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48 SANITÀ NEL MONDO
GAVINO MACIOCCO
NHS
Si cambia, in meglio. Si spera
In Gran Bretagna, nel maggio 2015, si ter- ranno le elezioni politiche (in un clima di grande incertezza) ed è tempo di bilanci e prospettive future, anche in sanità. Il rapporto “Five Years Forward View” pubblicato lo scorso ottobre dal governo conservatore di Cameron guarda ai prossimi 5 anni e lo fa in maniera del tutto sorprendente e inattesa, per coloro che hanno seguito negli ultimi anni le vicende del National Health Service (NHS), culminate con una riforma che ha quasi interamente privatizzato il sistema di produzione dei servizi e fatto della competi- zione e del mercato gli elementi fondanti delle relazioni tra gli attori della sanità.
Al centro della riflessione vi è la questione della sostenibilità del NHS: se non cambia qual- cosa la previsione è che entro il 2020 si accu- mulerà un deficit – uno sfasamento tra risorse disponibili e bisogni dei pazienti – di 30 miliardi di sterline (38.3 miliardi di euro). “Per sostenere un NHS universalistico e di alta qualità si deve agire su tre fronti” che sono, come si legge nel documento: la domanda, l’efficienza, il finanzia- mento. In nessuna parte del documento si trova un qualche riferimento alla compartecipazione alla spesa da parte degli utenti (co-payment, in italiano ticket) o al ricorso alle assicurazioni pri- vate, integrative, tanto meno sostitutive, anzi si riconferma la volontà di finanziare il sistema at- traverso la fiscalità generale. Ciò che sorprende è la scomparsa di ogni riferimento al mercato e alla competizione, i pilastri ideologici della rifor- ma introdotta lo scorso anno e la ricomparsa di oggetti messi in cantina già al tempo del secon- do governo Blair, come desueti e ingombranti, come prevenzione, cooperazione, integrazione. Tanto obsoleta la prevenzione da essere cancel- lata, nella riforma del 2013, dalle funzioni del NHS e trasferita come un gentile pacco alle au- torità municipali.
“Se la nazione fallisce nell’affrontare seria- mente la prevenzione allora i recenti progressi nella speranza di vita sana si arresteranno, le diseguaglianze nella salute si allargheranno e la nostra capacità di finanziare terapie innovative sarà annullata dalla necessità di spendere milioni di sterline in malattie completamente evitabili”, quindi afferma il rapporto: “La salute futura di milioni di bambini, la sostenibilità del NHS, e la prosperità economica dei cittadini britannici di- pendono ora da un radicale potenziamento del- la prevenzione e della sanità pubblica”. Segue un elenco di proposte per tenere sotto controllo la domanda riducendo l’insorgenza delle malat- tie: dalla lotta all’obesità, al fumo, all’alcol alle
misure per migliorare la salute nei luoghi di la- voro e di contrasto alla disoccupazione (causa di disagio mentale e di malattie). The Lancet com- mentando il rapporto nota al riguardo che “il governo deve riconoscere che i risultati di salute sono legati a determinanti sociali che richiedono soluzioni intersettoriali, leggi e finanziamenti ad hoc. Si stima che le sole diseguaglianze sociali – conclude The Lancet – producano un costo per il NHS di più di 5 miliardi di sterline l’anno”1.
Il secondo fondamentale obiettivo è quello di distruggere le barriere (The Lancet le chiama “confini tribali”) che separano i medici di fa- miglia dagli ospedali, la salute fisica da quella mentale, l’assistenza sanitaria da quella sociale. Barriere che erano diventate sempre più alte e insormontabili dopo l’applicazione della rifor- ma del 2013 che riceve così, dopo la riscoperta della prevenzione, un’altra sonora picconata. Al centro della proposta c’è la riorganizzazio- ne e il potenziamento delle cure primarie, con la creazione di un nuovo modello organizzativo denominato “Multispecialty Community Provi- ders” (MCPs), dove le “practice”, il luogo dove lavorano in gruppo i medici di famiglia (General Practitioners, GPs) si allargano ad altri professio- nisti: specialisti di varie branche (dai pediatri ai geriatri, agli psichiatri), infermieri, fisioterapisti, psicologi, farmacisti, operatori sociali. Principale compito: quello di svolgere ciò che noi chiame- remmo “sanità d’iniziativa”: “i servizi dovranno essere proattivamente indirizzati verso pazienti registrati, con bisogni complessi come gli anziani fragili o quelli con malattie croniche, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalle tecnolo- gie digitali”.
Le potenzialità e le opportunità di queste nuove strutture organizzative del territorio sono molteplici:
a) Riportare nelle practice gran parte delle pre-
stazioni specialistiche erogate in ospedale; b) Gestire gli ospedali di comunità, consenten- do loro di espandere servizi diagnostici e te-
rapeutici (come dialisi e chemioterapia);
c) GPs e specialisti potrebbero avere le creden- ziali per ricoverare direttamente i propri pa-
zienti in ospedale;
d) I MCPs potrebbero avere la delega a gestire
per i propri pazienti non solo il budget sa- nitario ma anche quello sociale, garantendo così una vera integrazione socio-sanitaria;
e) I MCPs potrebbero allearsi con associazioni di pazienti e gruppi di volontariato per pro- muovere l’empowerment dei pazienti e del- la comunità, anche allo scopo di mettere in
Gavino Maciocco, me- dico di sanità pubblica. Ha fatto: il volontario civile in Africa, il medico di famiglia, l’esperto di cooperazione sanitaria per il Ministero degli Esteri, il dirigente di Asl. Attualmente insegna all’Università di Firenze, dove si occupa di cure primarie e di sistemi sanitari internazionali. Dal 2003 cura per Toscana medica la rubrica “Sanità nel mondo”.
Toscana Medica 3|2015


































































































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