ma la medicina amplia progressivamente i propri confini. Anche se il limite tra terapia e enhancement, potenziamento genetico o men- tale o fisico che sia, è assai incerto, tuttavia è chiaro che il movimento transumanista non ri- siede nel futuribile ma è ancorato fermamente ai recenti successi della scienza e della tecnica. In un sistema che tutto mercifica, ogni bisogno umano può essere oggetto di profitto e sfuggi- re a quel minimo di controllo etico cui la medi- cina dovrebbe sottostare seguendo il semplice principio di precauzione. Salute e malattia sono concetti contestuali e culturali sui quali influisce la pubblicità, il mercato, le associazioni dei pa- zienti e quelle dei medici, l’industria e, infine, le esigenze generali di bilancio. I farmaci lifestyle, ad esempio, fanno parte della medicina dei de- sideri e si vendono meglio online. Insomma un intreccio perverso di interessi polimorfi rischia di far perdere alla società il senso della sanità e gli scopi della medicina, in un quadro nel quale il Dr. Knock sembra un amabile principiante.
La rete è uno strumento potente di integra- zione e comunicazione. La diffusione di infor- mazioni scientifiche, l’uso delle app tra medici e con i pazienti, la condivisione dei dati necessari alla cura, rappresentano conquiste tra le più si- gnificative. Tuttavia la riproduzione virtuale del rapporto tra medico e paziente può reificare la malattia, tanto più che internet funziona meglio tra i pazienti che tra i medici. L’esplosione sulla rete dei bisogni, delle domande, dell’offerta di soluzioni, del salutismo e, infine, dell’ipocon- dria, accentua e amplia la medicalizzazione. Quale medicina sarà quella in mano ai colossi dell’informatica?
TM
Toscana Medica 5|2015


































































































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