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EDITORIALE 5
ANTONIO PANTI
Perché si fanno le riforme
Quando si interviene drasticamente su un’organizzazione significa che qualcosa di importante è cambiato. Nel servizio sanita- rio la domanda si trasforma per l’invecchia- mento della popolazione e per molti altri motivi, mentre il finanziamento diminuisce anche per la minore propensione dei sistemi politici a farsi carico dei valori della solidarie- tà e dell’uguaglianza propri del secolo pas- sato, infine l’offerta di prestazioni muta ra- dicalmente per il travolgente sviluppo delle conoscenze e della tecnologia. Così anche la nostra Regione deve cambiare l’organizza- zione della sanità per mantenerne le finalità di fronte alla diminuzione del finanziamen- to, alla pressione di una domanda diversa e alle continue, costosissime innovazioni.
Le vecchie mutue furono travolte dagli enormi debiti e dall’avanzare di nuovi e più incisivi diritti. Negli anni settanta gli ospedali si trasformarono da opere di beneficenza a enti regionali, nacque poi il servizio sanitario per rispondere alla richiesta di universalità e di uguaglianza, in seguito fu necessario, con successive leggi, introdurre nella sanità il concetto di impresa produttiva, fondan- done il funzionamento sull’appropriatezza e definendo i LEA quali “prestazioni scien- tificamente validate”. L’organizzazione del sistema cambiò drasticamente negli anni novanta ma non tanto da resistere all’urto delle novità e senza adeguarsi ai moderni strumenti, quale la digitalizzazione sempre rimasta a metà del guado.
La Regione Toscana ha deciso, come la Lombardia, di procedere a una importante riorganizzazione riducendo il numero delle Aziende. Un primo apprezzabile passo che, purtroppo, a causa dell’antiquata e corpo- rativa legislazione nazionale non ha potu- to essere completata con l’unificazione in un’unica azienda delle ASL territoriali con quelle ospedaliero-universitarie.
La proposta toscana riguarda altre rile- vanti decisioni inerenti la funzionalità del territorio e il governo clinico, nonché il ten- tativo, per ora assai flebile, di fondare il si- stema delle cure sul percorso del paziente,
valutato non solo dal punto di vista clinico ma anche della sostenibilità. Ma questa leg- ge rischia di restare solo organizzativa e ciò non basta.
Infatti, dal punto di vista della gestione del servizio, si dovrebbero porre traguardi più moderni e ambiziosi. Si dovrebbe far funzionare l’ospedale sette giorni su sette, le AFT per le 16 ore previste dalla legge Bal- duzzi, modellare tutta l’organizzazione sul fatto che la produttività dei servizi medici è solo parzialmente dipendente dalla tecno- logia; in realtà il medico deve avere tempo a disposizione per il paziente, se la relazio- ne ha ancora un senso. La produzione della sanità implica una produttività fondata sul tempo disponibile per la correttezza e com- pletezza delle prestazioni. Ma tutto ciò non basta per una reale innovazione.
In realtà ancora gli esiti delle cure me- diche non sono così conosciuti da fondarvi sopra un’efficace assegnazione delle risorse. Tra l’incremento della domanda di presta- zioni e il minor finanziamento, ciò che mette veramente in crisi qualsiasi tipo di assistenza pubblica o privata è l’aumento esponenziale dei costi dell’innovazione.
Allora i risultati delle cure sono essenziali altrimenti non sapremo mai come allocare le risorse in modo da renderle produttive per la salute dei cittadini. I costi incrementali ri- guardano essenzialmente farmaci e dispo- sitivi, ma i risultati dipendono dall’organiz- zazione, dal coinvolgimento dei professio- nisti, dalla formazione, dalla relazione con i pazienti, dalla capacità politica di rinnovare un patto con la cittadinanza sui limiti della medicina.
Una vera riforma non può che fondarsi sulla valutazione degli esiti e questa dipende infine dalla capacità dei medici di risponde- re dei propri atti rivendicando una concreta autonomia. Difficile è far capire ai cittadini e agli amministratori come si sta evolvendo la medicina, tentare è però essenziale per ga- rantire in futuro la professione e la salute.
TM
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