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42 NRIOCTOIRZDIAORIO - a cura di Bruno Rimoldi
RICORDO
Carmine Santomaggio, un medico che ascoltava
Carmine Santomaggio era un bravo medico, una persona gentile, un collega prezioso, un amico fraterno.
Aveva iniziato la sua storia professionale come uno pneumologo con un interesse forte per l’oncologia e, nel tempo, era diventato un oncologo con particolari competenze in pneumologia.
Di lui ricordo oltre la preparazione medica, la grande disponibilità all’ascolto e, soprattutto, la ricerca costante del coinvolgimento di specialisti diversi nella discussione di ogni singolo caso clinico.
Di lui i pazienti ricordano non solo la grande umanità, ma soprattutto la percezione che ognuno di loro non era un caso, ma una persona di cui ricordare non solo la malattia, ma anche il viso, il carat- tere, i problemi, le emozioni.
Carmine se ne è andato lavorando, rifiutando l’idea che la sua malattia lo dovesse obbligare a tirare i remi in barca, a pensare ad altro. Con questa forza ha passato gli ultimi anni svolgendo alternativa- mente il ruolo di medico e di paziente, programmando i suoi giorni con passione e ironia.
Con la stessa passione e onestà ha sposato la sua compagna, la sera prima di morire.
Gianni Amunni
RICORDO
Giancarlo Berni primario a Santa Maria Nuova
Nel 1972, quando avevo l’incari- co della direzione sanitaria del Meyer, ho conosciuto Giancarlo Berni che fre- quentava la scuola di specializzazio- ne di pediatria diretta dal professore Francesco Ragazzini e nella quale tenevo le lezioni di legislazione sanitaria. Ricordo che alla discussione della tesi presentò una dotta dissertazione sui farmaci anti- biotici. In quella circostanza il professore Giorgio Bartolozzi mi disse testualmente “È un medico eccellente, a Firenze si par- lerà di lui”.
Dieci anni dopo nel 1982, quando ero direttore sanitario di Santa Maria Nuova, entrò nell’organico medico in qualità di primario dell’Uni- tà operativa di medicina, che era stata diretta dal professore Paolo Cappel- li. Insieme, come aiuto, venne anche Alfonso Lagi, che nel 1987, quando la- sciò Santa Maria Nuova per dirigere il Dipartimento di Emergenza a Careggi, subentrò a lui nel primariato.
Per onorare la sua memoria e il nostro rapporto di amicizia, posso testimoniare sull’impegno che in questi cinque anni abbiamo profuso entrambi per accrescere l’efficienza del secolare ospedale fiorenti- no e migliorare le sue prestazioni di cura e assistenza.
Quando nel 1970 iniziai l’incarico del- la direzione sanitaria, il pronto soccorso di Santa Maria Nuova era attestato in due locali, cui si accedeva direttamente dal corridoio d’ingresso. Nei pressi, ma sen- za continuità ambientale, era localizzata
l’astanteria che disponeva di dieci letti. L’organico dei chirurghi e dei medici ad- detti era “autonomo” perché non faceva parte delle rispettive strutture divisionali, ma dipendeva dal direttore sanitario per gli aspetti organizzativi.
Il riordino strutturale e funzionale del servizio di soccorso e accettazione fu at- tuato progressivamente in due fasi ope- rative, che risulteranno propedeutiche tra loro.
La prima fase si è sviluppata nel se- condo quinquennio degli anni ’70. Dal punto di vista organizzativo fu superata l’anacronistica autonomia di questo ser- vizio, la cui impostazione concettuale si può far risalire al Regolamento ospeda- liero approvato da Pietro Leopoldo nel 1783. I due organici furono integrati con quelli delle rispettive Unità operative di chirurgia e di medicina. Contestualmente furono messi in atto interventi di adegua- mento delle strutture e degli impianti, nonché il rinnovo delle apparecchiature e degli arredi. Venne rinnovato a fondo il reparto di rianimazione diretto da Piero Alfonsi; furono allestite tre sale per l’e- mergenza con due letti di terapia inten- siva; fu aperto un reparto di accettazione con venti letti per l’osservazione clinica. Questo era l’assetto dei servizi di soccor- so in emergenza che ha trovato Giancarlo Berni nel 1982 quando ha ricoperto il suo primo incarico di primario.
La seconda fase di riordino si è svi- luppata nel corso degli anni ’80. Dopo l’avvento delle Unità sanitarie gli “Stabi-
limenti riuniti” dell’Arcispedale furono scorporati e Santa Maria Nuova assunse la configurazione istituzionale di “pre- sidio ospedaliero” della USL centrale di Firenze.
In base ad un progetto-guida elabo- rato dalla direzione sanitaria nel gennaio 1978 e utilizzando al meglio le risorse erogate dalla Regione, fu possibile realiz- zare il risanamento dei reparti di degenza e l’ammodernamento dei servizi sanitari. In questo periodo furono introdotte inno- vative iniziative di organizzazione ospe- daliera: il servizio psichiatrico diretto da Graziella Magherini; il day-hospital istitu- zionalizzato; l’avvio propedeutico del di- partimento di emergenza e accettazione.
Il “DEA” costituito sotto la sua guida a Santa Maria Nuova, in base alla legge regionale 70/1984, è stato il primo impe- gno che Giancarlo Berni ha intrapreso in questo settore.
L’ospedale si è avvalso del suo auto- revole apporto. Tutti coloro che nel quin- quennio 1982-87 sono ricorsi al “pronto soccorso” di Santa Maria Nuova si sono avvalsi della sua scienza medica.
In anteprima nel più antico ospeda- le di Firenze ha sperimentato e messo in pratica la sua nuova concezione della me- dicina d’urgenza.
Con il lavoro svolto per lunghi anni alla direzione del dipartimento di emergenza di Careggi ha contribuito ad elevare la cultura medica di Firenze, onorando co- me altri eletti la sua città.
Sandro Boccadoro
ToscanaMedica11|2016 S O M M A R I O


































































































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