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56 LETTERE AL DIRETTORE
BERNARDO PAVOLINI
Chi paga i danni morali dei medici?
Scrivo queste note iniziando con un ringra- ziamento al Dr. Panti, sempre a me vicino nel corso di questa lunga vicenda, giunta all’asso- luzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, del processo che mi ha visto coinvolto riguardo agli specialist in sala operatoria ero stato accusato, insieme con alcuni dei miei aiuti, di averli utilizzati come infermieri o me- dici senza annotarli nel registro operatorio e quindi anche di falso in atto pubblico.
A fine Settembre è passato in giudicato, cioè non vi è stato ricorso da parte dei PM e quindi siamo stati definitivamente assolti. La vicenda ha inizio nell’Ottobre del 2007 quan- do una decina di militari una mattina blocca- rono le sale operatorie di Massa, sequestran- do registri, interrogando separatamente tutti i medici e gli infermieri, per allontanarsi solo nel pomeriggio lasciandosi dietro sgomento e timore.
Solo molto dopo, nel Luglio del 2009, i NAS mi comunicarono ufficialmente che si trattava di un’indagine della Procura nei miei confron- ti, per un non meglio precisato “Esercizio abu- sivo della professione” “in conseguenza di un esposto..del dicembre del 2008..”, come reci- ta testualmente l’ordinanza, che mi accusava di utilizzare gli specialist come infermieri.
Però dalle testimonianze dei medici e degli infermieri, veniva rilevato che gli specialist in sala collaboravano a che il chirurgo applicasse nel modo più corretto la protesi, ma questo spinse la magistratura a proseguire le indagini, sequestrando nuovamente i registri degli inter- venti eseguiti e richiamando i pazienti operati. Peraltro, come risulta dagli atti, le diverse cen- tinaia di protesi controllate sono risultate tutte avere un ottimo risultato a distanza, cosa che avrebbe dovuto meritarci un encomio! Venim- mo invece rinviati a giudizio per aver favorito l’esercizio abusivo di professione medica, non- ché per falso in atto pubblico, perché i nomi degli specialist non figuravano nei registri ope- ratori, programmati in modo da non consenti- re di aggiungerli.
I giornali a livello nazionale iniziarono a rimbalzare la notizia, insieme alle televisioni RAI, private ed alle radio. Nei giorni succes-
sivi divenne difficile recarsi in Ospedale, sen- tendosi come dei veri malfattori ed ancor più come primario dover dirigere le varie attività del reparto, dato che ci additavano come de- linquenti, processati e a breve condannati. In particolare se l’accusa di falso in atto pubblico fosse stata confermata dalla sentenza, sarem- mo stati licenziati.
Anche difficile a casa, in famiglia, dover spiegare ai figli che il babbo, da sempre con- centrato su una carriera ai loro occhi seria, aveva commesso reati tali da venir processato, con le locandine ed i giornali che lo citavano con nome, cognome, data di nascita e foto- grafie, tanto da dover loro vergognarsi a scuo- la davanti a insegnanti e compagni.
Difficile davanti a se stessi, la notte, com- prendere come comportandosi nel modo più corretto e avendo ottenuto negli anni il rispet- to di colleghi e dei pazienti, comunque rischia- vamo una condanna tale da venir rimossi dal lavoro al quale fin dall’università, avevo dedi- cato tutto il mio tempo e l’impegno, a scapito di divertimenti e di svaghi.
Dopo qualche mese dalla ASL, nella qua- le erano nel frattempo cambiati i vertici che all’inizio dei fatti avevano sempre garantito un fattivo appoggio, giunse anche una forma- le contestazione di addebito con una serie di rilievi da impallidire. Dovetti presentarmi per giustificarmi, con un avvocato come consiglia- to nella convocazione, davanti alla Direzione della Asl, giustificarmi per aver tenuto vari comportamenti negligenti ed irregolari.
Il processo, sempre seguito dai giornali, si svolse con tutta una serie di testimonianze de- gli infermieri, dei medici del reparto, dei tecni- ci informatici, del presidente della SIOT e di al- cuni importanti colleghi, nonché la mia lunga testimonianza a cercare di riportare le accuse nella realtà dei fatti. Al termine come premes- so il giudice ha assolto tutti dalle due accuse.
Riporto solo due passi relativi all’accusa di falso in atto pubblico: “Preliminarmente il tri- bunale ritiene di evidenziare che tale pretesa illecita falsificazione è risultata già dalle prime battute dell’istruttoria dibattimentale, del tut-
Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia Ospedale Nuovo Apuane, Massa Carrara
Toscana Medica 1|2016

