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60 NOTIZIARIO - a cura di Bruno Rimoldi
Il 7 febbraio 2015 a Firenze si è te- nuto il convengo dal titolo “Medicina e sport tra deontologia e prassi”. Il congresso è nato con l’intento di recupe- rare, anche in medicina, una conoscenza della attività fisico-sportiva, che non sia di esclusivo appannaggio di discipline mediche specialistiche, ma che possa diventare una competenza comune e condivisa per tutti i medici che possano venire a contatto con questo settore.
In tal senso è stata proposta e di- scussa durante il convegno la “carta di Firenze di medicina e sport”, che ha come obiettivo di essere un primo passo verso la realizzazione di un documento più ampio che possa in un futuro non lontano divenire punto di riferimento deontologico del medico, che si trova ad affrontare nuovi problemi di natura etica legati a questo ambito.
I vari argomenti trattati in sede del convegno hanno da una parte suscitato largo interesse tra i partecipanti, e dall’al- tro aperto la discussione su nuovi temi integrare nella carta di Firenze in futuro, compito del quale gli organizzatori sa- ranno ben lieti di farsi carico.
Orientamenti per l’attività medica nell’ambito delle attività sportive
Premessa
L’attività fisica e l’attività sportiva co- stituiscono elementi fondamentali per la promozione e la tutela della salute delle persone: in tutto il corso della vita, adot- tare stili di vita che prevedano attività fisi- ca e sportiva, costituisce un fattore di sa- lute imprescindibile, diminuisce il rischio di sviluppare patologie, predispone alla socialità, alla condivisione e alla tutela degli ambienti di vita.
In questo ambito, il ruolo di ciascun professionista medico, è determinante: per promuovere queste attività negli as- sistiti, per tutelarne la salute nel corso
del loro svolgimento, per curare pato- logie o incidenti correlati allo sport. Le responsabilità connesse a questo ruolo sono molte, anche per la possibilità che il medico ha di incidere con la sua atti- vità sui comportamenti individuali e col- lettivi correlati allo sport.
Finalità e ambito della Carta
Scopo di questa Carta è quello di aprire una riflessione ampia, multidisci- plinare e partecipata, su alcuni aspetti peculiari dell’attività medica nel contesto sportivo.
La Carta intende soffermarsi sulle criticità di carattere più specificatamen- te etico incontrate dal medico in questo settore dell’attività professionale, rite- nendo che gli indirizzi dettati dal codice deontologico possano essere utili, non solo per orientare i comportamenti me- dici, ma anche per indirizzare la riflessio- ne pubblica sul senso più corretto dell’at- tività sportiva.
La Carta intende evidenziare le re- sponsabilità mediche in questo ambito, con particolare attenzione alla tutela del- la salute dei minori.
La Carta non è rivolta ai soli medici sportivi ma, in senso più ampio, a tutti i medici che nell’assistere i propri pazienti rilevino criticità connesse a questo ambi- to di attività.
Carta di Firenze su Deontologia Medica e Sport
1. L’attività fisica e l’attività sportiva rappresentano un fondamentale stru- mento per favorire un armonico sviluppo psico-fisico della persona, per prevenire malattie, dipendenze e disabilità, per promuovere corretti stili di vita e il be- nessere della persona e per sviluppare re- lazioni sociali nell’ottica dell’integrazione culturale e della tolleranza. Il medico fa- vorisce l’attività fisica e l’attività sportiva nel rispetto dei principi della leale com-
petizione e ne promuove la pratica per la tutela della salute e per l’integrità psico- fisica delle persone.
2. Il medico promuove l’attività fisica e lo sport dei minori al fine di garantire un equilibrato e armonico sviluppo psi- cofisico e contrasta a ogni forma di uso dannoso e sleale o che ne disattenda il ruolo educativo e formativo per la cresci- ta dei giovani atleti.
3. Il medico è garante del segreto professionale di chiunque pratichi atti- vità sportiva e, per quanto lo riguarda, della tutela della privacy.
4. Il medico evita ogni forma di con- flitto di interesse nella sua attività a favo- re di chiunque si dedichi a attività spor- tive e denuncia alle autorità competenti e all’ordine professionale ogni pressione esercitata da parte delle società sportive.
5. Il medico contrasta ogni forma di slealtà o di illecito nello sport a qualsiasi livello compreso il doping.
6. Il medico garantisce la sostenibi- lità degli schemi di preparazione atletica adottati nei singoli sport e si oppone ad ogni forma di potenziamento che faccia uso di farmaci e di tecnologie mediche, che possa danneggiare l’atleta, contri- buire all’instaurarsi di prassi illecite o fa- vorire comportamenti sleali e discrimina- tori nella competizione sportiva.
7. Nel consigliare attività fisica o svolgere compiti di medicina dello sport il medico garantisce la sicurezza clinica di chiunque gli sia affidato assumendo fun- zioni di risk manager nella società sporti- va in cui opera.
8. Il medico non presta collaborazio- ne e denuncia alle autorità competenti ogni attività di ricerca scientifica condot- ta nell’ambito sportivo che non rispetti le norme internazionali e quelle dettate dal codice deontologico.
Info: gori.niccolo@gmail.com
Per “aggirare” il numero chiuso per l’accesso a Medicina, potrebbe esserci una via legale. Iscrivendosi ad una Facoltà europea dove non c’è il numero chiuso e poi chiedendo al secondo anno il trasfe- rimento ad un ateneo italiano. Secondo una recentissima sentenza del Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria, infatti, se uno studente di medicina iscritto in un’u- niversità della UE decide di venire in Italia per proseguire gli studi non ha alcun ob- bligo di sottoporsi al test di ammissione previsto per iscriversi al primo anno. Tale
limite, infatti, contrasterebbe con la nor- mativa europea sulla libertà di circola- zione in quanto il test italiano è previsto per chi deve accedere al primo anno di studi e quindi senza alcuna precedente immatricolazione nella stessa disciplina e pertanto non può diventare un ostaco- lo alla scelta autonoma degli studenti di trasferirsi da una università all’altra. Ma attenzione: il Consiglio di Stato fissa an- che dei paletti. Prima di tutto gli Atenei sono tenuti a controllare il curriculum degli studi e il livello formativo dei “tra-
sferendi” e in ogni caso resta il limite del numero chiuso e quindi dei posti limita- ti che fa dire ai giudici che un’ipotetica “migrazione di massa” di studenti, prima in uscita (verso l’estero) e poi in entrata (di ritorno in Italia), è da escludersi. Infat- ti, per ciascun anno accademico, le uni- versità devono stabilire il limite massimo dei posti disponibili sulla base della loro concreta potenzialità formativa. Pertan- to ogni eventuale “ingresso” dall’estero sarebbe condizionato all’esistenza di tale disponibilità.
Toscana Medica 3|2015
Carta di Firenze su Deontologia Medica e Sport
Si può “aggirare” il numero chiuso?


































































































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