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OPINIONI A CONFRONTO 7
Andrea Melani
Pierluigi Paggiaro
Luigino Rizzello
GIUSTINI – Un dato per fare capire come il proble- ma dell’aderenza terapeutica sia davvero di enormi proporzioni. Dopo un infarto del miocardio, evento quindi di notevole gravità e di grande impegno an- che psicologico da parte del malato, è stato dimo- strato che l’assunzione di ASA, betabloccanti, ACE inibitori o sartani, dopo solo 6-12 mesi dall’evento cala addirittura del 50%. Per questo in soggetti an- ziani con BPCO ed associata politerapia importan- te, in caso di non eccessiva difficoltà respiratoria, la terapia inalatoria è spesso la prima ad essere trascurata.
È inoltre esperienza comune che i soggetti che iniziano la terapia inalatoria con gli appositi dispo- sitivi in età più giovane mantengono nel tempo una aderenza terapeutica maggiore rispetto a chi deve iniziare ad usare gli stessi dispositivi a 70-80 anni, nonostante tutti gli sforzi di educazione sanitaria dei medici di medicina generale e degli specialisti.
Il Chronic Care Model e la sanità di iniziativa po- trebbero certamente rivelarsi utili in questo campo, visto che i pazienti potrebbero essere sottoposti a controlli e verifiche periodiche da parte di persona- le infermieristico appositamente preparato.
PAGGIARO – L’aderenza alla terapia è un feno- meno molto complesso, in cui intervengono fat- tori culturali e aspetti pratici di comunicazione tra il paziente e il medico. Nello studio TORCH si è dimostrato che i pazienti che avevano una buona aderenza all’uso del farmaco avevano un tasso di mortalità inferiore a quelli che assumevano meno il farmaco in studio, ma che questo si osservava anche nei soggetti che assumevano il placebo. Ciò vuol dire che esiste un aspetto culturale del pazien- te che associa l’aderenza al piano di trattamento con altri aspetti di gestione della sua malattia, come le appropriate abitudini di vita, la frequenta- zione dal medico, etc, che pertanto ne migliorano la prognosi in senso lato. È comunque ugualmente importante fornire al paziente uno schema tera- peutico semplice (idealmente un unico inalatore da usare una volta al giorno) per garantire una mag- giore facilità di assunzione del farmaco e quindi una maggiore efficacia del trattamento.
MELANI – Una scorretta tecnica inalatoria soven- te determina un risultato clinico meno vantaggioso
delle attese o quanto meno uno spreco di risorse. Il corretto uso del dispositivo è decisivo perché il farmaco somministrato sia efficace. Questo obiet- tivo è più facile da raggiungere disponendo di erogatori semplici da usare, con numero sempre più ridotto di fasi di tecnica inalatoria. Questo ha particolare importanza in soggetti con BPCO con molte comorbidità, fra cui disturbi cognitivi, del- la vista, di manualità che spesso contribuiscono a rendere meno agevole il corretto uso della terapia inalatoria.
TOSCANA MEDICA – Che valore ha il rapporto tra il medico ed il suo assistito?
RIZZELLO – È vero che i pazienti molto spesso non si attengono alla terapia prescritta, però è an- che altrettanto vero che in molti casi si rifiutano di modificare il proprio stile di vita continuando, ad esempio nel caso della BPCO, a dedicarsi al fumo di sigaretta e a trascurare l’attività fisica.
A mio parere nei soggetti broncopneumopati- ci l’aderenza alla terapia può essere incrementata essenzialmente con tre azioni: il coinvolgimento simultaneo del paziente e dei suoi familiari nel per- corso di cura, il rapporto stretto e partecipato con il medico di base (soprattutto per acquisire la reale coscienza dello stato di malattia) ed un’attività di follow - up chiara e ben strutturata.
TOSCANA MEDICA – Il dottor Rizzello ha tocca- to un punto importante, il fumo di sigaretta che insieme all’inquinamento atmosferico rappresenta un enorme fattore di rischio per la BPCO. La lotta al fumo, così come è oggi condotta, può essere considerata efficace oppure qualcosa andrebbe cambiato visto che tantissime persone continuano a fumare e che l’età della prima sigaretta si abbassa sempre di più?
MELANI – In Toscana in questi ultimi anni mol- to si è cercato di fare con la capillare istituzione di Centri antifumo. Naturalmente i Centri anti-fumo possono rappresentare solo la punta di una pirami- de di interventi educativi che devono partire molto più da lontano. In questo senso è pertanto di fon- damentale importanza, ancora una volta, il ruolo della medicina di famiglia.
“Il dizionario dell’aderenza”
Le modalità con cui un paziente si sottopone ad un trattamento e segue le istruzioni mediche così come prescritte.
Sottende un ruolo PASSIVO del paziente.
Le modalità con cui i comportamenti di una persona (assunzione di farmaci, dieta, stile di vita) corrispondono alle raccomandazioni del professionista sanitario, previa condivisione.
Presuppone un ruolo ATTIVO del paziente.
5 Dirigente dell’Unità di Fisiopatologia Respiratoria dell’AO Universitaria Senese
6 Ordinario di Pneumologia dell’Università degli Studi di Pisa
7 Responsabile
Sez. Pneumologia Interventistica Asl 6 Livorno
COMPLIANCE ADERENZA
CONCORDANZA
Alleanza terapeutica tra paziente e professionista sanitario, otte- nuta quando entrambi concordano sulla gestione terapeutica, previo EMPOWERMENT del paziente e successiva RESPONSABILITA’ di entrambe le parti.
Bourbeau J , Bartlett SJ: Patient adherence in COPD. Thorax; 63: 831-838, 2008.
Toscana Medica 3|2015

