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RICORDO
Il mio ricordo dell’amico Mario Barresi
Mario era un uomo di intelligenza arguta e acuta, un profondo conoscitore degli uomini, una persona di assoluta onestà intellettuale. Ma, fondamentalmente, era generoso e buono. Ricordo anche un carattere spigoloso, ma chi possiede una forte personalità ha sempre un carattere deciso. Tuttavia Mario era sempre pronto alla discussione e tante ne ricordo lunghe e animate quando dovevamo insieme organizzare qualche iniziativa politica o professionale. Mario ha fatto molto per i medici, italiani e toscani, durante la sua lunga militanza sindacale e ordinistica. E per questo merita un posto nella nostra memoria. Questo ricordo affettuoso gli è dovuto, ma per me ciò che importa davvero è la perdita di un vero e sincero amico, che mi è stato sempre vicino anche nei momenti più difficili. Mario era nato in Sicilia in una cittadina vicino a Catania e alla sua terra era sempre rimasto legato da un affetto profondo, quasi visce- rale, un amore che lo riportava spesso nella sua terra d’origine di cui parlava continuamente
e talora per questo lo prendevamo un po’ in giro,quando ci si trovava a cena; infatti era un commensale perfetto, un intrattenitore piacevole, insomma era una persona cui non si poteva non voler bene; si era laureato a Catania e subito dopo era giunto a Firenze dove aveva prestato servizio per un lungo periodo di tempo quale medico nell’arma dei carabinieri e iniziato l’attività di fisiatra come specialista ambulatoriale interno. Presto si era dedicato al sindacalismo medico e alla difesa della categoria, percorrendo tutta la strada all’interno del suo sindacato fino a ricoprire importanti cariche nazionali. Era stato eletto consigliere dell’Ordine di Firenze nel lontano 1984 e ne era divenuto prima segretario e poi vicepresidente. Era stato eletto dalla Assemblea del Consiglio Sanitario Regionale nell’Ufficio di Presidenza ed ha ricoperto questo ruolo dall’istituzione del CSR nel 1999 fino ad oggi, offrendo sempre un importante contributo ai lavori dei gruppi specifici e alle commissioni, alcune delle quali aveva presieduto Con la sua improvvisa scomparsa perdiamo una forte figura di riferimento nel mondo medico ma più che altro piangiamo la scomparsa di un uomo intelligente e buono, un amico vero.
Antonio Panti
RICORDO
L’anticonformismo di Elga Dell’Agata
Elga ci ha recentemente lasciato, ed essendo uno dei suoi più vecchi amici, non posso esi- mermi dal portare su queste pagine un suo pur breve ricordo.
Nata e maturata nel quartiere fiorentino di San Frediano, come una vera e propria “ragazza di San Frediano” non poteva che andare subito contro corrente. In un periodo in cui le donne medico si contavano sulle dita di una sola mano riuscì, affrontando innumerevoli difficoltà, a laurearsi presso la nostra facoltà medica nel 1954, e, come la quasi totalità di noi dovevano fare in quegli anni, iniziò la sua attività come medico di famiglia. Ed è ancora vivo in molti vecchi fiorentini il ricordo di “quella pazza” che correva in “Lambretta” in giù e in su per la città per andare a visitare i suoi pazienti. Ma che razza di donna era per osare non solo di fare il medico, ma addirittura di andare in giro in Lambretta, entrambe attività giudicate a quel tempo poco ma poco consone per una donna...
Ma l’anticonformismo di Elga non finì qui, ed osò addirittura, continuando a fare il medico di famiglia, iscriversi alla scuola di specializzazione in ostetricia e ginecologia, allora rigorosamente riservata agli uomini. E per farla breve, testarda com’era, nel novembre dell’anno di grazia 1959, riuscì a divenire quella che sembra essere stata la prima donna specializzata in ostetricia e ginecologia all’Università di Firenze. Da allora, insieme col marito Giosuè Mursia, anch’egli ostetrico e ginecologo, hanno iniziato una pluriennale collaborazione che ha consentito loro di dare alla luce centinaia e centinaia, forse migliaia, di piccoli fiorentini, incluse le due figlie del sottoscritto, pur continuando sempre a dedicarsi con grande dedizione a molteplici attività di volontariato e di beneficienza per portare aiuto a chiunque ne avesse biso- gno, in Italia ed all’estero. E pur impegnatissima nel suo lavoro e nel volontariato ha saputo pure trovare il tempo per dedicarsi con successo alle sue attività artistiche preferite: il disegno e la narrativa
Mi fermo qui per dirvi solo che se quel Paradiso, nella cui esistenza la sua forte religiosità la portava a credere, esiste veramente, Elga lo ha pienamente meritato. Ma per un agnostico come me, a parte l’esistenza o meno del Paradiso, Elga ha senza alcuna ombra di dubbio meritato il ricordo affettuoso delle migliaia di colleghe, che, sulla strada aperta anche da lei, costituiscono oggi la parte più consistente della famiglia medica.
Giorgio Spagnolo
Toscana Medica 9|2015

